Recensione - Dying Light
di
Valentina Carparelli
P
Il Gioco
Dying Light ci vede vestire i panni di Kyle Crane, un agente del gruppo militare GRE che viene paracadutato sulla città turca di Harran, ormai preda di una vasta infezione zombie. La nostra missione consiste nel ritrovare Sulaiman, un agente rinnegato in possesso di un file in cui è descritta una possibile - ma pericolosissima perché incompleta - soluzione per debellare l’epidemia; l'incarico non è però semplice, visto che Sulaiman ha fatto perdere le proprie tracce cambiando nome e forse anche aspetto. A complicare il tutto, non appena Crane arriva con il suo paracadute sulle strade di Harran viene assalito da un gruppo di zombie che riescono a morderlo; fortunatamente viene soccorso e posto in salvo da un gruppo di sopravvissuti i quali gli spiegano che ora, per poter resistere all'infezione ed evitare di tramutarsi in zombie, dovrà assumere regolarmente uno speciale siero. Crane decide quindi di mettersi al servizio del gruppo di sopravvissuti nel ruolo di runner, membri agilissimi che corrono sui tetti per evitare gli zombie, nella speranza di poter più facilmente portare a termine la propria missione e magari trovare anche una cura definitiva per l'infezione.Tutto questo ci viene raccontato nelle prime battute del gioco che servono anche da tutorial, per farci familiarizzare con il sistema di controllo e di movimento del titolo; ci troviamo di fronte ad un survival horror open-world in prima persona con una blanda componente RPG data dalla possibilità di far crescere e potenziare il nostro personaggio tramite un sistema di punti esperienza ed alberi di abilità, il tutto unito ad un sistema di movimento stile parkour che ci permette di scalare palazzi e correre sui tetti molto più agilmente e velocemente rispetto ai classici titoli di zombie. La mappa del gioco ha dimensioni considerevoli ed è piena di zone da perlustrare ed edifici sui quali arrampicarsi; tutte le aree della città sono esplorabili sin da subito, ma è altamente sconsigliabile tentare di incamminarsi verso punti remoti della mappa solo per il gusto di scoprire cosa c’è. Ci sono infatti luoghi in cui gli zombi sono raccolti in massa e sono più feroci, per cui è bene aspettare di aver sbloccato abilità più potenti così da avere la meglio sulle orde fameliche.
Le missioni da svolgere sono tantissime e ci vengono man mano affidate dai vari personaggi incontrati nel corso della storia: in genere ci viene chiesto di spostarci da un punto all’altro della mappa per raggiungere, ad esempio, un’abitazione che andrà liberata dagli zombie e poterla tramutare in un rifugio, oppure parlare con qualche personaggio che ha informazioni importanti sull’epidemia che si è scatenata, attivare particolari trappole e così via. Insomma le cose da fare non mancano, e alle missioni principali si aggiungono quelle secondarie incontrando altri personaggi non strettamente legati alla trama che ci cercheranno aiuto. Ad esempio in una missione secondaria ci viene chiesto di recuperare dei medicinali antiepilettici da un tizio un po’ suonato che ormai vive rifugiato in un piccolo sobborgo vicino alla metro. Non attivando le quest secondarie, sulla mappa è evidenziata sempre la missione principale in corso; è possibile disattivare quest’ultima in qualsiasi momento e attivare una delle quest secondarie a disposizione.
Il gioco ricorda ad uno sguardo superficiale l'altra produzione zombesca di Techland, Dead Island, ma il gameplay e la struttura delle missioni riescono a conferire al tutto un’anima propria. Quel che lo distingue maggiormente è ovviamente la possibilità di superare qualsiasi gran parte degli ostacoli utilizzando movimenti in stile parkour, cosa che ci permette di saltare tra strutture distanti, scalare le pareti dei palazzi, arrampicarci su pali o anche cadere da grandi altezze sfruttando i mucchi di spazzatura per attutire l'impatto. All'inizio possiamo sfruttare un set base di abilità di movimento, ma procedendo nell'avventura Crane aumenterà continuamente le sue abilità riuscendo a superare gli ostacoli sempre più facilmente.
Altra caratteristica distintiva di Dying Light è il ciclo giorno/notte, che non rappresenta solamente un fattore estetico ma contribuisce a variare notevolmente il gameplay. Durante il giorno infatti è più facile combattere con gli zombie e la luce solare ci permette di cercare materiali e creare trappole, mentre di notte cambia tutto: nelle ore notturne escono dalle loro tane delle creature molto più veloci dei normali zombie, i cosiddetti Notturni, in grado di darci non poco filo da torcere. In questo caso dovremo quindi utilizzare un approccio più stealth, aiutati dalla nostra torcia e poche altre fonti di luce che infastifiscono i Notturni, per evitare gli attacchi. Alternativamente possiamo anche raggiungere un rifugio e andare a dormire in attesa del mattino, ma tenete presente che di notte si guadagna il doppio dei punti esperienza - necessari a far crescere Crane - di quelli che si ottengono normalmente durante il giorno.
Molto utile risulta essere anche lo "spirito di sopravvivenza”, una sorta di radar attivabile in qualsiasi momento che ci permette di individuare gli oggetti da raccogliere attorno a noi oltre che a visualizzare la posizione del nostro obiettivo attuale. Raccogliere oggetti rappresenta una componente molto importante del gioco; alcuni di questi possono essere trovati facilmente nell'ambiente o perquisendo i cadaveri, mentre altri si possono recuperare dai Fornitori che ce li offriranno gratuitamente ogni giorno. E’ inoltre possibile vendere, scambiare o comprare materiale dai negozianti con il denaro acquisito compiendo le missioni. Mentre alcuni degli oggetti trovati possono essere utilizzati come armi - bastoni, tubi, coltelli e così via - altri servono come componenti per il sistema di crafting del gioco, per realizzare i progetti che troveremo in giro e che richiederanno componenti specifici. Ad esempio per costruire un grimaldello servono due pezzi di metallo: una volta trovati i pezzi, si accede al menu dei progetti e si crea l’oggetto in questione. All’inizio abbiamo a disposizione pochi progetti, ma andando avanti e acquisendo esperienza se ne sbloccheranno molti altri. Tra tutti, un oggetto che non deve mai mancare è il kit di soccorso, che si costruisce con l’alcool e la garza ed è necessario per recuperare salute persa durante i combattimenti.
Anche la maggior parte delle armi va costruita con materiale improvvisato, dato che munizioni e bocche da fuoco sono estremamemnte rare ad Harran ed in gran parte già trovate dagli altri superstiti: possiamo così costruire armi da lancio come granate con lattine ed esplosivi, shuriken, molotov e razzi, mentre le armi trovate come semplici tubi di acciaio, martelli, mazze, manganelli, possono essere potenziate con vari componenti per incrementarne danni, durevolezza o maneggevolezza. Tutte le armi si usurano con l'utilizzo, e quando sono troppo consumate sta a noi decidere se utilizzare componenti per ripararle oppure distruggerle per ricavare materiale da riciclare nella costruzione di altri oggetti. Anche se rare, inoltre, potremo entrare in possesso anche di armi come pistole, fucili d'assalto e doppiette, utili non tanto contro gli zombi quanto contro i predatori, dei sopravvissuti che cercheranno più volte di ucciderci per entrare in possesso delle nostre cose o per conquistare un nostro rifugio.
Per quanto riguarda invece la crescita del personaggio, il gioco ci propone tre alberi di abilità per Sopravvivenza, Agilità e Forza, che ci permettono di acquisire nuove ed importanti abilità: potremo ad esempio sbloccare abilità per vedere al buio per una ventina di secondi, per usare i cadaveri per mimetizzarci e nasconderci dagli infetti, attivare l'uso di un rampino per raggiungere luoghi ancora più alti oppure accedere ad abilità di combattimento come la schivata, saltare sui nemici o prenderli a gomitate mentre facciamo acrobazie e così via.
L’intera campagna del gioco è completabile sulle 12-15 ore se ci si limita unicamente alle missioni principali, una durata che può anche raddoppiare a seconda di quanto ci si dedichi alle attività secondarie. Il tutto può essere portato avanti sia in modalità single player che in cooperativa online con un massimo di altri tre giocatori, purché abbiano tutti almeno superato la parte tutorial; in ogni momento è possibile decidere se si desidera far entrare nella propria partita solo gli amici o anche altri giocatori, oppure se disattivare completamente tale possibilità. Qualora si fossero impostate le opzioni per le partite online, in qualsiasi momento della campagna potremmo trovarci al fianco di altri giocatori che ci aiuteranno nelle missioni sia principali che secondarie; se invece vogliamo entrare noi nelle partite di altri potremo avviare il matchmaking dai vari rifugi presenti sulla mappa. Quando staremo insieme agli altri, il gioco ci avviserà anche della possibilità di svolgere delle particolari sfide a squadre al di fuori della campagna.
Presente anche un'ulteriore modalità scaricabile a 5 giocatori, precedentemente a pagamento ma poi resa gratuita, denominata Come uno Zombi (anche nota come Be the Zombie): questa si gioca esclusivamente durante le ore notturne e vede un giocatore vestire i panni dello zombie mentre gli altri saranno gli umani che devono difendersi dalla creatura. Anche in questo caso si ha a disposizione un albero delle abilità per potenziare la creatura.
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