Recensione - Spec Ops: The Line
Il Gioco
Dubai è una città ormai in ginocchio. Milioni di persone risultano disperse a causa di tremende tempeste di sabbia che lacerano le carni e bloccano le vie respiratorie di chi ci si espone in modo diretto; le sabbie hanno coperto interi quartieri, strade e tutte le vie di comunicazione. L’acqua scarseggia, i predoni razziano di tutto ed i sopravvissuti cercano solo la sopravvivenza. Caos ed anarchia regnano nell’ormai sfigurata perla degli Emirati Arabi Uniti. Di fronte ad una catastrofe di tale portata, l’esercito degli Stati Uniti decide di mandare il suo 33° squadrone, un plotone di militari altamente addestrato capitanato dal Colonnello Konrad. La sabbia sembra inglobare tutto e tutti, un intero plotone fa perdere le sue tracce ed il silenzio radio diventa assordante. Ecco allora entrare in gioco noi, la squadra di salvataggio Delta. La nostra sarà una missione di salvataggio alla ricerca di un intero plotone, il suo carismatico Colonnello, qualche superstite e di un misterioso quanto svitato speaker radiofonico che trasmette attraverso mezzi di fortuna. Composta dall’artigliere Adams, dall’esperto di comunicazioni radio Lugo e dal Capitano Walker, personaggio di cui vestiremo gli insabbiati panni, la squadra Delta intraprenderà un viaggio drammatico, moralmente devastante e pieno di scelte a dir poco shockanti, così forti da decidere il finale di questa produzione 2K Games persino dopo i titoli di coda, compresa la sconvolgente scelta da fare nel pazzesco quanto breve epilogo.Fin dai primi annunci, Yager ha sempre puntato su una rappresentazione nuda e cruda di questo videogioco, urlando al mondo videoludico la volontà di rappresentare tutta la crudeltà dell’essere umano, le scelte etiche ed emotive da affrontare, l’ansia che si prova nel farle e la psicologia di un gruppo. Già dalla schermata principale, raffigurante un soldato col suo piccolo falò, una bandiera americana ed il distorto suono di una chitarra elettrica che intona l’inno americano, si percepisce un tono malinconico, quasi rassegnato agli eventi che accadranno. Il tutto è condito da una trama intrigante dai risvolti imprevedibili e da una regia di taglio televisivo molto appagante. Una vera chicca all’inizio: mentre muoviamo i primi passi compaiono a schermo i nomi dei protagonisti e proprio all’ultimo, contrassegnato come “ospite d’onore” appare quello della nostra Gamercard. Anche l’immagine del menu principale evolve proseguendo nel gioco, un vero colpo di classe.
Spec Ops: The Line si presenta agli occhi del giocatore come un classico sparatutto in terza persona con un sistema di coperture mutuato da classici come il blasonato Gears of War. Il design degli ambienti è similare, basato su ripari come colonne crollate, carcasse di automobili e coperture che ogni fan del gioco Epic conosce alla perfezione. Oltre alla componente da sparatutto puro, il gioco cerca in qualche modo di diventare un po’ più tattico dandoci la possibilità di impartire facili ordini ai nostri commilitoni. Con il tasto dorsale destro possiamo infatti ordinare il fuoco di soppressione o l’abbattimento di un singolo soldato semplicemente passandoci sopra con il cursore; questo risulta molto utile per alleggerirci il lavoro ma altrettanto importante quando ci troviamo di fronte fanteria con corazze pesanti e postazioni fisse come mitragliatrici. Il fuoco di soppressione alleato ci consentirà di aggirare lateralmente le linee nemiche ed eliminare il mitragliere. Quando invece saremo noi a subire il fuoco nemico, il comando in questione servirà a toglierci dai guai ordinando un immediato lancio di una granata stordente. Questa ci permetterà di eliminare i soldati che stavano avanzando verso il nostro riparo. Originali inoltre le svariate possibilità che avremo per capovolgere le sorti degli scontri osservando l’ambiente: la sabbia può diventare nostra alleata.
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