Recensione - State of Decay
Il Gioco
Per i cinesi è l’anno del Serpente, per i giocatori dello zombi. Tra film, serie tv, fumetti e videogiochi il genere è decisamente in salute. A supporto di tali affermazioni arriva il team di Undead Labs con un Live Arcade in esclusiva per Xbox 360 dal titolo tanto evocativo quanto veritiero: State of Decay. Senza tanti giri di parole, tutorial e menate varie il gioco prende il via mettendo nelle mani del giocatore un bastone e urlando: “Spaccagli la testa!”. La scena si apre quindi sulle rive di un placido lago tipico dei teen-movie ambientati in South Dakota. Più per istinto da gamer che per indicazione vien da premere X, sfoderando un colpo ascendente sul cranio del nemico che sta cercando di pasteggiare con il nostro compagno di viaggio. Recuperata la calma, i due raggiungono un edificio in cui si sono radunate altre persone sopravvissute a questa follia collettiva. Potrei andare avanti ancora a lungo nel descrivere i passaggi che portano il nostro personaggio in contatto con altri superstiti dell’apocalisse, e di come tutti insieme si attrezzino per tirare a campare. Il fatto è che State of Decay se ne frega dei convenevoli, delle spiegazioni. Dopo nemmeno dieci minuti di gioco, durante una comunicazione radio i due interlocutori arrivano al punto della questione: ci sono gli zombi, ci vogliono mangiare, evitiamo di accontentarli. Da quel momento si ha tutto il tempo per comprendere e apprezzare la vera anima di un gioco che fa della precarietà le sue fondamenta. Ed è bene.Come dicevamo prima: ci sono gli zombi. Il modo migliore per non finire nel menu è quello di trovare un luogo sicuro, renderlo ancora più sicuro e imbottirlo di beni necessari alla sopravvivenza. Nello specifico una chiesa è la prima casa sicura scelta per noi, anche se proseguendo con il gioco è possibile spostarsi in ambienti più grandi o più piccoli, a seconda di quando sia ben messa la nostra comunità. I beni sono cibo, medicinali, munizioni, materiali e benzina. Tutti beni di prima necessità, quando i morti camminano per strada. Una volta comprese le richieste base del gioco, si entra nel vivo dell’azione: il giocatore avrà il semplice (si fa per dire) compito di esplorare l’ambiente circostante e racimolare una discreta scorta di quanto elencato prima. Per farlo è necessario infilarsi nelle case, frugare in cucina, nei bagni, nei cassettoni vicini ai letti abbandonati e sporchi di sangue. Anche i negozi come mini-market, officine, rivendite di armi, uffici postali e via dicendo sono accessibili ed essenziali. Durante la raccolta è necessario prestare la dovuta attenzione nel non farsi vedere dai vicini, perché negli ultimi tempi hanno sviluppato strane tendenze culinarie. Un ottimo modo è quello di andare in giro cercando di fare meno rumore possibile: difendersi dall’attacco di uno zombi sparando senza silenziatore equivale a dire: “È qui la festa!”. E gli invitati sono maledettamente puntuali.
Inutile specificare che il gioco richiede e offre una certa coerenza: andare alla ricerca di cibo in una clinica veterinaria è cosa poco saggia. Durante la ricerca, oltre ai pacchi di beni primari, è possibile raccogliere oggetti minori nelle dimensioni ma decisamente utili: antidolorifici, bevande energetiche, spade, pistole, fucili, granate, machete e via dicendo. Tanto che, a volersi immedesimare, non si può non sollevare un sopracciglio in posizione perplessa quando si trova una bomba molotov nel cassetto di una camera matrimoniale. Problemi di coppia? Vai a saperlo, il mondo di State of Decay ormai è in rovina e l’unico modo per poter arrivare al giorno dopo è quello di raccogliere, immagazzinare e, soprattutto, organizzarsi.
Organizzarsi significa uscire dal proprio rifugio dotati di medicine contro le ferite, armi contro gli zombi e stimolanti contro la stanchezza, perché da questo punto di vista State of Decay offre il meglio di sé: non importa quanto siate navigati e preparati, un errore può sempre capitare ed è difficile uscirne vivi. Sia chiaro: State of Decay non è Dark Souls, non è difficile se si affrontano le diverse situazioni nel modo giusto. Nello scontro corpo a corpo contro pochi zombi si vince facile, ma è quando si calcolano male i tempi, ci si trova stanchi, con qualche zombi speciale (alcuni sono alquanto fastidiosi) che le cose si fanno pericolose. In caso di morte è bene specificare che si perde il personaggio e ci si ritrova a controllare un altro membro della comunità costruita durante il gioco. È possibile cambiare personaggio anche senza farlo trapassare, anzi, è necessario cambiare personaggio ogni tanto per farlo riposare e rimettere dalle ferite più gravi. Inoltre ognuno di loro ha una sua storia, delle sue caratteristiche che in un certo senso permettono a State of Decay di offrire stili di gioco differenti.
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