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Infinite Undiscovery
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Recensione - Infinite UndiscoveryXbox 360Game

Dopo essersi conquistati un buon numero di adepti con Valkyrie Profile, Star Ocean e Radiata Stories, i giapponesi dello studio tri-Ace debuttano su Xbox 360 con Infinite Undiscovery, un gioco di ruolo che fonde gli elementi classici dei jrpg con qualche interessante novità, nel tentativo di offrire un mix del tutto nuovo che riesca a contrastare l’agguerrita concorrenza dei passati Lost Odyssey ed Eternal Sonata.



La trama
Da sempre colonna portante di questo genere videoludico, la trama è l’elemento che più di ogni altro fa da spartiacque nell’ascesa al successo di un gioco di ruolo: una grande sceneggiatura può portare un titolo nell’Olimpo dei giochi indimenticabili, mentre una pessima storia può stroncare sul nascere anche una creazione dalle grandi potenzialità. In Infinite Undiscovery, la trama è quantomeno curiosa: il cosiddetto Order of Chains ha letteralmente legato la Luna al pianeta, utilizzando delle immense catene dai misteriosi poteri che causano caos e distruzione nelle zone in cui sono ancorate. L’unico in grado di distruggere queste catene è Lord Sigmund, che guida un drappello di valorosi combattenti (noti come Liberation Force) in giro per il mondo nel tentativo di porre fine al regno di terrore dell’Ordine delle Catene. Sorprendentemente, però, il protagonista della nuova creazione di tri-Ace non è il leader di questa squadra: impersoneremo infatti Capell, un musicista timido e riservato, totalmente avverso al combattimento, che ha però la sfortuna di essere un perfetto sosia di Sigmund. E proprio per questa incredibile somiglianza, all’inizio della storia viene catturato e recluso in una prigione gestita dall’Ordine. Qui viene tratto in salvo da una misteriosa ragazza di nome Aya, che in seguito si scoprirà essere membro della Liberation Force, e che si era lanciata in questa pericolosa missione di salvataggio proprio perché anche lei aveva scambiato Capell per il proprio leader Sigmund.

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Dopo una breve serie di vicissitudini (che serviranno più che altro come tutorial per prendere confidenza con il sistema di controllo e con quello di combattimento), il nostro anti-eroe Capell si unirà alla Liberation Force. Da qui si entrerà nel vivo della storia, che purtroppo però proseguirà in maniera piuttosto lineare e con solo qualche colpo di scena di tanto in tanto, senza mai decollare completamente. Capell viene affiancato nell’avventura da tutti i membri della Forza di Liberazione, oltre a vari altri personaggi che incontreremo durante lo svolgimento del gioco: si arriva a contare quasi una ventina di membri attivi nel party. Decisamente troppi per un gioco del genere, considerata anche la scarsa longevità del titolo (circa 20/25 ore per il completamento della trama principale, davvero poco in confronto ai vari portabandiera di questa categoria di videogiochi); il risultato è che gran parte dei personaggi finiscono per essere niente più che una comparsa durante qualche breve fase di combattimento e in alcune scene animate: probabilmente, per un gioco del genere, 7 o 8 personaggi giocabili sarebbero stati più che sufficienti. Insomma, va dato merito ai programmatori di aver creato una trama quantomeno originale, anche se manca quella “magia” che è in grado di trasformare un buon gioco in un capolavoro assoluto.


Non il solito GDR
Dopo quasi un decennio basato sul più totale conservativismo dei programmatori per quanto riguarda la struttura di gioco negli JRPG, alcune software house hanno iniziato a cercare di portare una ventata di freschezza all’interno delle loro nuove creazioni: alcuni hanno modificato il sistema di crescita dei personaggi, altri hanno inserito nuovi elementi che mai si erano visti prima, altri ancora hanno completamente stravolto il rigido sistema di combattimento basato sui turni. I ragazzi di tri-Ace hanno deciso di portare in Infinite Undiscovery un mix di elementi classici e novità decisamente interessanti: se da una parte il sistema di crescita del personaggio e delle caratteristiche di ognuno di loro è quanto di più classico si possa immaginare (punti HP per l’energia vitale, MP da utilizzare per lanciare le magie, EXP e AP per migliorare le caratteristiche in battaglia), dall’altra il sistema di combattimento è stato totalmente programmato da zero, e non c’è alcuna traccia dei soliti turni che siamo abituati a vedere in questo genere di giochi.

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Le battaglie in Infinite Undiscovery sono totalmente improntate sull’action: i nemici sono sempre visibili su schermo, anche durante le fasi di esplorazione, e possono quindi essere evitati, attaccati direttamente o presi alle spalle per avere un vantaggio tattico durante lo scontro. Il combattimento vero e proprio è totalmente in real-time: niente tempo per pensare tra un’azione e l’altra, visto che basta qualche attimo di esitazione per finire in una posizione decisamente svantaggiosa. La struttura è piuttosto semplice: avremo il controllo solo su Capell, e potremo attaccare fisicamente il nemico con A e B, avendo anche la possibilità di dar vita a vere e proprie combo, tramite la pressione alternata di questi due tasti, in grado di causare maggiori danni all’avversario. Il resto del team è quasi totalmente gestito dall’Intelligenza Artificiale, si muove in totale autonomia sul campo di battaglia e decide da solo quando è il caso di lanciare un incantesimo o usare un particolare oggetto. L’unico modo per influenzare le azioni dei nostri compagni sarà quello di dare loro ordini piuttosto generici, come risparmiare gli MP (che si rivelerà essere il più utile), concentrarsi su un particolare bersaglio o altre direttive di questo tipo. Inoltre, tramite la pressione del tasto Y, potremo chiedere ai nostri compagni di curare i personaggi con HP bassi (anche in questo caso la scelta tra lanciare un incantesimo curativo o usare un oggetto sarà di totale competenza dell’IA).

Appaiono invece non molto azzeccate le scelte di tri-Ace per quanto riguarda il sistema di utilizzo degli oggetti da parte del protagonista: infatti, anche aprendo il menù il gioco continuerà a scorrere sullo sfondo, impedendo di fatto il suo utilizzo durante i combattimenti, visto che il protagonista rimarrà vittima indifesa dei colpi avversari durante la scelta e l’utilizzo degli oggetti selezionati. Una novità interessante è invece rappresentata dal fatto che potremo “connetterci” con uno dei membri del nostro team, ed usarlo direttamente per sfruttare le abilità speciali di ognuno (ad esempio, connettendosi ad Aya sarà possibile colpire un bersaglio distante tramite l’utilizzo del suo arco). Inoltre, ogni membro del party possiede un’abilità speciale nella creazione di particolari oggetti: alcuni potranno creare oggetti curativi, altri armi ed armature, e così via. Anche il protagonista Capell ha un’abilità del tutto particolare: tramite il suo flauto può suonare diverse melodie che, di volta in volta, possono avere effetti sul mondo che ci circonda: ad esempio, la più utile (ed indispensabile per proseguire nella trama principale) è quella che mostra passaggi segreti ed oggetti invisibili nascosti nei paraggi.

Niente di nuovo invece per quanto riguarda l’esplorazione delle ambientazioni fantasy-medievali: dungeon a tratti infiniti, decine di nemici sulla strada ed, in generale, una ripetitività assoluta che rischia di portare alla noia nel giro di poche ore. In generale, dunque, le decisioni di tri-Ace nella costruzione della struttura portante del gioco si rivelano solo in alcuni casi azzeccate: nonostante l’interessante mix di tutte le caratteristiche appena elencate, la sensazione imperante è, come per la trama, che manchi quel qualcosa in grado di dare una marcia in più ad un gioco che mostra buone potenzialità, e che con qualche accorgimento in più sarebbe potuto essere un titolo decisamente migliore.


Grafica & sonoro
Anche sotto l’aspetto puramente tecnico, Infinite Undiscovery non lascia certo a bocca aperta. La grafica è appena sufficiente in relazione a quello che siamo abituati a vedere su 360: le textures delle ambientazioni sono in generale poco ispirate e dettagliate, così come quelle usate per rappresentare i personaggi. Appaiono invece buoni gli effetti speciali riguardanti le magie e le varie mosse speciali. Lievemente meglio il sonoro: il doppiaggio dei protagonisti (totalmente in inglese, così come i sottotitoli e i menù vari) è ben fatto, e riesce ad esprimere bene le emozioni che i personaggi provano di volta in volta. Nella norma invece gli effetti sonori dell’ambiente e quelli durante i combattimenti, così come le varie musiche che fanno di sottofondo al gioco.

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Conclusioni
In definitiva Infinite Undiscovery è un gioco tutto sommato riuscito, che riesce a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel mondo in continua crescita dei giochi di ruolo giapponesi per Xbox 360, pur non riuscendo ad avvicinarsi ai fasti dei top-class come Lost Odissey o Eternal Sonata. Se siete appassionati di questo genere videoludico, il nostro consiglio è quantomeno di provarlo: per alcuni di voi, la creazione di tri-Ace potrebbe rivelarsi un’insospettabile gemma nascosta.
7.4

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