Recensione - Layers of Fear (2016)
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Layers of Fear (2016) è un horror game in prima persona appartenente al genere delle avventure esplorative, che i più maliziosi chiamano "simulatori di camminata" perché dominati dalla semplice esplorazione degli ambienti ed interazione con gli oggetti; un termine sicuramente ingiusto e irrispettoso delle opere che questo genere può produrre, basti pensare a piccoli capolavori come Gone Home e PT. Due titoli non menzionati a caso, perché il modo di narrare del titolo di Bloober Team è molto simile a tali giochi. Da una parte c'è un racconto intimista: il protagonista, un pittore zoppo, alcolizzato e che ha subito vari traumi e drammi in famiglia, esplora la sua casa in stato confusionale andando a leggere ritagli di giornale, ad osservare i propri lavori, ad analizzare oggetti che ricordano il proprio passato. Dall'altra c'è il terrore, perché ciò che parte come un gioco di esplorazione e comprensione diventa presto una vera e propria spirale verso la follia.Tutto inizia infatti con la ricerca della chiave per il proprio studio, dove il protagonista sta continuando il suo capolavoro, il quadro definitivo che riscatterà tutto ciò che è andato storto negli ultimi tempi. Quindi inizialmente il tutto si riduce ad un'esplorazione totale della casa per cercare la chiave, cosa che ci porta a scoprire molti elementi del passato del pittore. Senza entrare nel campo degli spoiler, basti sapere che l'uomo ha una moglie e una figlia che non sono però presenti in casa, e man mano che scaviamo nei suoi oggetti e nel suo passato capiremo anche cos'è successo negli ultimi mesi e perché ha perso la sanità mentale e fisica.
La casa del protagonista è piena di elementi e aspetti stilistici del diciannovesimo secolo, ed è più o meno in quel periodo (o all'inzio del ventesimo) che si potrebbe porre la data del racconto, anche se non è mai specificata direttamente. Tutto è completamente esplorabile ed è anche possibile raccogliere ed esplorare con un'interfaccia a 360 gradi determinati oggetti, andando in alcuni casi a rievocare i ricordi del protagonista. Similmente è possibile trovare disegni o fotografie, anch'esse mirate alla narrazione di una situazione che ben presto si dimostra surreale.
Ben presto diventa però evidente che non si tratta solo di esplorare una semplice (seppur grande) casa, ma la follia del pittore lo porta in un percorso incredibile, impossibile, inspiegabile. Corridoi infiniti, stanze che cambiano forma mentre non sono guardate, decorazioni e quadri che assumono aspetti diversi di volta in volta, oggetti che fluttuano e altri eventi non faranno che tormentare sia il protagonista che il giocatore. Alcuni di questi sono quasi dei luoghi comuni dell'horror, altri sono trucchi che pochi videogiochi hanno tentato finora e che ricordano quanto visto in giochi come PT e The Stanley Parable, dove appunto si creano paradossi di ogni tipo con costruzioni o percorsi che non hanno alcun senso se non nel contesto della follia del protagonista.
Ed è proprio questa incertezza perenne che rende Layers of Fear (2016) un'esperienza particolare. Ci sono alcuni jumpscare (cioè i tipici spaventi improvvisi dei film dell'orrore), ma il vero terrore e disagio sono dati dall'incertezza di cosa ci aspetta. Il gioco riesce ad offrire un percorso abbastanza lineare in una casa labirintica dove tutto cambia, e non avere nessuna idea di dove si stia andando a finire è abbastanza inquietante. Il tutto grazie anche a scelte artistiche azzeccate, con quadri che prendono vita, disegni che popolano le stanze, un'oscurità predominante e citazioni a veri capolavori dell'arte dei secoli scorsi, da quadri famosissimi a libri come Il ritratto di Dorian Gray, da cui il titolo prende particolarmente spunto anche nel narcisismo del protagonista, che però per un motivo o l'altro non ha mai modo di vedere il proprio riflesso.
Il percorso di pazzia è tutto legato al quadro su cui il pittore sta lavorando, e infatti più volte ci si ritrova nello studio contenente la tela, anche se questa cambia di volta in volta come il resto della casa. Qui è poi possibile vedere anche tutti i documenti, foto e disegni trovati, utili al completamento al 100% del titolo. Il gioco dura circa 3-4 ore al primo tentativo, ma con 3 finali differenti, enigmi che cambiano ad ogni playthrough e tanti segreti e collezionabili da scoprire, c'è una discreta rigiocabilità. Infine va menzionato che Layers of Fear (2016) è in inglese per quel che riguarda i pochi dialoghi audio presenti, ma tutti i testi sono tradotti in italiano.
Amore
Paradosso
- Seppur non sia un'innovazione totale con alcuni titoli come PT e The Stanley Parable che hanno già esplorato concetti simili, i paradossi architettonici di Layers of Fear (2016) sono assolutamente affascinanti, e riescono a confondere in continuazione il giocatore. Spesso ci si ritrova in vicoli ciechi per poi girarsi e rendersi conto che dietro di noi è cambiato tutto. Altre volte si finisce in dei loop degni di MC Escher prima di trovare una via d'uscita, anche qui andando a capovolgere ogni possibile logica e fisica. E' surreale ma davvero ben fatto, e si collega bene alla pazzia del protagonista.Arte
- Da un punto di vista artistico il titolo di Bloober Team risulta davvero ben riuscito, non solo grazie a una grafica realistica e dettagliata ma soprattutto per via di una cura maniacale per i dettagli e una ricerca spasmodica dell'accuratezza storica. Tutto richiama fedelmente gli elementi dell'epoca: quadri, mobili, articoli di giornale e altri oggetti. Un sapiente utilizzo di luci e ombre e di poche ma efficaci musiche atmosferiche, rende infine il tutto un bello spettacoloaudiovisivo.Sofferenza
- Invece di puntare solo sul terrore fine a sé stesso, Layers of Fear (2016) accompagna il giocatore in un percorso di sofferenza interiore, dove il problematico protagonista è chiamato a rivivere e metabolizzare una lunga serie di drammi e traumi personali che lo hanno portato a diventare un pittore zoppo, alcolizzato e con tanti, tantissimi problemi psichici. Tra ritagli di giornale, ricordi evocati attraverso oggetti chiave e quadri che rappresentano i suoi stati d'animo, passo dopo passo di può comprendere sempre più la tragedia dell'uomo, elemento che risulta essere più spaventoso di quelli horror presenti.Paura
- Ma appunto in Layers of Fear (2016) c'è anche dell'horror "puro", infatti non mancano il terrore e gli spaventi. Ci sono occasionali jumpscare, ma molto del disagio è causato dal disorientamento e dalle atmosfere cupe tra oggetti che si muovono, stanze che si stravolgono, quadri che sembrano prendere vita, rumori fastidiosi e chissà, forse anche qualche presenza paranormale? O è tutto nella testa del folle protagonista? In ogni caso, Layers of Fear (2016) sa essere piuttosto spaventoso seppur mai eccessivamente sadico nei confronti dei giocatori, e risulta davvero d'atmosfera specie se giocato al buio e con un buon impianto audio o delle cuffie.Odio
Tecnica
- Layers of Fear (2016) presenta una produzione visiva davvero notevole, con scenari e oggetti graficamente eccezionali, effetti speciali come luci e ombre di altissima qualità e una fluidità delle animazioni e dei movimenti davvero invidiabile per una produzione relativamente piccola. Tutto questo poggia però su un'ottimizzazione abbastanza scadente, con il frame-rate che spesso e volentieri scende a livelli francamente inaccettabili e sui quali è possibile chiudere un occhio solo perché non non si tratta di un gioco d'azione e non creano quindi danni al gameplay. Anche i comandi potevano essere più comodi.Un paio di film
- Il gioco è completabile in 3-4 ore anche esplorando piuttosto bene, quanto un paio di film più o meno. C'è una discreta rigiocabilità ma resta il fatto che il 95% del gioco non cambia assolutamente da un playthrough all'altro, diventando quindi un esercizio di memoria ricompletare il tutto. Forse un po' troppo poca carne al fuoco per il prezzo a cui è venduto, ma è pur vero che è meglio avere 3-4 ore di alta qualità che una minestra riscaldata che dura il doppio.Tiriamo le somme
Layers of Fear (2016) non delude le aspettative grazie ad una narrativa interessante e originale, un'atmosfera davvero affascinante ed una grande fedeltà artistica e stilistica del look del diciannovesimo secolo, ma soprattutto grazie a folli paradossi e terrore a ogni angolo. Il titolo di Bloober Team tocca davvero tutte le note giuste nell'offrire un titolo horror memorabile, emozionante, spaventoso e profondo. Il gioco cade su ottimizzazione grafica, comandi un po' legnosi ed una durata un po' troppo bassa, ma rimane comunque una delle esperienze più atmosferiche e creative presenti oggi sulle nostre console: chi non ha paura di affrontare atmosfere inquietanti e tematiche cupe troverà un gioco davvero memorabile dall'inizio alla fine. 8.5Recensione realizzata grazie al supporto di Bloober Team e Xbox.
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