Anteprima - Project Sylpheed
Tutti i punti guadagnati nel corso dei vari stage ricoprono un ruolo molto importante: essi ci permettono infatti di sviluppare nuovi e più potenti armamenti con i quali equipaggiare il Delta Saber (questo è il nome del nostro velivolo). La curva di difficoltà del gioco sale in maniera piuttosto rapida e, se nelle prime missioni dovremo vedercela con sparuti gruppi di nemici, più avanti dovremo misurarci con forze di ben altra caratura; possedere un equipaggiamento massiccio diventa perciò un’esigenza di vitale importanza, tentare di sbaragliare le forze avversarie con il solo uso dell’ arma primaria (costituita da un cannone laser montato sul "naso" della nave) non è sicuramente consigliabile. Perché perciò non montare anche qualche strumento di distruzione più potente? Abbiamo a disposizione tre slot liberi nei quali installare le armi secondarie e durante le battaglie potremo swichare velocemente da un arma all’altra tramite la semplice pressione di un tasto del gamepad. L’installazione dei vari dispositivi, oltre a conferire notevoli vantaggi in battaglia, modifica anche l’aspetto estetico della Delta Saber, dettaglio decisamente ben gradito.
Per quanto riguarda i sistemi di difesa, la navetta è protetta da uno scudo energetico che si affievolisce ogni qualvolta viene colpito: una volta caduto sotto il fuoco nemico, l’unica cosa che ci separa da una prematura scomparsa è la corazza stessa della navetta. C’è da dire che se riusciamo a non subire attacchi per un certo lasso di tempo la scudo tende a ricaricarsi, esattamente come accadeva in Halo. Potremo anche contare sull’ aiuto di alcuni compagni, ai quali impartire semplici ordini come attaccare il nemico o restare in formazione difensiva, nel corso degli scontri.
Il primo impatto con il gioco è positivo: i comandi sono semplici ed intuitivi (c’è comunque la possibilità di scegliere una configurazione più complessa e simulativa) e il gioco appare veloce e frenetico. La possibilità di muoversi a piacimento nelle tre dimensioni trasmette una gradevole sensazione di libertà. La telecamera inquadra la Delta Saber posteriormente e permette una buona visuale globale di quanto avviene nelle nostre circostanze. Tutti i dettagli di cui abbiamo bisogno come velocità, efficienza degli scudi, arma attualmente selezionata ecc. vengono visualizzati ai lati dello schermo così come il radar e la finestra di dialogo attraverso la quale ci verranno impartiti gli obbiettivi di missione. Questa interfaccia, va detto, risulta un po’ troppo ingombrante e sebbene dopo qualche tempo ci si faccia l’abitudine, non sarebbe stato male snellirla un pochino. Gli scontri sono molto frenetici e l’adrenalina durante le battagli più caotiche sale a livelli di guardia. Tra una missione e l’altra potremo poi assistere a degli intermezzi realizzati in CG che mostrano l’evolversi della trama.
Andiamo ora ad analizzare gli aspetti tecnici di questo prodotto. La grafica è senza ombra di dubbio molto piacevole, le navicelle presentano un elevato numero di poligoni e delle texture di buona fattura. Anche gli effetti di illuminazione appaiono decisamente positivi e rendono giustizia ad un titolo next-gen. Talvolta si rimane spiazzati dall’elevatissimo numero di effetti visualizzati sullo schermo: le esplosioni multiple, le scie dei missili e gli scintillanti effetti dei motori delle navette che schizzano nello spazio, tutto è davvero molto bello. Il design delle varie astronavi e degli enormi incrociatori che dovremo affrontare è naturalmente molto "jappo", cosa che renderà ulteriormente felici gli amanti di anime. Il frame-rate si attesta su 30 fps ma capita talvolta di assistere a dei cali di fluidità nelle situazioni più concitate. Le ambientazioni di gioco vantano un notevole numero di dettagli come pianeti, galassie e nebulose varie ma, data la stessa natura dell’universo, alla lunga possono diventare ripetitive o sembrare un po’ piatte. Alcune missioni verranno svolte all’interno dell’atmosfera di alcuni pianeti, scelta effettuata forse (oltre che per esigenze di "copione") per attenuare questa ripetitività.
Il comparto sonoro è forse quello che meno mi ha convinto in Project Sylpheed: gli effetti generati dal fuoco delle armi, dalle esplosioni e dai rombi dei motori sono discreti e riprodotti in formato surround 5.1, ma la colonna sonora, pur non essendo del tutto malvagia, non riesce a trasmettere al giocatore l’emozione che dovrebbe.
Tirando le somme il gioco appare decisamente convincente, pur non brillando per innovazione. Potrà sicuramente appassionare quelli che, come me, amano questo genere di giochi ma anche chi non ha mai provato l’ebrezza di pilotare un mezzo da battaglia spaziale, grazie alla sua immediatezza e velocità.
Speriamo solo che qualcuno decida di convertirlo anche nel formato PAL e farlo godere anche a noi bistrattati europei!
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