Recensione - PES 2018
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Arrivati ormai all'ennesimo capitolo di Pro Evolution Soccer, la direzione intrapresa da Konami è ormai molto chiara: se la concorrenza può contare su un cospicuo budget che le consente di fare incetta di licenze, il team di Yoshikatsu Ogihara punta maggiormente su tattica e varietà: da molti anni infatti PES è forse la scelta migliore per chi cerca un approccio più tattico e reale al calcio, dove più che le giocate singole contano l'intrecciarsi dei movimenti e le tattiche dei 22 uomini in campo.Ed è proprio quest'aspetto che, anche quest'anno, è stato migliorato. Già dai primi tocchi di palla ho notato che i miei compagni seguivano meglio che mai i miei movimenti, facendosi notare quando si liberano per una linea di passaggio e cercando costantemente di bucare la difesa avversaria. Giocando con squadre con linee compatte salta subito all'occhio come gli attaccanti siano sempre pronti a fare lo scatto decisivo sulla linea del fuorigioco per andare soli in porta, aspettando il nostro delizioso assist e segnalando di essere pronti anche con le braccia. Il lato negativo di ciò è che, per sottolineare maggiormente l'efficacia di queste manovre, l'IA in difesa sembra aver subìto un colpo: questi tagli riescono spesso molto facilmente anche contro squadre come la Juventus che nella realtà vantano una difesa in genere abbastanza imperforabile da queste tattiche.
Anche i portieri hanno finalmente subìto una notevole rivoluzione. In PES 2018 questi si comportano in maniera molto realistica, cambiando radicalmente il tipo di parata che effettuano in base alla situazione. Se il tiro arriva da lontano ed è alto, magari saltano e sbracciano per spedire la palla in angolo. Se è una cannonata da distanza ravvicinata, cercano di spararla via coi pugni. Tiro angolato rasoterra? Non di rado si vede anche una spaccata d'istinto per arrivarci coi piedi. Sulle prese e sulle uscite per anticipare i giocatori si può ancora migliorare, ma indubbiamente sono stati fatti passi da gigante in questo campo, aumentando la credibilità anche dell'ultimo uomo a difesa della porta.
Naturalmente gli aspetti tattici restano tuttora uno dei punti forti del titolo di Konami, con le squadre che hanno modi radicalmente differenti di giocare. Prendendo il Barcellona, per esempio, è facile puntare ad un ampio possesso di palla con frequenti passaggi ravvicinati, o tiki-taka se preferite, con imbucate velocissime e giocate da campione degli attaccanti davanti. Passando però a una squadra come l'Atletico Madrid, la diversa filosofia calcistica salta subito all'occhio: spazi stretti, linee di passaggio chiuse, un gioco maschio mirato a disintegrare le giocate avversarie non disdegnando qualche letale contropiede quando l'altra squadra si sbilancia in avanti. Similmente, usare una squadra della seconda categoria inglese cambia parecchio rispetto ad usare un team di campionissimi come il Manchester United: velocità di gioco e livelli di tecnica sono totalmente differenti, e bisogna giocare in maniera totalmente differente per compensare ai limiti. Se con la concorrenza è possibile giocare più o meno allo stesso modo con ogni squadra, in PES 2018 questo è impossibile se non alle difficoltà più basse, dove bene o male in porta ci si arriva comunque.
MX Video - PES 2018
Queste sono solo alcune delle migliorie che si notano sul campo (ci sono per esempio anche arbitri più propensi ad ammonire i giocatori, rimesse laterali più veloci e un controllo leggermente migliorato della palla negli spazi stretti), ma in generale devo dire che il feeling complessivo del gioco è migliorato rispetto all'edizione 2017. Le difese e i portieri non sono ancora al livello della concorrenza, ma sono stati fatti enormi passi avanti. Graficamente, invece, il titolo ha ancora alti e bassi: i calciatori su licenza (come quelli del Barcellona, squadra "di punta" del marketing del gioco) hanno tutte le caratteristiche facciali e fisiche giuste, rovinate però da shader, ombre ed effetti che creano anche quest'anno un effetto bizzarro, con occhi morti e movenze facciali non sempre molto convincenti nonostante le animazioni siano fluide e di buon livello. Se questo l'anno scorso era comprensibile vista l'inesperienza col nuovo motore grafico Fox Engine, quest'anno inizia ad esserlo meno.
Le modifiche elencate ed altri aggiustamenti minori cambiano il feeling generale del titolo, ma possono sembrare piccolezze o risultare impercettibili a chi non gioca regolarmente al titolo calcistico di Konami. C'è però una novità assoluta quest'anno, cioè la possibilità di giocare in cooperativa online 2 contro 2 o addirittura 3 contro 3, permettendo ad ogni partecipante di passare da un giocatore all'altro e collaborare per creare azioni fantastiche. L'IA d'attacco sarà anche migliorata molto quest'anno, ma nulla di meglio che avere un compagno reale con il quale coordinare le tattiche di gioco. Un'aggiunta davvero divertente sulla carta, che purtroppo non ho potuto ancora testare online perché mentre scrivo questa recensione i server di gioco sono ancora spenti; ho però testato a fondo la variante in gioco locale, che è risultata essere una splendida aggiunta. Manca ancora una storia in giocatore singolo come introdotta dalla concorrenza, ma chissà il futuro cosa ci porterà: i giapponesi sono tipicamente molto bravi nella creazione di storie a sfondo sportivo, ed una simile modalità potrebbe risultare molto interessante.
Parlando delle modalità di gioco, a parte la nuovissima componente 2v2 e 3v3 online il resto è praticamente quanto si era già trovato nell'edizione 2017. La campagna rivoluzionata dell'anno scorso, le partite rapide, la possibilità di affrontare stagioni intere nei panni di un giocatore solo o di un allenatore, le coppe singole come la Champions League e l'Europa League (di cui il titolo calcistico di Konami ha le licenze in esclusiva con tanto di inni e sigle), la cooperativa locale, le partite rapide online, le divisioni per giocare sempre contro sfidanti del proprio livello cercando di risalire le classi dalla decima alla prima. Ritorna ovviamente anche MyClub, l'alternativa di Konami al popolarissimo Ultimate Team di FIFA: anche qui si aprono pacchetti per collezionare figurine di calciatori, da usare poi per formare la squadra perfetta e affrontare squadre dell'IA o altri giocatori. E ciò che manca in licenze lo recupera con un uso meno pressante delle microtransazioni, con molta più facilità di ottenere e mantenere giocatori di alto livello, rendendolo sicuramente più leggero e godibile a chi non vuole spendere una carrellata di soldi e dozzine di ore di gioco per farsi una squadra dignitosa.
Naturalmente non manca nemmeno la localizzazione italiana sia nel testo che nell'audio, con le note voci di Sky Calcio Fabio Caressa e Luca Marchegiani a commentare quanto avviene sul campo, tra descrizioni delle azioni e discrete analisi tecniche.
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