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F.E.A.R. 2: Project Origin
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Recensione - F.E.A.R. 2: Project OriginXbox 360Game

Dopo la conversione per console del primo titolo e due spin-off che non hanno brillato per qualità, Monolith torna al timone di F.E.A.R. curandone direttamente il seguito in versione console, e riportando sui nostri schermi l'inquietante presenza di Alma: scopriamo insieme le qualità del nuovo F.E.A.R. 2: Project Origin.

Il Gioco

F.E.A.R. 2: Project OriginSegue direttamente le vicende del primo gioco della serie, ma è godibile anche per chi non ha mai giocato il primo episodio: la vicenda inizia parallelamente alla fine di F.E.A.R., poco prima del deflagrante finale, e ci vede nei panni di un nuovo protagonista, l'agente della Delta Force Michael Becket, un soldato delle forze speciali inviato presso gli uffici Armacham per arrestare la direttrice dell'esperimento su Alma, responsabile di aver trasformato una bambina in una potentissima entità paranormale. Le cose non vanno però secondo i piani, e ci troviamo presto in una città devastata, in una lotta tra Delta Force, forze F.E.A.R. e replicanti rianimati da una Alma ancor più violenta e devastante di prima.

Il gameplay di base di F.E.A.R. 2: Project Origin è quello di un classico FPS, con l'aggiunta di qualche elemento per insaporire la ricetta. Come nel primo episodio della serie, disponiamo del potere di rallentare il tempo, attivabile per un periodo limitato e ricaricato automaticamente dopo l'uso: questo ci permette di mirare meglio ai nemici sempre in movimento, permettendoci di fronteggiarne gruppi nutriti senza finire vittime del loro fuoco incrociato. Ovviamente bisogna sempre tenere d'occhio l'indicatore di durata dell'effetto rallentatore, posto sul mirino, per sapere quando è il caso di trovare un riparo per dare il tempo al potere di ricaricarsi. In un paio di occasioni durante il gioco ci viene inoltre data l'occasione di metterci al comando di devastanti mech, dotati di mitragliere Vulcan e lanciamissili: una gradita variante al normale spara-spara del gioco.

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Oltre alla modalità storia, che vi terrà occupati in quattordici livelli per un tempo variabile tra le quindici e le venti ore, a seconda del livello di difficoltà scelto (peraltro modificabile anche "in corsa" qualora vogliate rendere più facile o più impegnativo il gioco), gli sviluppatori di Monolith ci offrono anche un comparto multiplayer basato su mappe create su misura per le varie modalità: non troviamo comunque particolari spunti di originalità, con tipi di gioco che ricalcano quelli classici, dal deathmatch al territorio al cattura la bandiera. Purtroppo non possiamo fornirvi un parere sul gameplay o sulle prestazioni online del gioco, poiché per recensirlo prima dell'uscita abbiamo potuto provarlo solo in system link: non ci è sembrato però avere particolari elementi di attrattiva capaci di strappare gli amanti di sparatutto online a titoli come GOW 2, Halo 3 o COD4/5.

Amore

Visuali

- Il fatto che il gioco sia stato sviluppato direttamente da Monolith lo si nota soprattutto nel solido comparto tecnico: i precedenti giochi della serie furono infatti portati su console da team secondari, e questo impattò molto sulle prestazioni grafiche. Qui troviamo invece un ottimo comparto visivo, con una grafica che dà il meglio di sé quando vengono applicati filtri speciali, come durante le apparizioni di Alma o le allucinazioni del protagonista, fino a raggiungere il culmine quando si entra nei mech, con una immagine "sporca" che dona un grande realismo agli ambienti. Ottime le animazioni dei nemici soprattutto quando muoiono, apprezzabili grazie all'effetto rallentatore, e piuttosto varie le ambientazioni, che vanno da un ospedale ad aree devastate di una città, passando per tunnel della metropolitana e centri di ricerca ultrasegreti. Molto ben realizzato anche l'effetto di "presenza fisica" del nostro personaggio: soprattutto quando si corre o si saltano degli ostacoli, la sensazione di essere dentro un soldato dotato di un corpo ed una propria massa è molto forte.

Sonoro

- Come per il primo titolo della serie, anche F.E.A.R. 2: Project Origin offre un comparto audio di primo livello: ottimo lo sfruttamento del sonoro posizionale 5.1, con effetti nitidi, ben definiti e riconoscibili. Il tappeto audio contribuisce bene all'atmosfera, e buono anche il doppiaggio in italiano, con voci convincenti e una discreta recitazione.

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Odio

Narrazione

- Forse è un nostro limite ed altri non avranno lo stesso problema, ma non abbiamo capito molto di quel che accade nel gioco. E' chiaro perché siamo lì e chi/cosa stiamo combattendo, ma la storia è narrata in un modo talmente frammentato, fatto di comunicazioni radio e documenti trovati in giro per i livelli, che si perde facilmente il filo degli eventi. Probabilmente una narrazione più lineare, aiutata magari da qualche sequenza animata, avrebbe aiutato a comprendere meglio la storia.

Paura

- Detto in breve, F.E.A.R. 2: Project Origin non fa paura. Questo può essere o meno un lato negativo a seconda di quello che vi aspettate dal gioco: noi ci aspettavamo più tensione e momenti di pura paura, ma non ne abbiamo trovato traccia. Il gioco è molto impostato sull'azione, e raramente ci si sente in una situazione di pericolo tale da dover procedere molto lentamente, stando attenti a ogni rumore per capire da dove arriverà la prossima minaccia. Semplicemente si procede di sparatoria in sparatoria, e anche le occasionali apparizioni di Alma non fanno lo stesso effetto che facevano nel primo gioco della serie. Qualche raro momento in cui un particolare nemico vi sorprenderà facendovi saltare sulla poltrona c'è sicuramente, ma sono troppo pochi per poter creare una vera atmosfera di tensione durante tutto il gioco.

Sistema di copertura

- Gli sviluppatori hanno inserito nel gioco l'interessante possibilità di spostare o ribaltare tavolini, armadi e altri oggetti di arredamento per creare delle coperture improvvisate: si sente però la mancanza di un vero sistema di copertura, che ci permetta di "agganciare" un riparo e sporgerci per far fuori i nemici. L'unica cosa che possiamo fare per ripararci è accovacciarci dietro un ostacolo, per poi alzarci o spostarci lateralmente per sparare. Sicuramente non è una mancanza fondamentale, soprattutto perché il sistema di slow-motion rende quasi superfluo l'uso delle coperture, ma durante la nostra esperienza di gioco ci è venuto istintivo più di una volta cercare di agganciare il riparo di turno, quindi un sistema del genere non ci sarebbe dispiaciuto.

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Tiriamo le somme

Nonostante i lati negativi evidenziati, il gameplay di F.E.A.R. 2: Project Origin si è dimostrato molto ben realizzato e capace di offrire una esperienza solida e sufficientemente varia, senza correre mai il rischio di annoiare il giocatore. Ci sarebbe sicuramente piaciuta un po’ più di innovazione nel gameplay, che rimane nelle meccaniche essenzialmente simile al primo episodio, unitamente ad una narrazione più chiara ed immersiva. Tutto considerato, si tratta comunque di un titolo valido, che consigliamo agli amanti degli sparatutto e delle atmosfere horror/paranormali, purché non si aspettino però un gioco terrorizzante.
8.0

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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i Le recensioni di MX esprimono il punto di vista degli autori sui titoli provati: nelle sezioni "Amore" ed "Odio" sono elencati gli aspetti positivi e negativi più rilevanti riscontrati nella prova del gioco, mentre il voto ed il commento conclusivo rispecchiano il giudizio complessivo del redattore sul titolo. Sono benvenuti i commenti e le discussioni tra chi è d'accordo o in disaccordo con tali giudizi, ma vi chiediamo di prendere atto del fatto che si tratta di valutazioni che non hanno pretesa di obiettività nè vogliono risultare vere per qualsiasi giocatore. La giusta chiave di lettura per le nostre recensioni sta nel comprendere le motivazioni alla base dei singoli giudizi e capire se possano essere applicate anche ai vostri gusti personali.
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