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Recensione - Wolfenstein: The New OrderXbox One Xbox 360Game

A distanza di poco meno di cinque anni dall’ultimo capitolo, ritorna sugli scaffali dei negozi fisici e digitali una delle serie che ha fatto la storia dei videogiochi, insieme al suo celebre protagonista William Joseph “B.J.” Blazkowicz. Questa volta il titolo, sviluppato dai ragazzi di Machine Games per Bethesda Softworks, ci porta in un mondo alternativo dove l’incubo nazista è ancora vivo: ovviamente sarà compito di Blazkowicz porvi fine. Scopriamo cos’ha da offrirci Wolfenstein: The New Order.

Il Gioco

16 luglio 1946. I nazisti stanno avendo la meglio vicino le coste tedesche del Mar Baltico, sia a terra che nei cieli, dove William “B.J.” Blazkowicz si trova insieme al pilota Fergus Reid e la giovane recluta Probst Wyatt: in qualche modo, infatti, il nemico è riuscito ad appropriarsi di una tecnologia superiore che gli permette di vincere con agilità su tutti i fronti, e così i nostri eroi fanno la fine di tutti gli altri alleati, precipitando a terra ma riuscendo a salvarsi. Purtroppo per loro vengono catturati da Wilhelm "Deathshead" Strasse e condotti in un laboratorio per la sperimentazione su cavie umane: qui Blazkowicz è chiamato a compiere una scelta per assecondare la vena sadica e malata di Deathshead, riuscendo però poi a scappare. A seguito di una fuga rovinosa e fin troppo esplosiva, Blazkowicz si ritrova con una scheggia conficcata nel cervello che per ben 16 anni lo terrà costretto su una sedia a rotelle, incapace di pensare e muoversi come in uno stato vegetativo, rinchiuso in un manicomio situato in Polonia. Tutto cambia il giorno in cui, nel 1960, il nostro eroe riesce a recuperare tutte le sue facoltà e a tornare in azione, pronto a combattere nuovamente gli spietati nazisti che, nel frattempo, hanno vinto la guerra e soggiogato il mondo.

Il lungo prologo, che copre circa 2 capitoli della storia, serve a far ambientare il giocatore e a prendere confidenza con il gameplay, tipico di quegli FPS appartenenti alla vecchia scuola e in cui si può scegliere di affrontare le situazioni in maniera tattica oppure demolitiva. È qui che entra in gioco l’albero delle abilità, suddiviso in quattro categorie dette “Talenti”: Furtività, Tattica, Assalto e Demolizione. Ognuna di queste ramificazioni contiene fino ad 8 potenziamenti che vengono sbloccati permanentemente una volta soddisfatti determinati requisiti, come ad esempio effettuare 80 uccisioni con fucili d’assalto dietro un riparo o uccidere furtivamente 5 Comandanti, ovvero coloro che guidano e richiamano le truppe e che quindi devono essere preferibilmente fatti fuori il prima possibile. Chi vorrà svolgere il gioco in un determinato modo farà meglio a sviluppare i relativi talenti: Furtività per chi vuole evitare il più possibile scontri diretti; Tattica per chi vuole mediare l’azione alla strategia, ad esempio facendo fuoco solo stando in copertura; Assalto per chi è un aficionado della doppia arma, delle mitragliatrici fisse e di tutte le altre armi più moderne e infine Demolizione per chi sceglie principalmente granate e lanciarazzi per eliminare soldati e truppe. Fondamentale anche la scelta che dovrà essere fatta al termine del secondo capitolo e che vi costringerà a rigiocare la campagna una seconda volta per vedere cos’è cambiato nella storia e quali sono i personaggi e percorsi alternativi presenti: infatti, a seconda di cosa decideremo, potremo accedere a potenziamenti corazza ed essere capaci di scassinare le serrature, oppure sbloccare potenziamenti salute e avere l’abilità di manomettere i circuiti.

L’esperienza offerta da Wolfenstein: The New Order è completabile in circa 15 ore, durata che aumenta o diminuisce a seconda se si vogliano o meno esplorare i 16 livelli in cerca di collezionabili e in base alla difficoltà selezionata, sempre modificabile all’interno dei menu opzionali, che varia da “Posso giocare, papà?” a “Fatevi sotto” che rappresenta quella normale, fino ad arrivare a “Über”, che corrisponde a Folle. Nel corso delle scampagnate di Blazkowicz potremo raccogliere dei codici “Enigmi”, ognuno composto da 18 pezzi, che se risolti nel menu “Extra” danno accesso ad altre quattro modalità bonus: 999, Uomo d’Acciaio, Hardcore e Passeggiata, quest’ultima probabilmente utile a fare un tour dei livelli senza che i nemici si accorgano della nostra presenza. Wolfenstein: The New Order è composto esclusivamente da una campagna single-player, rigiocabile per intero o per singoli capitoli, e gira nella versione Xbox One a 1080p e 60fps.

Amore

La storia dall’opposto finale

- Il tema della Seconda Guerra Mondiale è stato da sempre abusato nei videogiochi e non solo, ma in questo caso lo scenario è l’opposto di ciò che è avvenuto nella realtà, ovvero la vittoria del nazismo, ed è questo che rende unica la trama di Wolfenstein: The New Order. Gli sviluppatori hanno saputo ben sfruttare questo gigantesco plot twist per mettere in scena alcuni momenti toccanti e altri particolarmente tristi, con riferimenti più o meno velati a luoghi veramente esisti e fatti davvero accaduti.

Quando ti innamori dei personaggi

- Questo è uno dei pochi casi in cui sono rimasto folgorato dal protagonista, William Blazkowicz, e dalla sua partner, Anya Oliwa , non tanto per i loro distinti caratteri quanto per il loro rapporto sentimentale costruitosi lentamente in tempi di guerra e terrore, oppressi dal nazismo e isolati dal resto del mondo, ad insegnare come hanno fatto tanti altri film che dal sangue che è stato versato può nascere una bella storia d’amore: ad aiutarci a comprendere i pensieri di Anya ci sono anche delle registrazioni audio sul suo passato che verranno condivise ad un certo punto della campagna. Ai due protagonisti, più in là, si aggiunge anche un altro personaggio degno di nota e profondamente legato alla tecnologia sfruttata dai nazisti, che qui non vi svelerò per non anticiparvi nulla.

Scelte e approcci differenti

- Il gioco offre la possibilità di affrontare i livelli con lo stile che più si preferisce o che si pensi sia adatto alla situazione: l’approccio furtivo è consigliato in tutti quei casi sia necessario eliminare i Comandanti, mentre quello distruttivo è praticamente d’obbligo quando si è di fronte a truppe numerose o droni e avversari robotici. In diversi livelli ho deciso di riavviare i checkpoint per vedere come potesse cambiare lo scenario e il risultato finale, e vi assicuro che in alcuni casi sarà fondamentale compiere la scelta giusta, specialmente se giocherete alle difficoltà più alte.

Vecchia scuola

- Wolfenstein: The New Order fa parte di quella categoria di shooter appartenenti alla “old school”, la vecchia scuola. Ciò significa che nel corso dell’avventura il gameplay è per lo più di stampo tradizionale, con armi classiche ad una o doppia mano, coperture, collezionabili e oggetti recuperabili per migliorare il proprio stato di salute, come medi-packs e corazze. L’unica novità che devia da questa soluzione è il Laserkraftwerk (LKW), un’arma laser ricaricabile tramite energia elettrica che sembra essere uscita dall’universo di Portal, in grado di tagliare le recinzioni e di smantellare in pochi colpi robot e soldati corazzati.

Odio

Una partenza da dimenticare

- Una volta avviato il titolo e giocato il lungo prologo, diviso comunque in due distinti capitoli, confesso di aver più volte storto il naso ed essere rimasto deluso da praticamente tutto: gameplay, struttura dei livelli, grafica, storia. Sembrava un’anonima copia di Battlefield o COD arricchita da elementi stealth destinata ad essere catalogata insieme ab tanti altri giochi mediocri. E invece, superato un certo momento che cambierà le sorti del protagonista, tutto acquista un altro sapore e si avverte il balzo fatto in termini di sceneggiatura e di meccaniche di gioco. Bisogna quindi sorvolare sulla prima cattiva impressione e aspettare che il gioco inizi a carburare, come una vecchia auto a diesel.

E ora che faccio?

- Mi è capitato in più di un’occasione di non capire cosa bisognasse fare per proseguire nei livelli: nulla che non fosse risolvibile in una manciata di minuti, intendiamoci, ma abbastanza frustrante e irritante quando il gioco spreca schermate su schermate per introdurre armi e potenziamenti e poi non concede nemmeno un indizio su come superare certi ostacoli. Decisamente in contrasto con lo stile lineare adottato per il level design.

50GB di grafica middle-gen

- È abbastanza sorprendente che un titolo come Wolfenstein: The New Order occupi più di 50GB di spazio sull’hard disk, tra installazione e patch: il comparto tecnico si pone a metà tra la vecchia generazione e quella nuova, e i momenti in cui si rimane di stucco per il paesaggio che si pone davanti ai nostri occhi si contano sulle dita di una mano, anche per colpa dei livelli fin troppo chiusi. Forse tutto questo peso è riconducibile alle variabili in gioco, principalmente dipese dalla scelta che si compie all’inizio della campagna, ma è indubbio che il team non abbia svolto un buon lavoro di ottimizzazione. Insomma, è sconsigliabile scaricarlo in forma digitale, soprattutto per chi non ha connessioni superveloci.

Potenziale sprecato

- Nel corso delle varie missioni non ho potuto far altro che pensare a quanto potenziale sia stato sprecato nel corso dello sviluppo pur di rimanere fissi e stabili su dei binari lineari, rischiando di scadere nella ripetitività. Machine Games e Bethesda potevano tentare di avvicinarsi al modello proposto dal franchise Bioshock, senza ereditarne la parte RPG: concentrarsi di più sulla trama e i personaggi, che sono davvero affascinanti, e offrire momenti esplorativi attraverso missioni secondarie o momenti di pausa, magari all’aperto e sotto copertura nelle città visitate nel corso della storia, per approfondire il background e spezzare il ritmo.

Tiriamo le somme

Wolfenstein: The New Order è un valido sparatutto in prima persona che ben concilia le tradizionali meccaniche del genere con qualche piccola novità derivata dai tempi più recenti, oltre ad offrire al giocatore la possibilità di approcciare i livelli nel modo che più preferisce. Tuttavia, il gioco necessita di tempo per carburare e offrire il meglio, rischiando di annoiare nelle sue prime ore. Wolfenstein: The New Order avrebbe certamente beneficiato di una trama più approfondita e di fasi esplorative più d'atmosfera, all’infuori delle missioni principali.
8.0

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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