Anteprima - Agony
Il collasso finale è infine arrivato nel nuovo millennio, con film, canzoni, cartoni, libri e l’industria intera dell’intrattenimento impegnata a dipingere il diavolo come: a)possibile compagno di bravate, b)nemico arrogante che alla fine perde, c)terrore limitato a precise dimensioni alienabili con qualche frase in latino. La stessa moda dei riti satanici fra teenager degli anni novanta non segna un punto a favore del Caprone, ma solamente la dimostrazione che non è più preso sul serio: se la dimensione infernale fosse davvero una cosa temuta, nemmeno i più scafati penserebbero di evocarne il Re. Solamente Cthulhu ha subito un destino peggiore, passando da terrore indescrivibile a pupazzo puccioso.
Fortunatamente la visione dei polacchi Madmind sembra assai lontana da questo declino. Dalle informazioni rilasciate finora, il titolo sviluppato dallo studio polacco vuole portare sulle nostre console una dimensione violenta, buia, brutale ed estremamente esplicita. Il progetto ha ottenuto l’attenzione del pubblico fin da subito, superando in scioltezza la campagna di raccolta fondi aperta su Kickstarter e offrendo poco dopo, a stampa e sostenitori, una breve demo di prova per far intuire il risultato a cui il team sta puntando.
La base di Agony è quella di un survival horror in prima persona, dove il giocatore veste i panni di un dannato alla ricerca di una via di fuga dai suoi tormenti, e in senso meno metafisico, dai piani della sofferenza infernali. Se è vero che nudi veniamo al mondo e nudi ce ne andiamo, viene da dedurre che altrettanto nudi ci ritroviamo all’Inferno. Una situazione molto scomoda se si decide di darsi alla fuga attraversando file e file di demoni guardiani. Fortunatamente – in senso molto lato, vista la situazione – lo status di semplice dannato è così basso e denigrato da trasformarsi in un vantaggio nel momento in cui ci si dà alla macchia: basta muoversi con circospezione, sfruttando il buio per farsi invisibili, e nessuno si accorgerà della diserzione.
MX Video - Agony
Ad illuminare il cammino due cose: la Dea Rossa, meta finale e probabilmente unica fonte di aiuto e risposte, e le torce. Queste ultime possono aiutarci nel non perdere la strada, ma sono dei veri e propri fari segnalatori per i guardiani della prigione. Armarsi di torcia significa accettare il rischio di perdere il più grande alleato a nostra disposizione: il buio. Durante la fuga è possibile avere qualche breve interazione con gli altri dannati, ma probabilmente il frutto da raccogliere sarà solamente una frase delirante o la confessione di qualcosa fatto in vita.
Più interessante e utile è il potere di cui è dotato il protagonista (senza nome e senza passato come vuole la tradizione). Decisamente poco affezionato alle sue spoglie materiali, il fuggiasco potrà lasciare il proprio corpo per entrare in quello di un altro dannato o, addirittura in quello di un demone minore. Al verificarsi di tale eventualità il gameplay riceve una decisa scossa, visto che i demoni, anche i più bassi nella catena di comando, sono un flagello insormontabile per gli ospiti del Diavolo. Si muovono più veloci, sono forzuti e possono sfruttare particolari poteri per dar fuoco ad un dannato o scagliarlo in giro come una bambola di pezza. Una versione molto molto oscura della Forza, per dare un’idea.
La trasmigrazione in altri corpi servirà per sbloccare gli enigmi ambientali necessari a proseguire, inoltre alcune operazioni aumenteranno l’efficacia del nostro potere portandoci a controllare demoni sempre più grossi. Senza dimenticare però che il caos è l’unica legge, e anche fra demoni non vi è rispetto. Vestire i panni di uno di loro non significa essere al sicuro. Violenza e morte possono comunque arrivare da demoni superiori privi di qualsiasi senso di lealtà nei confronti dei propri simili.
Che poi, "simili" è una parola grossa. Gli artisti di Madmind si sono infatti sbizzarriti dando vita a creature di ogni forma, oscene ed aliene. Alcune hanno sprazzi antropomorfi, ma è un inganno fatto per poter usare la libido come trappola, perché morte e sesso vanno a braccetto da sempre a fianco dell’uomo.
Nel caso vada tutto storto, infine, l’anima abbandonerà il corpo e per qualche tempo rimarrà a disposizione del giocatore che, a quel punto, per continuare la partita, dovrà trovare un nuovo ospite. Si tratta di una meccanica che, in puro sprezzo del pericolo, può essere sfruttata in modo volontario, arrivando al suicidio per poter raggiungere zone accessibili solo in forma etera. Strategia pericolosa, perché il tempo a disposizione per occupare un nuovo ospite non è infinito e, una volta scaduto, non c’è alcuna via di scampo.
Visivamente Agony sfrutta la potenza e versatilità dell’Unreal Engine 4 per dar vita ad un Inferno sì cupo, ma allo stesso tempo ricco di violenti contrasti cromatici capaci di far sembrare il tutto più colorato di quello che in realtà è. Nei video rilasciati fino ad ora si notano ancora alcune mancanze o sbavature, soprattutto nelle animazioni, ma i mesi che separano il gioco dall’uscita sono esattamente il periodo dello sviluppo dove queste imperfezioni vengono sistemate.
Su tutto s’innalza l’estrema violenza (non solo fisica) su cui poggia l’opera. Come detto all’inizio, l’inferno di Agony non è un tunnel con una luce alla fine, non c’è redenzione e compassione. Allo stesso tempo non c’è alcuna regola morale che vincoli l’agire dei demoni, impedendo loro di compiere le più assurde atrocità nei confronti dei giocattoli in arrivo dal mondo dei vivi. Di sicuro la visione di Madmind non sarà per tutti gli stomaci.
Anche se sprovvisto di una data d’uscita precisa, Agony dovrebbe arrivare entro al fine dell’anno su console, e i filmati rilasciati fino ad ora hanno sempre mostrato un progetto in salute, con le idee chiare e nessun timore di trasformarle in immagini. Di sicuro la produzione Madmind desterà l’interesse di molti giocatori appassionati al genere, e probabilmente anche qualche discussione di chi non vedrà di buon occhio l’idea di mostrare l’inferno al mondo.
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