Recensione - AER: Memories of Old
Il Gioco
Nella lista di cose rilassanti e appaganti che potreste concedervi in un'ora e mezza figurano: guardare un episodio di una serie TV, fare una passeggiata all'aria aperta, rilassarvi in una spa, cucinare un dolce o magari farvi un pisolino. In realtà di cose ce ne sarebbero molte altre, ma di certo tra queste, giocare ad AER: Memories of Old sarebbe senza dubbio una scelta azzeccata. Se siete persone un po' indolenti come il sottoscritto e ogni tanto, complice la vita frenetica e i numerosi impegni, sognate di prendervi una pausa dalle videoludiche avventure più frenetiche e sgranchire le vostre povere dita, perennemente piegate ad angolo retto a pigiare i grilletti del pad per far cantare le bocche da fuoco o brandire asce e katane, vi assicuro che l'ultima fatica dei Forgotten Key sarà un toccasana.AER: Memories of Old ci racconta la storia di Auk, una giovane donna appartenente a una civiltà che vive arroccata su isole fluttuanti nel cielo. All'inizio dell'avventura Auk viene insignita del ruolo di salvatrice del suo popolo, con il compito di salvare la patria dall'oscurità che sta lentamente dilagando e che minaccia i già pochi abitanti rimasti in vita. Ai tempi degli Antichi, il mondo disgregato di Auk era unito e compatto, ma poi venne colpito dalla grande divisione, che scompose i grandi continenti in miseri satelliti fluttuanti in un oceano di nuvole, abbandonati per giunta dalle divinità che lo custodivano. La missione disperata di Auk la vedrà mettersi sulle tracce della luce degli antichi Dei, grazie alla sacra lanterna donatale nel tempio della sacerdotessa Karah. Questo oggetto mistico guiderà Auk durante tutto il suo pellegrinaggio, che compiremo volando pigramente da isolotto a isolotto. Cosa pensavate, che la giovane Auk fosse stata scelta casualmente come salvatrice? La ragazza è infatti un'esploratrice, una creatura in grado di mutare la sua forma umana in un maestoso falco e solcare i cieli a suo piacimento.
MX Video - AER: Memories of Old
Tanto per essere chiari, l'esplorazione in AER: Memories of Old porta la E maiuscola come le tre lettere che ne compongono il titolo. L'avventura della protagonista infatti, verte tutta sulla voglia del giocatore di librarsi in aria e volare verso i numerosi satelliti terreni che gravitano nell'enorme cielo gonfio di nuvole, per ricavarsi un accesso a determinati dungeon in cui misurarsi con enigmi ambientali e incontrare infine le divinità perdute raffigurate con sembianze di animali sacri o creature ancestrali. Se librarsi in aria senza meta nelle sembianze di falco è evocativo e rilassante, complice il numero di evoluzioni che potremo far compiere alla nostra Auk in forma pennuta, all'interno dei templi sotterranei AER: Memories of Old ci riporta con i piedi ben saldi a terra, rendendoci incapaci di fluttuare, richiedendoci altresì un minimo di concentrazione per la risoluzione dei puzzle ambientali necessari ad aprire vari portali o superare ostacoli e far proseguire la narrazione. Gli enigmi sono essenziali e per nulla complicati, il cui comune denominatore è l’utilizzo della lanterna di Karah, che sprigiona una luce magica capace di attivare determinati interruttori posti sul pavimento. Grazie alla luce della lanterna saremo in grado inoltre di leggere le antiche scritture incise su enormi tavole sparse qua e là per la mappa e di assistere a piccoli siparietti messi in scena dagli ectoplasmi degli antichi abitanti dei luoghi che visiteremo. Durante il pellegrinaggio di Auk ci capiterà di imbatterci innumerevoli volte in queste figure umanoidi sbiadite intente a chiacchierare, lavorare la terra o pregare gli Dei, memorie quasi del tutto svanite di ciò che un tempo era una fiera e unita popolazione.
Nonostante le premesse, la componente narrativa di AER: Memories of Old è puramente accessoria rispetto a quello che rappresenta il fulcro dell'esperienza videoludica: l'esplorazione. Non c'è infatti un vero e proprio percorso da seguire per incanalarsi sul binario della trama, il titolo offre fin dall'inizio una libera lettura della grande mappa di gioco, dando la possibilità al giocatore di esplorarla in lungo e in largo, inibendo l'accesso solo a poche e determinate aree designate al finale della storia. Nei panni (e piume) della protagonista potremo infatti avventurarci nei vari dungeon posti alle quattro estremità della rosa dei venti sulla mappa a nostro piacimento, senza seguire necessariamente un ordine prestabilito e godendoci l'evocativo level design della mappa che offre una caratterizzazione distintiva per tutte le aree che andremo a esplorare. Si parte dalle lande spoglie e soleggiate del Sud, per passare a quelle più rigogliose dei territori dell'Est, fino a imbatterci nelle innevate e burrascose zone del Nord.
L'aspetto grafico di AER: Memories of Old riporta inevitabilmente alla memoria quello di altri titoli indipendenti similari, uno tra tutti Journey, evocativo titolo in esclusiva per PlayStation 4 del team Thatgamecompany. Le fattezze della protagonista, così come quello dei paesaggi, degli isolotti fluttuanti e persino quello delle nuvole, sembrano delle sculture realizzate in modo grossolano modellando una pasta morbida e colorata. Il fascino visivo del titolo, figlio di questa tecnica artistica sottrattiva priva di dettagli rappresenta comunque uno dei suoi punti di forza e lascia ammaliati come davanti a un capolavoro lasciato incompleto dei suoi particolari. AER: Memories of Old non si può considerare un vero e proprio gioco, anche perché la sua parte ludica è davvero ridotta all’osso così come quella narrativa, entrambi aspetti del titolo lasciati volutamente sullo sfondo per enfatizzare invece l’esplorazione e il piacere della scoperta dei territori fluttuanti che popolano la grande mappa, attraverso il volo della protagonista che rappresenta un momento liberatorio e rilassante. Al contrario, se volessimo invece giudicare AER: Memories of Old come un videogioco, ne uscirebbe con le ossa rotte, vittima della sua stessa imprecisione dei controlli e della sommarietà del gameplay, unito a una brevità di circa un’ora e mezza di gioco.
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