Recensione - Singularity
di
Fabio Rossi / fbhell
P
Il Gioco
Singularity esce a circa un'anno di distanza dal discusso Wolfenstein, altro titolo di Raven che non ha convinto proprio tutti soprattutto per via della ingombrante eredità che si portava sulle spalle, quasi impossibile da onorare. Ora gli sviluppatori ci riprovano con Singularity, uno sparatutto classico che punta a inserire meccaniche atipiche nel genere per offrire una storia convincente e intrigante. Ci troviamo nel 2010, quando una spedizione americana viene mandata su un'isola nel Pacifico vicina ai confini dove pare siano state registrate strane anomalie. Si sa che l'isola in questione, chiamata Katorga 12, era stata utilizzata dall'URSS durante la guerra fredda per effettuare esperimenti top secret su energie simili a quella atomica. Non facciamo però in tempo ad atterrare sull'isola che vieniamo sopraffatti da un'ondata di energia sprigionata da un'esplosione, che ci riporta indietro nel tempo fino al 1959 durante un violento incendio della stazione stessa. Da qui in poi prenderemo parte a una serie di eventi e quando un'altra ondata di energia ci riporterà nel 2010, ci renderemo conto che qualcosa è cambiato: la storia è stata riscritta e Stalin non ne fa più parte. Qualcosa è cambiato e noi dovremo affrontare la nuova minaccia per riportare le cose a posto.Singularity è basilarmente uno sparatutto classico, che segue l'evolversi dell'azione attraverso percorsi guidati e con fasi scriptate che seguono la linea narrativa della storia. La particolarità sta nel continuo spostamento attraverso l'arco temporale che ci permette di cambiare spesso radicalmente gli scenari. Oltre ai soliti fucili avremo infatti a disposizione una sorta di dispositivo di manipolazione temporale che ci permetterà spesso di incidere su oggetti e parti di scenario invecchiandoli o ringiovanendoli. Anche i nemici possono essere invecchiati fino alla decomposizione, così come le cassaforti possono essere fatte arrugginire per permetterci di scassinarle in modo agevole; oppure, se incontreremo un ponte crollato, potremo farlo tornare a prima del suo crollo per attraversarlo in sicurezza. Questo potere sembra un po' un derivato di qualche plasmide di Bioshock, ma è decisamente credibile e rende davvero appassionante l'intera storia oltre che arricchire il gameplay, che senza di esso risulterebbe eccessivamente monotono.
Il gioco risulta piuttosto semplice e il mio consiglio è quello di godervelo direttamente a livello difficile se siete dei veterani degli FPS, poichè spesso ci sono punti del gioco nei quali i programmatori cercano di metterci addosso un certo livello di tensione che però svanisce a difficoltà più basse. Alla giusta difficoltà impiegherete tra le 8 e le 10 ore a completarlo, con la possibilità poi di dedicarvi al comparto multiplayer. Questo risulta piuttosto essenziale: due sole modalità disponibili, una sorta di deathmatch a squadre tra creature e umani e una sorta di attacco contro difesa con tre generatori da conquistare. Il gioco online è comunque decisamente stabile a livello di netcode ed offre una discreta quantità di classi tra cui scegliere, personalizzabili con diverse abilità.
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