Recensione - Midnight Club: Los Angeles
di
JapanLover
P
Il cappello introduttivo è volutamente provocatorio, ma la motivazione è semplice: giochi come Midnight Club: Los Angeles e il rivale made in Electronic Arts finiscono spesso per essere confusi, soprattutto se alla base c’è un concept che, storyline a parte, praticamente si equivale. Nel caso dell’ultima fatica automobilistica di Rockstar, la trama che dovrebbe reggere tutto il sistema è delle più banali e alla fine, appunto, serve solo per giustificare il fatto che passeremo le prossime ore a gareggiare su strade ordinarie, rischiando ad ogni metro di creare l’incidente del secolo.
Restando in tema di “creazioni”, c’è davvero da inchinarsi davanti al team di RockStar San Diego: non siamo mai stati a Los Angeles, ma leggiamo che la riproduzione della parte di città presente nel gioco è qualcosa di eccezionale in quanto a fedeltà all’originale. Se non possiamo valutare la verosimiltà delle strade, possiamo invece lasciar cadere la mascella quando vediamo muoversi tutta quella roba su schermo... e con quella qualità: graficamente Midnight Club: Los Angeles è quello che si dice un gioco da paura! Stracolmo di edifici, pedoni che camminano sui marciapiedi e ci attraversano la strada, automobili in marcia e parcheggiate (croce e delizia del gioco, come potrete leggere più avanti): sembra di giocare in un ambiente che davvero “vive” a prescindere da noi, e il tutto senza notare alcuna incertezza. Unico neo qualche sporadico pop-up degli oggetti (di solito a inizio di una gara), ma decisamente poco fastidioso.
All’inizio del gioco, come sempre in questo genere, dovremo scegliere la nostra vettura fra i modelli meno costosi e ovviamente meno performanti (e belli da vedere): una vecchia Nissan, una Volkswagen oppure una (amanti di Wangan Midnight, godete) Datsun. Da questo momento in poi sarà tutto un susseguirsi di corse, organizzate e non, volte a guadagnare soldi e reputazione nell’ambiente. I soldi serviranno ad acquistare auto e relative modifiche (siano esse estetiche o tecniche), mentre la reputazione sarà necessaria per gareggiare contro avversari di un certo livello, ma anche per sbloccare le modifiche e le auto. Già, non basta avere i quattrini: per poter accedere al tuning più estremo e a modelli più attuali è imperativo guadagnare punti “rep”.
Superfluo dire che tale punteggio salirà partecipando e possibilmente vincendo le varie competizioni, la cui difficoltà viene identificata da un colore: guardando la mappa (un’altra cosa curatissima e bella da vedere: non solo un intrico di strade, ma una vera e propria “foto” dall’alto della città, con tanto di possibilità di zoom o di facoltà di visualizzare o meno i nomi delle strade) sono segnate diverse gare possibili, identificate da icone diverse che indicheranno il tipo di corsa e quanto difficile sarà: si parte dal verde (facile), poi giallo, arancione, e infine rosso. Scelta la competizione si imposta il GPS e si arriva fino all’auto avversaria segnalando la volontà di gareggiare tramite (reminiscenze di Shutokou Battle?) un bel lampeggio. A questo punto, se non c’è polizia nei paraggi, parte quella che potremmo definire una “sotto-gara”, per arrivare primi alla linea di partenza, e anche vincere questa può aiutarci a guadagnare punti reputazione.
Le corse in genere prevedono il passaggio attraverso un tot di check-point indicati da alte colonne di fumo (ma non tutte: alcune prevedono per esempio il solo raggiungimento di un punto più o meno lontano, scegliendo la strada che preferiamo, senza indicarci nulla), un’ottima scelta per dare modo al giocatore di orientarsi nell’intrico di strade senza dover sempre guardare la mappa in basso, cosa che, come leggerete più avanti, può elevare la già non bassa difficoltà. Ciò che non abbiamo troppo gradito è il fatto che, a prescindere dalla posizione finale al traguardo, a fine gara si guada comunque una certa somma di soldi e reputazione. Insomma, ok che questo facilita l’avanzare nel gioco, ma a ben pensarci, se arriviamo ultimi... perché dovremmo guadagnare? Possibile che questa scelta sia stata fatta a posteriori per evitare troppa frustrazione nel giocatore, anche in considerazione del fatto che alla fine le auto e le modifiche sbloccabili non sono moltissime, per cui sono necessari parecchi punti per accedere ai “piani alti”.
Il modello di guida scelto da Rockstar è, come ci aspettavamo, decisamente arcade, e sebbene sia un po’ da assimilare e sia fatto più per le alte velocità e le strade dritte rispetto alle manovre contorte, con un po’ di pratica e soprattutto qualche modifica mirata, riesce a farsi apprezzare e a darci modo di esibirci in derapate e rapidi cambi di direzione. Ok, forse non troppo rapidi.
Lodi invece, e lodi sperticate, per quanto riguarda il rilevamento delle collisioni: eccellente! Fare passaggi millimetrici fra edifici piuttosto che fra lente automobili e furgoni, magari mentre si sfreccia ad alta velocità sulle highway in fuga dalla polizia, è possibilissimo e mai ci ritroveremo ad imprecare pensando “ma lì ci passavo!”.
Ah si, ovviamente le forze dell’ordine. Non avrete pensato che L.A. fosse diventata terra di nessuno, vero? Gareggiare è illegale e spesso, se non sempre, verrete rincorsi dalla polizia, piuttosto ostica da scrollarsi di dosso, forse anche più di quella fastidiosissima presente nel “cugino” made in Electronic Arts. Sbandare in giro per vicoli, se non siete pratici della mappa, può facilmente portare all’arresto e a spendere soldi in cauzioni, per cui viste le prestazioni, è consigliabile fare un misto di corse su strade a scorrimento veloce e, dopo aver guadagnato un po’ di distanza, andarsi a nascondere in qualche vicoletto fintantoché il nostro radar non indicherà che il pericolo è passato.
Quanto alla difficoltà, argomento parecchio dibattuto in relazione a Midnight Club: Los Angeles, a nostro avviso le critiche hanno ragione per metà; vediamo perchè. Ogni gara che scegliamo dalla mappa è codificata secondo un colore che va da verde (facile) a rosso (difficile). Ora, se è vero che le rosse sono da imprecazioni forti e le verdi non sono tutta questa semplicità, non è vero però che la difficoltà è casuale, e cioè che a volte quelle medie o facili son difficili come le rosse. E’ vero, semmai, che spesso questa confusione si crea in gare dalla difficoltà simile, per esempio le gialle con le arancioni: si cerca di evitare un determinato livello pensando che le prestazioni avversarie siano troppo alte, e poi si prova scoprendo che invece con un po’ di astuzia (e si, ok, di fortuna) si riesce a vincere facilmente, mentre si butta il sangue su quelle categoria easy. Insomma, è vero che la difficoltà è calibrata maluccio, ma è pur vero che il vero problema sta nel fatto che per vincere a certi livelli si deve conoscere bene la città e le varie scorciatoie. Spesso infatti, supplire alla eccellente capacità di guida della CPU (avremo visto giusto due incidenti... forse) è possibile sfruttando meglio di loro strade alternative, o anche giocare d’astuzia e all’ultima curva mettersi all’interno per tagliarli fuori con una bella sportellata (e sorbirsi le grida del concorrente "hey!! Are you crazy or what??").
Un’ultima nota su un altro aspetto forse un po’ troppo criticato: la presenza di auto parcheggiate. Sicuramente sono un problema perché di notte non si vedono molto ed è facile andarci a sbattere, ma... avete mai visto una metropoli con le strade sgombre, pronte per essere percorse a velocità folli? Insomma, saranno pure un problema ma aggiungono un bel po’ di realismo. In verità ciò che più crea problemi nel vincere gare in Midnight Club: Los Angeles è il fatto che è necessario conoscere bene le strade, e la cosa richiede tempo. In caso contrario, correre a 150 mph e contemporaneamente guardare la mappa per capire dove svoltare può facilmente significare schiantarsi contro un’auto, un palo o uno spartitraffico. Di questo però non possiamo incolpare Rockstar.
Buoni i controlli, anche se personalizzabili un po’ si arriva a dover scegliere “cosa fare”, nel senso che le azioni possibili sono davvero tante, più di quante se ne possono impartire con il pad, il che lascia pensare che parte del gioco sia stata ideata con il PC in testa. Poco male comunque: a meno che non lasciate fuori i lampeggianti, necessari per accedere alle gare, non è una mancanza che si sente troppo. Quello di cui un po’ si sente la mancanza è invece un modello di danni un po’ più dettagliato: ci è sembrato che in fin dei conti, a differenti tipi di scontri equivalgano dei danni quasi sempre uguali. Fastidioso per i perfezionisti, ma poco male poiché un vero street racer deve avere sempre la sua auto in ordine, no?
In conclusione, Midnight Club: Los Angeles si è dimostrato un titolo molto ben programmato e che dà delle belle soddisfazioni, su questo non c’è dubbio. Ha dei piccoli problemi, uno su tutti la scarsa calibrazione della difficoltà, ma se non ci si lascia prendere dalla frustrazione è un gioco assolutamente godibile. Certo però che uno sforzo per aggiungere più modelli di auto, in Rockstar avrebbero anche potuto farlo! 8.0
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