Recensione - Hand of Fate
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Con tutta probabilità non avete mai giocato a niente di paragonabile a Hand of Fate. Alla base di tutto c'è un inquietante mazziere che vi invita a partecipare a un gioco di vita e morte, le cui partite si giocano con carte che ricordano i tarocchi. Il giocatore scopre queste carte muovendo la propria pedina sul campo da gioco e decide quindi (con la partecipazione della dea Fortuna) la propria avventura. Eventi, sacrifici, trappole, ostacoli, battaglie: può accadere tutto e il contrario di tutto, con risultati che possono variare di molto in base alle scelte fatte, come in quei libri di avventura dove il lettore viene messo davanti a dei bivi e in base a cosa sceglie dovrà girare a una determinata pagina. Ogni schema sul tavolo va risolto trovando l'uscita, tenendo però conto delle provviste di cibo, di salute, di oro e degli equipaggiamenti. Lo sciagurato giocatore incontrerà maghi sospetti, mostri temibili, trappole e insidie a ogni angolo, ma anche il favore di qualche dea o di qualche negoziante, giusto per non sentirsi sempre sfortunati. Se invece prevalgono i cattivi, si deve ripartire dall'inizio della partita con equipaggiamento e provviste azzerate, ma anche con le carte rimescolate, nella speranza che la prossima volta vada meglio.Buona parte delle carte propongono delle battaglie, nelle quali il genere del gioco si stravolge completamente e diventa un miscuglio tra un gioco di ruolo d'azione (alla Diablo, per intenderci) e un gioco di azione in terza persona, quest'ultimo prendendo spunto dal sistema di combattimenti basato sulle combo dei giochi della serie Arkham della Rocksteady. L'equipaggiamento come armatura e armi, le magie, le maledizioni e le benedizioni che avete collezionato fino al combattimento decidono metà della vostra sorte, l'altra invece è prevedibilmente nelle mani del mazziere, che sceglierà quantità e pericolosità dei nemici ma anche quale dungeon dovrete affrontare e se ci sono trappole; esistono anche dei veri e propri labirinti di trappole, senza avversari da battere. Gli avversari controllati dall'IA sfoggiano spade, balestre, magie, colpi parabili e non, con dei comodi indicatori sullo schermo che aiutano a capire in mezzo alla confusione chi sta per attaccare e se può essere bloccato o meno - in caso contrario, conviene rotolare via.
Nella modalità Storia, uno o più schemi di carte sul tavolo vi porteranno fino a 12 boss diversi di difficoltà crescente, così come aumenterà anche l'insidia degli eventi e delle battaglie minori che dovrete affrontare per arrivarci. Già arrivati a metà del percorso i combattimenti possono presentare davvero tante variabili, e ancor più complicato è battere i fatidici "mostri finali", dotati di magie e poteri inediti mirati a fermare la vostra avanzata. Ahimè, sbarazzarsi di questi cattivoni non li toglierà dai giochi visto che il percorso ai boss successivi può prevedere altri incontri con coloro che già sono stati sconfitti. Fortunatamente anche il vostro equipaggiamento e le vostre potenzialità aumentano di volta in volta, con carte che voi stessi potete inserire nel mazzo per aiutare la vostra causa, oppure affidarvi al buon senso del gioco che vi suggerirà le carte migliori da utilizzare.
Infinita, l'altra modalità di gioco, propone quanto avete visto nella storia con insidie sempre crescenti, ma invece di veder terminare la partita dopo un boss, questa procede finché il giocatore rimane in vita, con ogni schema di gioco più difficile di quello precedente. Viene alla fine assegnato un punteggio, anche se manca una classifica (ad eccezione di quella presente nell'hub di gioco di Xbox One) per compararle. Manca inoltre qualsiasi modalità online, cooperativa o multiplayer che sia, vista la natura "uno contro uno" del gioco. Il titolo salva automaticamente al termine di ogni mossa, perciò se una partita si allunga troppo la potete riprendere esattamente dove l'avete lasciata.
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