Recensione - Monochroma
Il Gioco
Monochroma nasce nel 2014, frutto di una campagna Kickstarter lanciata dal team indipendente turco Nowhere Studios. L’opera prima dei Nowhere è ambientata in un passato distopico degli anni ’50 e ci racconta di due fratellini che vivono accampati nelle campagne a ridosso di una gigantesca metropoli industrializzata e in crescente espansione. I due piccoli eroi senza nome iniziano la loro avventura nel banale tentativo di far volare un aquilone in un cielo plumbeo, dove all’orizzonte si stagliano grattacieli e dirigibili in orbita costante sulla città tentacolare. Ai comandi del fratello maggiore, sulle prime battute di gioco ci troveremo a rincorrere il più piccolo e paffuto fratello che purtroppo, giunto sul tetto di un granaio con il suo aquilone al guinzaglio, cadrà rovinosamente ferendosi entrambe le gambe, finendo così incapace di camminare. Il nostro compito sarà quindi di caricarci il fratellino in spalla e portarlo in salvo, anche se sarà impossibile fare ritorno sui nostri passi perché il passaggio è ormai bloccato, per cui l’unica possibilità sarà di spingersi verso la città e cercare aiuto lì.Il titolo inizia così, mettendoci subito ai comandi del ragazzino senza alcun filmato di presentazione, né un’intro, né tantomeno un tutorial che ne illustra il sistema di controllo, composto fondamentalmente da tre tasti: uno per caricarci nostro fratello in spalla, uno per saltare e l’altro per afferrare oggetti o interagire con determinati interruttori. Il primo aspetto che colpisce di Monochroma è il comparto artistico minimalista, assolutamente degno di nota e figlio di altre produzioni di successo, come Limbo e Ico, entrambe opere cui trae chiaramente ispirazione, non solo visivamente ma anche per ciò che concerne alcune meccaniche di gameplay. Come dice il titolo stesso del gioco, Monochroma è prevalentemente in bianco e nero e mostra su schermo pochi altri colori, tra cui il rosso, per evidenziare gli elementi interattivi o particolarmente rilevanti.
MX Video - Monochroma
Il titolo è composto da enigmi ambientali di molteplice fattura: alcuni potranno essere risolti agendo sulla fisica degli oggetti, altri invece richiederanno un pizzico d’ingegno e pazienza per essere compresi e portati a termine, altri ancora pretenderanno dal giocatore un particolare tempismo e riflessi pronti pad alla mano. Alcuni enigmi proposti dal titolo sono anche piuttosto originali e richiedono al giocatore un pizzico di attenzione e di analisi dell’ambiente circostante. Per fare un esempio, in uno dei puzzle che ho particolarmente apprezzato veniva richiesto di spostare un barile infuocato da una stanza ad un'altra per accendere una miccia, passando attraverso un cortile dove pioveva a dirotto, e l’unico modo per preservare la fiamma accesa del bidone, era trascinare quest’ultimo sotto delle passerelle mobili per far si che la pioggia non spegnesse il fuoco. Per quanto diversi tra loro, tutti gli enigmi ambientali presenti nel gioco ci chiederanno di trovare un modo per far proseguire non solo il protagonista ma entrambi i bambini, cosa che potrà avvenire solo caricandoci sulle spalle il nostro fratellino invalido e impossibilitato a camminare autonomamente. Di certo trasportare il piccolo ci rallenterà, ci appesantirà e ci impedirà di raggiungere piattaforme particolarmente elevate, costringendoci a trovare una strada percorribile da entrambi. Questo ci imporrà di parcheggiare ciclicamente il nostro paffuto fratellino per avere accesso agli elementi interattivi dell’ambiente circostante, spostando barili o casse, arrampicandoci su corde o catene e agendo su interruttori che comandano meccanismi, il tutto per ricavare un percorso più agevole una volta che torneremo a caricarci di nuovo il bambino in spalla e condurre entrambi i ragazzi verso l’area successiva. A complicare le cose ci si mette la possibilità di lasciare il piccolo ferito soltanto in zone illuminate da luce elettrica, in quanto il bimbo ha paura del buio e non riusciremo a scrollarcelo di dosso se non in una zona ben illuminata.
La nostra avventura con i due piccoli eroi comincerà dalle placide campagne alle porte della città, per poi farci addentrare via via nei meandri della metropoli tentacolare dove le industrie e il progresso la fanno da padrone. La visione distopica e molto personale degli anni ’50 immaginata dai Nowhere Studios non si compone solo del timore di due bimbi sperduti verso il progresso e l’invadente industrializzazione, bensì cova anche un oscuro mistero celato dietro la rassicurante facciata di una fabbrica di robot domestici, che è in realtà coinvolta nella sparizione di bambini della stessa età dei due protagonisti. Questo mistero purtroppo diventerà ben presto un nostro problema, infatti, durante le nostre peripezie ci capiterà di trovarci nel posto sbagliato al momento sbagliato e di vedere più del dovuto. Per questo saremo braccati per quasi l’intera durata dell’avventura da un omone misterioso apparentemente indistruttibile che vuole catturarci. Inutile dire che l’unica difesa possibile sarà la fuga, in quanto nessuno dei due fratelli dispone di abilità offensive. L’avventura dei due fratelli ci condurrà inevitabilmente a sbrogliare l’intera matassa e far luce sul mistero che attanaglia la metropoli, culminando poi in un tragico finale che imporrà un sacrificio estremo.
La durata di Monochroma si attesta intorno alle 3-4 ore e si compone di 4 capitoli che intensificheranno gradualmente la difficoltà degli enigmi o richiederanno una manualità dei comandi sempre maggiore al giocatore. Interessante poi la scelta di rinunciare alla localizzazione vocale o testuale per far comunicare tra loro i personaggi, cosa che avviene mediante il solo linguaggio corporeo. Infatti, il racconto dell’intera avventura di Monochroma avviene esclusivamente attraverso i suoni ambientali e le malinconiche basi musicali.
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