Recensione - Burnout Paradise
Take me down to the Paradise City...
Era destino: come tante altre serie di tutti i tipi di questa e della passata generazione, anche Burnout non ha saputo resistere al richiamo della "GTAizzazione", ossia la trasformazione del titolo da struttura lineare ad aperta, con un mondo di gioco pienamente esplorabile in cui è il giocatore che decide cosa fare. In questo caso specifico il mondo di gioco corrisponde a Paradise, una città fittizia disegnata specificamente con lo scopo di rappresentare il parco giochi ideale per un titolo automobilistico arcade. Decine di chilometri di strade con incroci, scorciatoie più o meno nascoste, salti, autostrade, traffico cittadino e persino una linea ferroviaria in disuso, costituiscono il territorio che possiamo esplorare con le nostre auto, in piena libertà e senza limitazioni sin dai primi secondi di gioco.
Il livello di libertà è tale che la sensazione iniziale è di smarrimento: ed ora che faccio? La suadente voce di Atomika, la DJ che ci accompagna durante tutto il gioco rivelandoci di tanto in tanto alcuni segreti della città o commentando i nostri fallimenti nei vari eventi, ci spiega da subito che quasi tutti gli incroci di Paradise fungono da punti di partenza per altrettante sfide, alle quali potremo prendere parte in ogni momento semplicemente fermandoci al semaforo dell'incrocio e premendo contemporaneamente freno ed acceleratore, corrispondenti ai due grilletti del joypad. Possiamo così accedere ad un totale di 120 eventi divisi in quattro categorie. La più numerosa è quella delle classiche gare, in cui dovremo raggiungere per primi il traguardo attraversando la città e scegliendo liberamente la rotta da prendere approfittando anche delle molte scorciatoie presenti. Ci sono poi le prove Stunt, nelle quali dobbiamo cercare di realizzare entro un tempo limite un certo numero di punti ottenuti spiccando salti, compiendo testacoda, avvitamenti e così via, sfruttando al massimo le numerose rampe sparse per la città. Le gare Uomo nel Mirino e Furia Omicida sono invece due facce della stessa medaglia: nella prima dovremo cercare di raggiungere il traguardo senza farci distruggere dagli avversari, mentre nella seconda saremo noi chiamati a distruggere un certo numero di auto avversarie affinchè la prova possa dirsi superata.
La libertà totale sarebbe però troppo dispersiva, ed è stata quindi inserita una struttura per incentivare il giocatore a dare sempre il meglio: all'avvio del gioco ci viene assegnata una patente da principianti, e lo scopo è passare progressivamente da quella alle varie patenti di classe D,C,B,A fino ad arrivare ad ottenere la Patente Burnout. Ogni patente si sblocca completando un certo numero di sfide: più è alta la classe della patente, e più sfide sono necessarie e maggiore è la loro difficoltà.
La filosofia alla base del gioco è quindi semplice: girare liberamente per la città, magari ammirando gli splendidi scenari, impegnandoci nelle sfide che vogliamo, quando vogliamo. Per arricchire ulteriormente l'esperienza, Paradise offre inoltre altre occasioni di divertimento: i maniaci degli Obiettivi potranno ad esempio divertirsi a distruggere tutti i cartelloni pubblicitari o a trovare tutte le scorciatoie di cui la città è disseminata, ed inoltre per ogni singola strada è possibile cercare di superare il record di velocità massima di percorrenza oppure il punteggio massimo di distruzione in modalità Spettacolo. In questa modalità, attivabile in ogni momento alla pressione dei due pulsanti dorsali, il tempo rallenta e la nostra auto si trasforma in una sorta di rottame rimbalzante: alla pressione del tasto X possiamo compiere un balzo spendendo però una certa quantità di energia che viene ripristinata quando colpiamo le auto del traffico, con la possibilità di influenzare la direzione del salto ruotando la telecamera. Al termine di questa modalità, che finisce automaticamente al totale esaurimento della barra dell'energia (possiamo però riempirla urtando altre auto), viene effettuato un conteggio dei punti basato sulle auto distrutte e vari moltiplicatori attivati, per determinare il punteggio finale.
Ma non finisce qui: ulteriore varietà è offerta dalle auto a nostra disposizione. Man mano che progrediamo nel gioco e guadagniamo patenti, vengono infatti sbloccate nuove auto (come sempre appartenenti a marche fittizie, ma dai lineamenti che richiamano modelli realmente esistenti) selezionabili nei diversi sfasciacarozze della città. Oltre all'ovvio incremento di potenza, prestazioni e resistenza, le varie auto si differenziano per la categoria a cui appartengono: quelle di tipo Velocità sono perfette per le gare, le auto Stunt sono l'ideale per effettuare acrobazie, mentre le Eliminazione sono le più robuste, perfette per sfide Uomo nel Mirino e Furia Omicida. Ovviamente, trattandosi pur sempre di un titolo Burnout, le caratteristiche su cui si basa la giocabilità rimangono immutate (ma non tutte, come leggerete più avanti): quindi una guida assolutamente arcade i cui elementi principali sono i takedown, ossia l'eliminazione degli avversari tamponandoli e facendoli urtare contro muri o altre auto, e livelli di velocità incredibili sfrecciando come pazzi nel traffico cittadino. Non manca ovviamente il turbo, caricabile in maniera diversa a seconda del tipo di auto usata. Le Stunt caricano il turbo compiendo salti ed altre acrobazie, le Eliminazione ottengono turbo mandando in takedown gli avversari, mentre le auto di classe Velocità riempiono la barra del turbo andando a velocità folli, e sono anche le uniche che possono attivarlo solo quando è completamente pieno, con la possibilità però di ricevere un "Burnout", ossia un turbo aggiuntivo, se si usa tutto il boost in una volta senza avere incidenti.
Insomma, la varietà è sicuramente uno dei pregi maggiori di Burnout Paradise, e lo è anche il divertimento, anche se non senza qualche problemino. Già, perchè la scelta di dare ampia libertà al giocatore ha i suoi lati positivi, ma non è immune da conseguenze negative.
Burnout non è più Burnout
Piuttosto che una innovazione, quella di cui Burnout è stato oggetto con questo episodio è una vera rivoluzione, visto che sono state completamente stravolte alcune caratteristiche da sempre alla base della serie. Iniziamo con la mancanza che si sente probabilmente di più: la modalità incidente, o "Crash Junctions". Tutti gli episodi precedenti sfoggiavano infatti quella che era diventata il vero marchio di fabbrica della serie, una modalità in cui dovevamo piombare a tutto gas su un incrocio stradale sfracellandoci su camion, automobili ed autobus cercando di causare il più spettacolare incidente possibile. Si trattava di una modalità divertentissima in singolo, che in presenza di amici si trasformava in un vero party game in cui ognuno cercava di creare l'incidente più spettacolare. Purtroppo in Burnout Paradise non v'è traccia di questa modalità, e la nuova modalità Spettacolo non si avvicina lontanamente ai livelli di divertimento che poteva offrire questa.
Un'altra caratteristica della serie qui scomparsa era la linearità dei percorsi durante le gare. Anche se negli ultimi episodi il gioco era comunque ambientato in città con strade multiple e scorciatoie, ogni gara ha sempre avuto il suo percorso ben definito, con frecce luminose indicanti le curve da prendere. Il fatto di poter adesso scegliere liberamente il proprio percorso potrebbe sembrare una novità positiva, ma in realtà non è così. Con dei percorsi lineari e ben delimitati, il giocatore poteva infatti concentrarsi esclusivamente sulla strada, sul traffico urbano e sui propri avversari, riuscendo a raggiungere velocità incredibili ed allo stesso tempo schivando il traffico evitando gli incidenti. Ora è diverso: rimangono l'altissima velocità ed il traffico urbano, dobbiamo anche pensare a svoltare nelle strade giuste portando ogni tanto gli occhi alla mini-mappa in basso a destra o alla bussola nella parte alta dello schermo, indicante in quali vie svoltare. Questo causa inevitabili distrazioni che finiscono spesso in rovinosi incidenti, oppure, se siamo troppo concentrati sull'evitare le auto del traffico, può capitare di evitare una svolta e finire in una strada più lunga per raggiungere il traguardo. Tutto questo è decisamente frustrante, e sottrae divertimento al gioco, soprattutto se dopo un errore non ci viene data la possibilità di riprovare.
Il terzo elemento sparito dal gioco è infatti la possibilità di ricominciare una gara in caso di fallimento, oppure qualora ci rendessimo conto che non possiamo farcela a vincere. Gli sviluppatori di Criterion hanno rimosso quella che da sempre è stata una caratteristica di tutti i giochi automobilistici, arcade e non, giustificando la decisione con la volontà di portare il giocatore a cambiare mentalità, e spingendolo dopo un fallimento a cercare nuove gare piuttosto che ripetere cocciutamente l'evento non riuscito. Si tratta però di una cosa riuscita a metà: non sempre è facile passare velocemente a nuove sfide, soprattutto quando si finisce nella parte montana ad ovest della città, e quindi spesso si finisce per evitare le gare con un percorso molto lungo perchè sono quelle in cui è più facile fare un errore fatale, sapendo che non si potrà riprovare velocemente la gara. Molto meglio sarebbe stato se gli sviluppatori avessero lasciato decidere al giocatore se passare ad un'altra gara oppure ripetere quella appena fallita: visto che il gioco è fondato sul dare piena libertà ai giocatori, costringerli in questa maniera è uno stridente controsenso.
Nonostante queste mancanze e difetti, Burnout Paradise è comunque godibile e vi assicurerà molte ore di divertimento. Si tratta però di un tipo di divertimento più "casinista" e spensierato, meno legato all'accanimento tipico del genere corsistico, ma promette alti livelli di assuefazione: vi capiterà più volte di spegnere la console indignati per aver perso una gara a causa di una distrazione o per aver sbagliato strada, ma ogni volta non vedrete l'ora di tornare a sfrecciare per le strade di Paradise.
Un gioiello di tecnica
Un comparto in cui il gioco brilla particolarmente è tutta la realizzazione tecnica: dalla totale assenza di caricamenti visibili, alla resa grafica della città, agli splendidi incidenti fino al frame-rate inchidato sui 60 fps, tutto dimostra le grandissime capacità degli sviluppatori di Criterion. Paradise è ricca di costruzioni, rampe, cartelloni, segnaletica stradale e con un traffico urbano sempre presente, il tutto reso in maniera estremamente realistica. Vedere tanta grazia grafica sfrecciarci davanti a velocità incredibili quando attiviamo il turbo è un vero spettacolo: Burnout Paradise dà un nuovo significato alla parola "sensazione di velocità". E quando finiamo inevitabilmente contro un muro o un'altra auto, l'animazione che mostra i vetri esplodere e le lamiere contorcersi si dimostra essere il perfetto epilogo di una corsa super-adrenalinica. Peccato solo per la totale assenza di una modalità replay: poter rivedere una sequenza particolarmente spettacolare, magari salvandola e mostrandola online agli amici, sarebbe stato estremamente appagante. Ragazzi di Criterion, prendete nota.
Dal punto di vista audio il gioco non eccelle in maniera particolare, assestandosi su livelli medi: oltre alla canzone iniziale che apre il gioco, l'azzeccatissima Paradise City dei Guns'N'Roses, gli altri pezzi della colonna sonora non entusiasmano particolarmente, ed anche il rombo dei motori e gli altri suoni del traffico, anche se non malvagi, sfigurano davanti ai campionamenti di serie come PGR o Forza.
Sportellate in compagnia
Il supporto online è un altro settore in cui Burnout Paradise dà il meglio di sè: in ogni momento, senza passare per noiose lobby o menu, premendo semplice il D-Pad è possibile partecipare a gare online esistenti o crearne di nuove per giocare insieme ai propri amici. E' tutto semplice ed immediato, sia che ci si voglia divertire in Eliminazione facendo a gara a chi distrugge più avversari, sia correndo in classiche gare punto-punto. La cosa di cui si sente maggiormente la mancanza è la varietà: avendo a disposizione una città aperta, gli sviluppatori avrebbero potuto sbizarrirsi in modalità diverse e divertenti. Basta pensare alla divertentissima Guardie e Ladri del vecchio Midtown Madness, che qui sarebbe stata perfetta. Gli amanti del gioco in compagnia casalingo rimarranno inoltre delusi sapendo che non vi è traccia di multiplayer sulla stessa console.
Burnout Paradise si rivela essere, in definitiva, un ottimo racing game arcade, adrenalinico ed assuefante. Pur non condividendo alcune scelte di gameplay che faranno storcere il naso principalmente agli appassionati storici della serie, non possiamo non apprezzare il livello di anarchico divertimento che il titolo sa offrire, qualcosa di sicuramente nuovo nel panorama dei titoli automobilistici. Se amate la guida fatta di incidenti, sportellate e derapate, Paradise City vi aspetta: non vi deluderà. 8.4
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