Recensione - The Witness
di
Győző Baki / Baboy
P
Il Gioco
Se il lavoro di un recensore è quello di descrivere quanto succede nel gioco, far capire ai lettori com'è strutturato il gameplay, cosa aspettarsi, come si gioca e di cosa parla la storia, con The Witness dovrò rimanere necessariamente molto vago. Questo perché The Witness è un'esperienza: ogni elemento del gioco è un mistero da scoprire, ad ogni passo che fate troverete qualcosa di nuovo e (inizialmente) inspiegabile, e vi rovinerei tutto dicendovi di cosa si tratta. Pertanto mi limiterò quasi a un'analisi tecnica e di gameplay, spiegandovi le meccaniche di base e come appare il gioco dall'esterno, ma il suo interno voglio lasciarlo a voi, perché Jonathan Blow ha puntato proprio questo, sul mistero più totale, e non voglio certo essere io a rovinare tutto.The Witness è un puzzle game in prima persona che, senza filmati introduttivi, tutorial o altro, ci mette subito di fronte al suo misterioso mondo; anche nel corso dell'esplorazione non aspettatevi spiegazioni, dialoghi, cut-scene o cose simili. Siete solo voi, la vostra ombra (praticamente l'unica cosa del vostro personaggio che vedrete), e gli enigmi che vi circondano. Tutto inizia in un corridoio tecnologico e buio, fino ad arrivare ad una porta bloccata da quello che sembra uno schermo con un enigma. E' facilissimo: c'è una linea retta con un pallino all'estremità, e dobbiamo disegnare una traccia che collega il pallino all'altra estremità della linea. Nulla di più semplice. Superata questa il tunnel continua: guarda, un'altra porta. Questa volta la linea è spezzata con un angolo a 90 gradi, ma il meccanismo rimane lo stesso, semplice. Se è tutto così sarà una vera passeggiata, no?
MX Video - The Witness
Sì e no. Sì, il gioco è tutto così. Una volta usciti dal tunnel ci ritroviamo in una lussureggiante isola nella quale attraversiamo ambientazioni affascinanti, colorate e artisticamente curate, ma gli enigmi sono sempre del tipo "unisci i due punti con una traccia". E no, se all'inizio sembra tutto molto semplice, gli enigmi diventano man mano sempre più cervellotici e difficili da risolvere con intricate griglie nelle quali dobbiamo capire come muoverci e con la costante introduzione di novità, come dei misteriosi elementi bianchi e neri, dei puntini aggiuntivi da colpire e molto altro. La meccanica alla base di ogni enigma (e ce ne sono oltre 650, seppur molti siano opzionali) è comunque quella. E non c'è un percorso lineare da seguire: sta a noi esplorare l'isola e, ovunque andiamo, troveremo ad attenderci i misteriosi enigmi per poi scoprire presto che stiamo risolvendo tutto ciò per arrivare a scoprire un mistero più grande.
Di fatto l'unica narrativa del titolo è costituitta dall'esplorazione stessa, nonché da questi bizzarri misteri a cui faticherete a dare un senso perché si tratta più di concetti astratti e filosofici che di reali spiegazioni: troverete letture audio di romanzi famosi del passato, spezzoni di vecchi film e testi apparentemente senza alcuna logica in relazione al mondo di gioco. Il tutto va a beneficio di un senso più grande che va oltre gli enigmi o il semplice percorso, e completamente interpretabile dai giocatori. A un certo punto del gioco noterete un senso, qualcosa che unisce tutto ciò che c'è sull'isola, e solo da lì in poi la cosa inizierà ad avere una minima logica, mentre fino a quel momento vi sembrava il tutto si riducesse unicamente ad una serie di punti da unire con delle linee.
L'esplorazione è estremamente basilare: non si può saltare ma solo camminare o correre e l'interazione si limita a questi schermi con i loro enigmi e all'azionamento degli elementi "segreti" che portano avanti la narrativa, se così si può chiamare. Non ci sono altri personaggi e non c'è una storia vera e propria ma solo voi, un'infinità di enigmi e un mistero da scoprire e da interpretare. La storia è completabile in una quindicina d'ore, ma potenzialmente possono diventare il triplo se si vuole finire ogni singolo enigma. Il gioco è inotre tradotto in italiano, anche se di testi effettivi ce ne sono ben pochi.
Amore
Che sta succedendo?
- Dal primo istante di gioco all'ultimo, The Witness non dà mai spiegazioni. Okay, al primo enigma suggerisce di premere A per iniziare, ma gli aiuti finiscono lì. Tutte le variazioni, tutte le novità, tutti i collegamenti vanno scoperti da soli, così come il senso (seppur incredibilmente soggettivo) di tutto. E questa struttura funziona, perché a ogni passo si capisce qualcosa in più, magari andando a scoprire come risolvere qualcosa lasciato indietro in precedenza, o completando qualcosa che serve per un bene più grande: la risoluzione dell'enigma finale.Enigmi progressivi
- Seppur la difficoltà non sia sempre ben bilanciata, va dato atto a Jonathan Blow di aver creato un sistema intuitivo e incredibilmente soddisfacente dove il giocatore si sente costantemente più furbo di quello che in realtà è, grazie a un design azzeccato dove ogni variazione di gameplay risulta logica nonché incredibilmente consistente dato che lo stesso "stile" di enigma non verrà mai usato per più di 4-5 iterazioni successive, dopodiché viene ogni volta aggiunto qualcosa di nuovo. Alla fine ci sentiremo dei veri geni a risolvere enormi "scacchiere" fatte di linee, e niente di quanto imparato è stato spiegato da testi, dialoghi o tutorial: siamo stati noi a scoprirlo. Ma quanto siamo bravi?Look azzeccato e... sensato
- The Witness presenta una grafica leggermente astratta ma incredibilmente affascinante, con colori vivaci e dettagli interessanti ovunque. L'isola presenta castelli, spiagge, foreste, costruzioni di legno, aree più tecnologiche: tutto risulta curato e piacevole alla vista. Ma la cosa davvero davvero incredibile? E' che tutto ciò ha senso. Come anche per il resto del gioco, anche qui terrò la bocca più cucita possibile, ma a un certo punto noterete che ogni cosa che vedete è lì per un preciso motivo, e che le scelte grafiche non sono solo stilistiche, ma anche funzionali alla bizzarra narrativa del titolo. Forte!Odio
Difficoltà incostante
- I migliori enigmi funzionano alla grande grazie al già accennato coerente percorso di evoluzione, dove le sfide aumentano gradualmente di difficoltà. Purtroppo però le cose non vanno sempre così anche per via della sua struttura molto aperta che ci porta ad esplorare e trovare i vari enigmi, e può capitare a volte che, tra enigmi risolvibili in 20 secondi, ci blocchiamo con un puzzle che richiede anche 20 minuti per venirne a capo. La parte finale del gioco è poi a dir poco sadica, con cose talmente complesse che diventa quasi impossibile tenere tutto a mente, quindi si va spesso anche un po' per tentativi.I problemi di una narrativa sperimentale
- The Witness è un gioco strano, si tratta di un esperimento, un'esperienza unica che sicuramente ha i suoi pregi, perché è impossibile prevedere ciò che ci aspetta dopo la prossima porta, ma chi è alla ricerca di una narrativa con personaggi, dialoghi o eventi rimarrà sicuramente deluso, così come chi si aspetta un'enorme spiegazione o conclusione epocale. Sì, scoprirete un pattern nei design e negli enigmi, e ci sono alcune sorprese abbastanza notevoli, ma se dopo dozzine di ore di enigmi aspettate con ansia il gran finale, potreste rimanere profondamente delusi.Tiriamo le somme
The Witness è un viaggio spirituale, filosofico, fatto di una lunghissima serie di enigmi sempre più complessi seppur simili tra loro, il tutto in una misteriosa isola che nasconde sorprese a ogni angolo. E' praticamente il puzzle game in prima persona elevato all'ennesima potenza, dove tra enigmi e misteri opzionali è come se ci fossero più giochi nascosti sotto il percorso principale. A qualcuno potrebbe non piacere per via della trama estremamente intangibile, ma si tratta sicuramente di un'esperienza come poche, e pur con i suoi difetti gli appassionati dei puzzle games in prima persona non dovrebbero farsela sfuggire. 8.0Recensione realizzata grazie al supporto di Jonathan Blow e Xbox.
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