Exoborne - visto alla gamescom
Exoborne è un progetto molto ambizioso, anche per come si propone di utilizzare meccaniche tipiche di svariati generi, riorganizzate in una proposta originale. Proviamo subito a darne una definizione, allora, facendoci aiutare dagli stessi sviluppatori: Sharkmob infatti ce lo ha descritto come un “tactical open-world extraction shooter”, quindi uno sparatutto a mappa aperta, in cui un gruppo di fuoco deve cooperare per riuscire a mettersi in salvo da una certa zona, dopo aver compiuto la missione prevista. Quello che va aggiunto a questa descrizione, è che tutto ciò avviene secondo il cosiddetto modello “Player versus Player versus Environment” (PvPvE), quindi con la presenza di più squadre composte da giocatori online che, oltre a superare gli ostacoli e i nemici controllati dalla IA, si trovano in competizione tra di loro.
MX Video - Exoborne
La narrazione alla base di Exoborne racconta di un futuro scenario apocalittico in cui gli Stati Uniti (ma pare di capire anche il resto del mondo) sono caduti di fatto sotto il controllo della Rebirth, una mega-corporation che inizialmente si è resa indispensabile per rimediare agli effetti di un catastrofico cambiamento climatico, grazie alle proprie tecnologie: delle gigantesche torri con capacità di geoingegneria tali da poter riportare la Terra al suo precedente splendore. Inoltre, per fare ciò, la stessa Rebirth ha diffuso i propri Exo-Rig, degli esoscheletri in grado di aumentare notevolmente le capacità degli addetti alla costruzione delle torri. Si scoprirà però che le torri fungono in realtà anche da dispositivi di controllo a distanza proprio degli Exo-Rig, sfruttando i quali la Rebirth non ha difficoltà a piegare il dissenso e ad ergersi quale despota di un Paese flagellato dai violenti fenomeni causati dal mutamento climatico e ridotto di fatto in una condizione di guerra civile. Nel gioco impersoniamo uno dei tanti gruppetti che, svincolati gli Exo-Rig dal controllo della Rebirth, portano avanti la ribellione contro il sistema, dovendo però fare i conti anche con una quotidiana “guerra per la sopravvivenza” con altre fazioni ribelli.
Questo esoscheletro è naturalmente centrale nel plasmare il gameplay di Exoborne. Nel loro precedente Vampire The Masquerade: Bloodhunt era lo status di vampiro ad attribuire al giocatore eccezionali capacità fisiche ed abilità peculiari, mentre in questo nuovo titolo le medesime qualità derivano dall’indossare questo avanzatissimo esoscheletro. La differenza è che, trattandosi di una tecnologia, è possibile migliorarla e specializzare i vantaggi che procura: la spinta che costantemente guida il gameplay loop di Exoborne è quella di ricercare ed appropriarsi di componenti migliori, o di risorse utili per costruirli, al fine di far progredire nella direzione voluta il proprio Exo-Rig. Non c’è il concetto di un level-up dei personaggi, che sono e rimangono persone ordinarie, quanto appunto del Exo-Rig che utilizzano: a fare “level-up” è il loro equipaggiamento. Lo stesso discorso vale, fin dall’inizio, per le tre classi di combattente che possiamo impersonare: si tratta di classi dalla caratterizzazione abbastanza tradizionale (un “tank” lento ma ben corazzato, il suo opposto ed uno scout/soldato con caratteristiche intermedie) che corrispondono in realtà ai diversi tipi di Exo-Rig in dotazione e che è possibile personalizzare nel corso del gioco, fino a creare delle classi ibride, realizzate su misura per il nostro stile di gioco.
Attenzione, però: in Exoborne tutto è soggetto alla dura legge del “chi non risica, non rosica” : il nostro Rig personalizzato viene perso se finiamo uccisi durante la missione, e toccherà ripartire da un esoscheletro di base, sempre disponibile. Sarà quindi necessario pianificare e valutare attentamente le uscite del nostro gruppo di fuoco nel mondo di Exoborne: ci si può accontentare di una perlustrazione relativamente tranquilla, magari alla caccia di sempre utili risorse... oppure decidere che si ha il tempo e l’equipaggiamento giusto per tentare una missione più ambiziosa, magari legata al progresso nella narrazione principale. Naturalmente le missioni più impegnative, e quindi più rischiose, sono quelle che garantiscono le ricompense più ambite e toccherà quindi ai giocatori valutare quanto rischiare nella loro spedizione. Sia come sia, la meccanica di gioco non cambia: bisognerà procedere nella missione intrapresa, fronteggiando le forze della Rebirth e mettendo in conto occasionali incontri con altri giocatori, fino ad arrivare ad impossessarsi del proprio obiettivo. Fatto questo, si innesca la componente di vera e propria “extraction” del gioco, in cui dovremo raggiungere un punto convenuto dove attendere l’arrivo di un mezzo di trasporto che ci porti in salvo. Il nostro punto di estrazione verrà segnalato a tutte le squadre, che potrebbero decidere di convergere verso esso sperando di eliminarci ed impossessarsi del bottino: bisogna quindi prepararsi ad intensi scontri in cui la componente da PvP tattico diventa prevalente (e contrariamente ad altri titoli del genere, in Exoborne non basta salire a bordo del mezzo, la partita rimane aperta finché non siamo fisicamente al di fuori della portata di tiro del nemico).
Nel corso del nostro incontro, Sharkmob ha insistito molto sul ritenere centrale il rapporto rischio/ricompensa per mantenere sempre sulle spine i giocatori ed in effetti non è difficile immaginare partite di Exoborne destinate a concludersi con memorabili trionfi, così come con cocenti delusioni. D’altra parte lo sviluppatore è stato altrettanto chiaro nel ribadire la presenza di vari accorgimenti volti ad evitare che l’esperienza diventi frustrante: indipendentemente dall’esito della missione, il tempo speso nel gioco viene sempre in qualche modo ricompensato.
Un’altra importante particolarità di Exoborne è il profondo legame tra gameplay e situazione ambientale. Si è già detto dei cataclismi climatici che caratterizzano la storia, ma questi non sono soltanto un espediente narrativo, entrando invece a pieno titolo tra le meccaniche di gioco. Le nostre missioni si svolgeranno in una mappa viva, dinamica, dove in maniera imprevedibile potremo venire a contatto con eventi meteorologici normali, ma anche meno... normali: da una semplice pioggia (che può comunque limitare le nostre capacità visive e uditive) fino a devastanti tempeste. In queste circostanze il nostro esoscheletro, oltre a fornirci protezione, può anche interagire con gli elementi, sfruttando la forza della Natura a nostro vantaggio. Come tutto in Exoborne la furia degli elementi è un fattore di pericolo, ma anche un’opportunità, sia tattica (un forte vento può permettere di usare il deltaplano per piombare rapidamente su un gruppo nemico) che di guadagno (una tempesta elettrica può rivelare alcuni materiali rari non recuperabili altrimenti).
A conclusione della dimostrazione c’è stato tempo per qualche domanda e ne ho approfittato per togliermi un paio di personali curiosità. La prima riguarda la giocabilità di Exoborne da giocatori singoli, perché mi pare abbastanza palese che il gioco sia pensato per essere giocato in cooperativa, come peraltro sistematicamente mostrato nel gameplay che ci è stato proposto. Gli sviluppatori mi hanno confermato che il gioco cooperativo è fortemente incoraggiato, al punto che sarà presente un sistema di matchmaking per consentire la formazione di squadre occasionali. Sarà comunque possibile entrare in partita da “lupi solitari”, ma il gioco non farà molto per venire in nostro soccorso e sicuramente le missioni più complesse saranno davvero ardue da affrontare in solitaria. In collegamento a questo discorso, ho anche chiesto se fosse stata valutata (magari per il futuro) una variante del gioco strettamente PvE, senza la compresenza di altre squadre di giocatori nella sessione, un po’ come ha fatto Sea Of Thieves con i suoi “Safer Seas”, ma Sharkmob ritiene la componente PvP essenziale per questo gioco, per cui niente da fare sotto questo aspetto. Al tempo stesso però gli sviluppatori sono consapevoli delle possibili frustrazioni legate al contesto PvP, specialmente per i nuovi giocatori e stanno operando per mitigare questi rischi, ad esempio prevedendo meccanismi che evitino per quanto possibile la presenza nella stessa partita di squadre con livelli di esperienza molto diversi.
Devo ammettere di essere uscito da questa estesa dimostrazione di Exoborne con aspettative davvero elevate per il gioco finale. Pur non essendo molto innovativo nelle sue meccaniche di combattimento, è un gioco che prova con intelligenza a creare un ibrido tra generi diversi. Se a prima vista il gameplay di base può sembrare quello di un classico battle-royale a squadre (ci si paracaduta sul terreno di gioco, lo si attraversa e si affrontano le squadre avversarie), la struttura complessiva del gioco è di ben altra pasta: l’arco narrativo è interessante ed approfondito (come testimoniato anche dalla qualità delle cinematiche mostrate, a tratti davvero notevoli) ed il gameplay loop, con missioni volte a potenziare il nostro equipaggiamento, garantisce secondo me un coinvolgimento ben maggiore rispetto ad una semplice competizione da “last man standing”. Aggiungiamo a ciò una resa grafica in linea con il progetto di fascia alta che questo gioco ambisce ad essere, impreziosita dalla spettacolarità degli eventi naturali, ed abbiamo un titolo dal potenziale davvero interessante. Magari non per tutti per via di una scelta di campo abbastanza netta (always online, PvP, cooperativa fortemente consigliata), ma dopo quanto ho potuto vedere, per quanto mi riguarda Exoborne finisce dritto tra gli action shooter più attesi del prossimo anno!
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