Recensione - Dogos
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Gli appassionati di sparatutto con visuale dall'alto adorano il genere anche per la sua semplicità nella giocabilità, unita spesso a livelli difficilissimi e che richiedono una grande precisione. Insomma, quando un gameplay è testato da decenni, diventa facile offrire sfide toste perché i giocatori partono già conoscendo le basi. Nonostante ciò, ogni tanto fa piacere una novità e qui entra in gioco Dogos, uscendo dagli schemi dei classici giochi a binari e trasportandolo in un ambiente tridimensionale interamente esplorabile, con movimenti liberi a 360 gradi e missioni secondarie.E fin dai primi momenti di gioco si capisce che questo mix di nuovo e vecchio funziona benissimo. Si parte dagli elementi standard: una navicella localizzata nella parte bassa dello schermo, tanti nemici da abbattere, due tipi di armi da utilizzare coi due grilletti (una per i nemici di terra, una per quelli aerei) un'arma speciale che si carica di volta in volta... insomma, tutto normale. Però stavolta il giocatore non si muove solo sull'asse verticale o quello orizzontale e può ruotare per andare dove vuole, il tutto in livelli estremamente aperti. Ognuno dei 13 livelli del gioco offre infatti un'area open world non enorme ma comunque ricca di cose da fare e nemici da affrontare, ed anche se è possibile finire le missioni in pochi minuti, per un completamento al 100% possono tranquillamente volerci anche 15-20 minuti alzando a dismisura la longevità del titolo, che a sua volta è piuttosto alta grazie a 4 livelli di difficoltà crescenti.
MX Video - Dogos
Oltre a questo, le navicelle utilizzabili dal giocatore sono personalizzabili negli armamenti con diverse opzioni sia per le armi primarie che secondarie, che alternano velocità pura a precisione esplosiva per adeguarsi meglio allo stile di tutti. La varietà di gioco nonostante ciò non è elevatissima, complice una pressione praticamente costante sui grilletti per sparare accompagnata da pochi meccanismi extra (niente sistemi combo, di bombe o di power-up, per esempio). Ci sono in compenso i boss, che sapranno farvi sudare freddo coi loro pattern di proiettili stile bullet hell e con i loro attacchi speciali inizialmente piuttosto imprevedibili.
Tra 4 difficoltà che vanno dall'esageratamente facile al sadismo puro, varie missioni secondarie per ogni livello e diverse armi selezionabili, la longevità e la rigiocabilità di Dogos è decisamente buona anche se non all'altezza dei migliori classici visto il gameplay abbastanza semplificato. Altro problemino parziale è l'assenza della lingua italiana, ma i testi da capire sono davvero pochi e la trama è talmente poco memorabile che comprenderne ogni passaggio è abbastanza indifferente - del resto, siete qui per sparare, no?
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