Recensione - The Town of Light
Il Gioco
Renèe inizia a sentire le voci a sedici anni. I soldati della Germania nazista stanno per invadere la Polonia e gettare il mondo nel baratro della guerra, ma la ragazza ha già visto spalancarsi il suo personale abisso fatto di oblio, violenza e paura. Internata nel manicomio di Volterra, in Toscana, scopre subito che la struttura non è altro che un punto cieco del creato, dove le persone come lei vengono rinchiuse per permettere al mondo di dimenticare. La sua storia, e di riflesso le condizione dei malati mentali di quel periodo, prende forma fra le stanze abbandonate e in rovina del padiglione Charcot. Guidata dal giocatore che ne vive le vicende con visuale in prima persona, Renèe vaga ora a distanza di anni nei ricordi indotti da foto, lettere e documenti trovati nelle diverse aree del manicomio. Il nostro compito è quello di ascoltare il suo racconto e capire qual è il passo successivo. Se, per esempio, in un foglio trova la relazione del chirurgo, allora Chirurgia è il prossimo posto da visitare. In un certo senso The Town of Light è una piccola indagine atta a ricostruire una storia spezzata dal tempo.In questo frangente il lavoro di LKA è stato svolto utilizzando documentazione reale riadattata, ma non per questo meno raggelante. All’interno delle rovine del manicomio di Volterra si possono ammirare avvisi, quadri e foto d’epoca, come il divieto allo “Sputo in terra e linguaggio blasfemo” emanato da Sua Maestà, il Re d’Italia. Anche nel linguaggio utilizzato da Renèe vi sono echi di quella che era la lingua di inizio secolo, con termini come “mutacica” e la scomparsa di allitterazioni oggi d’uso comune.
MX Video - The Town of Light
Le meccaniche di gioco, come già accennato prima, sono estremamente semplici e raramente vanno oltre l’ascolto e l’osservazione, con tanto di aiuti nel caso non si sia colto l’indizio utile a procedere. The Town of Light di fatto non è un thriller, né tantomeno un horror game. Bisogna tornare al termine italiano, "orrore", per descrivere cosa il gioco LKA mette a schermo. L’orrore dato dall’abbandono sociale che vedeva i malati (sempre che lo fossero davvero) come Renèe entrare in un circolo vizioso fatto di abusi, diagnosi e trattamenti utili solo ad aggravare la loro condizione, così da rendere effettiva una malattia inizialmente solo supposta. Chiunque diventerebbe folle se fosse costretto a subire quello che subivano gli ospiti di strutture come quella di Volterra.
Non a caso The Town of Light è sconsigliato a persone sensibili sul tema, non tanto per la presenza di contenuti grafici di particolare impatto (solo la scena finale mi ha messo in seria difficoltà), ma per il fatto che quanto narrato si insinua nella mente dello spettatore insieme alla consapevolezza che non si tratta di un lavoro di fantasia. Non servirebbero nemmeno queste righe per farvi capire di cosa stiamo parlando: la legge Basaglia, che chiuse i manicomi, è del 1978: chiedete ai vostri genitori o ai vostri nonni cos’era la medicina psichiatrica prima di allora, e poi tornate a guardare attraverso gli occhi di Renèe.
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