Recensione - Metro: Last Light
di
TheFury87
P
Il Gioco
Nel 2010 il piccolo studio ucraino 4A Games si presentò al grande pubblico con Metro 2033, sparatutto in prima persona ispirato all’omonimo romanzo uscito nel 2002. Il gioco era ambientato nell’anno 2033 in una Mosca post-apocalittica, devastata da un terribile attacco nucleare avvenuto circa venti anni prima, che aveva costretto i pochi superstiti a trasferirsi nella metropolitana della capitale russa per sopravvivere ai pericoli della superficie e ai numerosi mutanti nati in seguito al fallout radioattivo. Metro 2033 ci metteva nei panni di Artyom, un giovane ragazzo russo cresciuto nella metropolitana che si trovò suo malgrado ad affrontare in prima persona la minaccia rappresentata dai cosiddetti Tetri, creature che molti consideravano essere il passo successivo nell’evoluzione dell’umanità. Il nuovo Metro: Last Light è ambientato circa un anno dopo gli eventi narrati nel primo capitolo e vede il ritorno di Artyom come protagonista: il giovane russo, diventato ormai un membro ufficiale del gruppo militare noto come Rangers, viene informato che un singolo Tetro è sopravvissuto all’attacco missilistico compiuto un anno prima e viene incaricato di salire in superficie per ucciderlo. Ma questa non è l’unica preoccupazione di Artyom: nel corso della sua missione infatti il Ranger entra in contatto con alcune delle fazioni che si suddividono il controllo della Metro e viene a sapere che il gruppo noto come Linea Rossa è pronto a sferrare un devastante attacco con l’utilizzo di armi chimiche per conquistare il bunker militare sotterraneo D6 (controllato dai Ranger) e di conseguenza avere il controllo su tutta la metropolitana.La trama quindi si dipana lungo due diversi filoni narrativi che finiranno però ben presto per intrecciarsi e dipendere l’uno dall’altro: ciò ha conseguenze dirette anche sul gameplay, perché nei panni di Artyom ci troveremo ad affrontare sia terribili creature in superficie che nemici umani nel sottosuolo. E pur trattandosi di uno sparatutto in prima persona dalle meccaniche piuttosto classiche, la strategia nell’affrontare umani o mutanti cambia e non poco: mentre combattendo le creature saremo costretti a farci strada a suon di proiettili senza poter temporeggiare o ragionare più di tanto a causa dell’aggressività dei mutanti, nelle zone occupate dai mercenari potremo infatti scegliere se utilizzare lo stesso metodo oppure adottare una tattica maggiormente stealth, sfruttando l’oscurità per passare inosservati. Ciò è possibile non solo nascondendosi nelle zone buie già presenti nelle ambientazioni, ma anche creandone alcune dal nulla sparando alle lampadine, spegnendo manualmente lampade e lanterne, oppure agendo direttamente sugli interruttori generali dell’elettricità. Ma per passare del tutto inosservati non basta nascondersi: bisogna anche eliminare i nemici uno ad uno, possibilmente senza farsi scoprire dagli altri mercenari in zona. Le possibilità di attacco sono molteplici: si può sgattaiolare alle spalle di un soldato ed accoltellarlo alla gola silenziosamente, lanciare coltelli da una certa distanza (di solito un colpo ben assestato basta per uccidere) oppure fare ricorso alle armi da fuoco, a patto che montino il silenziatore.
Ogni arma presente nel gioco è infatti personalizzabile in diversi modi: oltre al citato silenziatore, si possono montare su di esse mirini di vari tipi, caricatori più grandi e diversi calci per ridurre il rinculo. L’approvvigionamento delle armi, degli accessori e delle munizioni avviene in due modi: si possono raccogliere ispezionando i corpi dei nemici abbattuti oppure si possono acquistare in apposite armerie sparse per la metropolitana, spendendo particolari munizioni antiche che a causa del loro valore sono diventate la valuta corrente (e che, in caso di emergenza, si possono utilizzare anche come proiettili veri e propri per le proprie armi, garantendo oltretutto una potenza di fuoco maggiore rispetto alle munizioni normali). L’inventario di Artyom, oltre alle armi (se ne possono trasportare fino a 3 contemporaneamente), include un’imprescindibile torcia e una maschera antigas: quest’ultima è un fattore importantissimo nel gameplay di Metro: Last Light, in quanto solo utilizzandola si può salire in superficie senza soffocare. Ma per il suo funzionamento non basta indossarla, visto che sono necessari anche dei filtri dell’aria da applicare su di essa: a causa della pessima qualità dell’aria presente all’aperto i filtri diventano inutili nel giro di pochi minuti, per cui è importante raccoglierne il più possibile e tenere sott’occhio l’orologio sul polso di Artyom, che indica quanto tempo manca prima che il filtro utilizzato in quel momento smetta di funzionare e debba quindi essere sostituito. Il funzionamento della maschera antigas aggiunge di conseguenza un po’ di tensione a quella già offerta dalle ambientazioni in cui il gioco si svolge, visto che quando ci si trova in superficie si è costantemente preoccupati della durata dei filtri e si spera sempre che il ritorno nel sottosuolo sia vicino, per non rischiare di vedere il cronometro giungere a zero senza avere più filtri di scorta e quindi di morire soffocati.
In sostanza, a livello di gameplay Metro: Last Light è tutto qui: sono presenti alcune sezioni a bordo di veicoli, un paio di semplici boss battle ed una serie di collezionabili da raccogliere sotto forma di rapporti scritti, ma per la stragrande maggioranza del tempo non si fa altro che muoversi da un punto all’altro della mappa affrontando (o evitando) nemici umani e mutanti. Da segnalare infine l’assenza di qualsiasi modalità multiplayer, sia locale che online, e di modalità Extra, New Game+ e via dicendo.
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