Recensione - Rise of the Argonauts
di
Valentina Carparelli
P
La storia di Rise of the Argonauts inizia sull’isola di Jolco, dove il re Giasone si accinge a prendere per sposa la bella Alceme, principessa di Micene. Nelle maestose sale del palazzo si sta svolgendo la cerimonia, ma la festa si trasforma presto in urla e disperazione: la neo regina viene brutalmente pugnalata sul petto da alcuni mostri adoratori della magia nera. Giasone giura così di uccidere i responsabili della morte di Alceme, promettendo di farla tornare in vita grazie ai poteri racchiusi nel mitico vello d’oro, custodito nella Colchide da un drago. Insieme ai suoi compagni Argonauti, Giasone intraprende quindi un lungo viaggio pieno di insidie di ogni genere alla ricerca di questo particolare oggetto: così inizia la nostra avventura nei panni del vendicativo re greco.
Nel corso dell’avventura arruoliamo vari argonauti, con la possibilità di sceglierne ogni volta uno per aiutarci nella missione di turno. Man mano che sblocchiamo nuovi scenari, interagiamo con personaggi che ci assegnano nuove missioni della storia principale o secondarie, opzionali ma utili per la crescita del nostro alter ego. Tra un dialogo e l’altro ci troviamo a combattere sia contro nemici umani che creature provenienti dagli inferi, utilizzando tre armi, una spada, una lancia o una mazza. Durante i combattimenti possiamo utilizzare delle combo che si rivelano però estremamente semplici: possiamo alternare unicamente attacchi rapidi ma deboli e forti ma lenti, ed il tutto si traduce nella frenetica pressione in successione di due soli tasti del pad, riuscendo ad avere sempre la meglio su qualsiasi avversario anche quando le pressioni avvengono casualmente.
La difficoltà è estremamente bassa, con nemici troppo facili da uccidere anche nel caso dei boss, e qualora subiamo delle ferite basta allontanarci per qualche attimo dall'azione per recuperare tutte le energie. A questo si aggiunge il fatto che gli Argonauti ci autano anche troppo nei combattimenti: capita a volte che facciano tutto loro, facendoci assistere passivamente allo spettacolo. Tutto questo non fa che abbattere esageratamente il livello di sfida, rendendo i combattimenti monotoni e poco interessanti.
Nel corso della storia, che dura in media una quindicina d'ore, Giasone può crescere di livello in due maniere: portando a termine varie quest come ad esempio la consegna di un determinato oggetto a qualcuno o l’uccisione di un numero prestabilito di creature, oppure tramite i dialoghi. Il primo sistema è classico: conseguendo determinati obiettivi, riceviamo dei punti spendibili per incrementare le abilità di utilizzo delle armi o delle magie. La vera novità del titolo risiede invece nella crescita anche tramite i dialoghi: abbiamo un sistema di selezione multipla delle risposte, e se alla fine di un dialogo saremo riusci ad entrare nei favori del nostro interlocutore, questo ci regalerà dei punti da spendere in nuovi incantesimi armature o poteri divini. Purtroppo i dialoghi non sono però scritti in maniera particolarmente brillante, e risultano alla fine anch'essi monotoni, soprattutto quelli molto lunghi.
Oltre ai problemi elencati, aggiungiamo anche una certa rugginosità nel sistema di controllo, che porta talvolta a situazioni in cui Giasone va nella direzione opposta a quella che gli abbiamo comandato: davvero irritante. Il tutto si traduce in un gioco scialbo e poco interessante: nel nostro incedere fra un combattimento e l’altro o fra una conversazione e l’altra, non c'è nulla che renda l'esperienza interessante, facendoci desiderare di continuare.
Anche visivamente, il lavoro svolto dagli sviluppatori si dimostra scadente. Gli ambienti visitati, con locations come la misteriosa isola di Delfi, la patria del re Licomede, Micene e l’isola di Medusa, avrebbero potuto donare una grande atmosfera al gioco ma purtroppo sono di scarsa fattura. Durante il gioco incontriamo frequenti cali di frame-rate o bug non trascurabili, come Argonauti ai quali scompaiono le gambe dentro le rocce o spade che spariscono facendo rimanere i nemici a combattere con armi invisibili, o addirittura corpi di nemici che rimangono sollevati totalmente per aria: errori di programmazione grossolani e fastidiosi alla vista.
I combattimenti ci regalano scene di inaudita violenza come sangue che schizza a fiotti sulle mura e sulle colonne dei vari edifici, mani trafitte, gambe amputate, teste decapitate sotto i costanti attacchi delle nostre armi, ma tutto con qualità veramente scarsa. Il personaggio principale è reso male, vistosamente spigoloso e ricoperto da pochissime textures, per non parlare dei modelli poligonali degli Argonauti e dei nemici, piatti, slavati e mancanti di personalità, così come non si salvano tutte le animazioni, legnose, innaturali e scollegate tra loro. A tutto questo aggiungiamo frequenti e lunghi caricamenti, che detraggono ulteriormente dall'esperienza complessiva.
Il sonoro è altalenante, con motivi che si alternano tra l'ispirato e l'anonimo, e un doppiaggio in italiano mal interpretato e monotono, con i personaggi che il più delle volte non muovono neanche le labbra durante i dialoghi, dando l'impressione di essere manichini inanimati.
Purtroppo con Rise of the Argonauts i programmatori hanno fatto leva più sul fascino della leggenda di Giasone e gli Argonauti che non sulla sostanza del gioco stesso. Non c’è un solo motivo che ci spinga a consigliare l'acquisto di un titolo come questo, noioso nel sistema di combattimento e con una grafica decisamente scadente. 5.2
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