Recensione - Fracture
Non ci siamo già visti?
Fracture si basa su delle semplici premesse: in un futuro non molto lontanto, gli Stati Uniti si ritrovano a fronteggiare le conseguenze del disastro ambientale causato da decenni di idiozia industriale. Le coste, sommerse dall'aumento del livello del mare, si portano sul fondo città come New York e Boston. Se nelle situazioni di crisi in genere una nazione dovrebbe trovarsi unita per affrontare il problema, questo non succede nel titolo Lucasarts. Gli stati occidentali (con città come Las Vegas e Los Angeles per intenderci) ritengono che la soluzione sia nel potenziamento genetico dell'uomo, mentre quelli orientali preferiscono evolvere la loro tecnologia in maniera esponenziale, tanto da creare delle armi in grado di modificare la morfologia del terreno all'istante. Inutile dire che la situazione degenera e si arriva al conflitto. Gli stati occidentali si staccano dagli USA dando vita a Pacifica, una nazione con capitale a San Francisco. L'Alleanza, vale a dire quello che rimane degli Stati Uniti, ritiene la cosa inopportuna e muove verso la città californiana per arrestare il capo della “rivolta”, un certo Nathan Sheridan, che ovviamente non gradisce.
Il gioco inizia appunto con la missione che ha come obbiettivo la cattura del generale ribelle, e vede il giocatore nei panni di un soldato d'elite scelto per la missione e armato con le più moderne tecnologie dell'Alleanza. Il primo livello, ambientato ad Alcatraz, è una sorta di tutorial utile per capire su cosa si basi il titolo Day 1 Studios. Il giocatore ha infatti la possibilità di plasmare il terreno di gioco (escluse le costruzioni o le aree cementificate) a proprio vantaggio, innalzandolo o abbassandolo. Le due operazioni si possono compiere rispettivamente con il pulsante dorsale destro e quello sinistro, rendendo la cosa molto intuitiva e veloce... tanto da risultare utile in battaglia.
A proteggere il soldato infatti c'è uno scudo "alla Master Chief" che si ricarica nel momento in cui si è al riparo. Ecco quindi che quando la situazione si fa critica basta spararsi il raggio deformante davanti ai piedi per creare un'altura che protegge il soldato dai colpi nemici. Ovviamente queste due “armi” aprono la strada (letteralmente!) a moltissime possibilità di gioco, non solo in combattimento, ma anche negli spostamenti e nel risolvere alcuni semplici enigmi.
Oltre a questi due raggi (molto utili anche per spostare i nemici facendoli cadere) il giocatore ha a disposizione quattro tipi di granate in grado di modificare il terreno. I primi due tipi abbassano o alzano il terreno e fungono anche da normali granate esplosive, il terzo tipo è la granata aculeo che, in rispetto del nome, fa uscire dal terreno una colonna di roccia rovente utile per alzare ponti, passerelle o schiacciare i nemici contro il soffitto. Il quarto e ultimo tipo è una granata che genera un vortice in grado catturare tutto quello che c'è nelle vicinanze. E' sicuramente la più potente, ma anche la più pericolosa in quanto ha un raggio d'azione particolarmente esteso, e se il giocatore ci dovesse finire dentro l'Alleanza si dovrebbe trovare un altro eroe da mandare in missione.
Per quanto riguarda l'arsenale c'è da dire che non è affatto limitato ma, allo stesso tempo, ha si e no due o tre armi diverse dal solito: un fucile che congela il terreno e i nemici, uno che risucchia cose e persone verso il punto in cui si spara, e una sorta di cannone che unisce e lancia delle enormi sfere di pietra. C'è da dire che se, dopo aver puntato tutto sull'evoluzione tecnologica, l'Alleanza ha armi così evolute viene da ridere a pensare come sono messi i Pacificani che hanno puntato tutto invece sulle modifiche genetiche. E infatti non sono altro che dei soldati con la tutina dorata e un accento da bravi ragazzi. Il massimo che si combatte sono dei colossi alti due metri che, pur essendo creati in laboratorio da geniali scienziati, presentano i propri punti deboli ben evidenziati in verde fosforescente sulla loro pelle grigia.
Al di là di tutto, ciò che rimane impresso di Fracture è però la sensazione di già visto che impregna tutto il corso della campagna. Superata la sorpresa iniziale derivata dalla possibilità di modificare il suolo, ci si rende conto che il personaggio è vestito come quello di Mass Effect e i nemici sembrano usciti da Timeshift, così come il megapalazzo mobile a forma di ragno del cattivo di turno. Le navi dell'Alleanza sono dei Pelican di Halo in versione lite , la telecamera è come quella di Gears of War... tranne nei momenti più concitati in cui diventa molto scomodo gestirla, saltare, evitare i colpi e sparare a dei nemici che molto spesso non si vedono in quanto di colore marrone/oro sul marrone della terra. Alla fin fine Fracture non presenta una trama particolarmente degna di nota, un design memorabile o dei nemici particolarmente tenaci (colpa anche di una IA veramente ai minimi storici), ma ha dalla sua il fatto che riesce a divertire senza troppi fronzoli. Si prende il personaggio e si spara a tutto ciò che si muove, arrivando alla fine della campagna solo per il gusto di vedere come va a finire e per raccogliere tutti i potenziamenti.
Una tecnica poco euforica
Dal punto di vista tecnico la creatura dei Day 1 Studios non si sforza più di tanto, e questo è veramente un peccato. In un titolo dove si può letteralmente togliere il terreno sotto i piedi degli avversari sarebbe stato bello vedere in azione un motore come Euphoria. Invece il gioco impiega unicamente la simulazione fisica del motore Havok, sicuramente buona ma che non copre adeguatamente le reazioni dei personaggi a tutti i problemi che gli causiamo. La grafica fa il suo sporco lavoro ma senza sudare più di tanto, eccezion fatta per la deformazione del terreno che è veramente ben resa, mentre il sonoro, forse il lato tecnicamente più curato, viene inficiato da una colonna sonora a tratti fuori luogo.
Dalla sua Fracture ha però un pregio particolare: oltre al caricamento iniziale, quando si riprende la partita appena inserito il disco, non ci sono altre interruzioni per tutta la durata della campagna che, ahinoi, a livello facile dura sulle 9/10 ore e in modalità difficile, se si è abbastanza abituati all'arte del pad, si arriva alla conclusione al massimo con un'ora in più di gioco. Ed una volta finito non ci sono stimoli particolari al ricominciarlo.
Il multiplayer può sicuramente prolungare l'esperienza di gioco grazie ad un paio di modalità interessanti, come Irruzione in cui bisogna, appunto, irrompere nella base avversaria o Scavo dove bisognerà proteggere degli obiettivi utilizzando principalmente l'abilita deformante. Ma non essendo un gioco di alto profilo, temiamo che con l'arrivo sul mercato di titoli come Gears of War 2, Far Cry 2 e Call of Duty: World at War, trovare qualcuno nelle arene online diventerà presto molto difficile.
Riprova, sarai più fortunato
Fracture è un titolo che la prima volta diverte molto, ma poi non offre altri stimoli. Sia per quanto riguarda il design troppo generico che per l'aspetto tecnico, il lavoro fatto da Day 1 Studios è poco oltre il minimo indispensabile, ed è un peccato perchè l'idea di base è molto interessante. Chissà, forse servirà da base per un Fracture 2 fatto come si deve. Per il momento rimane la delusione di un gioco che si limita a svolgere il compito senza ispirazione o particolari guizzi di eccellenza. 6.8
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