Homefront: The Revolution - provato alla Gamescom
Il gioco ci mette nei panni di uno di questi ribelli nel 2029, quattro anni dopo l'invasione coreana, nella città di Filadelfia che è stata divisa dagli invasori in diverse aree: al centro c'è la Green Zone, dove vivono i cittadini più abbienti ,l'elite militre e gli amici del nuovo regime, caratterizzata da livelli di sicurezza altissimi. Qui, spiegano gli sviluppatori, si svolgerà gran parte della storia e vi saranno ambientate molte cut-scene, ma non sarà teatro dell'azione. C'è poi la Yellow Zone, che si sviluppa intorno alla Green, una sorta di ghetto abitato dalla popolazione meno facoltosa come operai e altri lavoratori: questa è densamente popolata e ricca di ronde che controllano i movimenti dei cittadini, quindi in quest'area il gameplay sarà principalmente stealth e ci vedrà muoverci sui tetti o nelle fogne per evitare di essere individuati, con azioni d'assalto molto brevi e mirate a specifici obiettivi. Ulteriormente all'esterno c'è infine la Red Zone: qui si sono consumate gran parte delle battaglie durante l'invasione coreana, quindi si tratta di un'area ormai priva di popolazione, martoriata dai bombardamenti e ricca di edifici devastati dalla guerra, con le strade pattugliate da corazzati coreani e droni che scansionano l'ambiente in cerca di qualunque presenza indesiderata. Questa è la zona nella quale si consumeranno la maggior parte degli scontri a fuoco del gioco, ed ha una struttura aperta divisa a zone, o "Strike Points", che dovremo acquisire man mano completando vari obiettivi così da aumentare il controllo dell'area e riuscire a contrastare più efficacemente i nemici. Anche se gli eventi legati a missioni specifiche saranno scriptati, gran parte degli incontri in quest'area sono casuali e dipendenti dalle condizioni atmosferiche, anch'esse dinamiche.
Terminata questa introduzione, gli sviluppatori spiegano che è proprio nella Red Zone che si svolgerà la prova hands-on e ci invitano a prendere posizione alle postazioni dimostrative. La missione ci vede tendere un agguato ad un blindato nemico facendovi cadere un barile esplosivo dal balcone di un palazzo semidistrutto, per poi prenderci cura con fucili d'assalto e bombe molotov dei soldati rimasti. La missione era la stessa già mostrata pubblicamente nel seguente video, quindi piuttosto che descriverla per filo e per segno vi lascio guardarla di persona per poi passare ad osservazioni varie e commenti sul gameplay:
MX Video - Homefront: The Revolution
La missione ci vedeva catturare uno Strike Point indicato sulla mappa, ed ho potuto raggiungerlo utilizzando una moto nascosta in un container dei ribelli: gli sviluppatori spiegano che tutta la Red Zone è disegnata per favorire gli spostamenti in moto, ed infatti l'area è ricca di varchi e rampe che permettono di superare i muri tra i palazzi, oltre che di container nei quali recuperare i veicoli. Una volta raggiunto lo SP e fatti fuori alcuni soldati di guradia, la zona ha cambiato colore sulla mappa ad indicare che ora era sotto il controllo dei ribelli, riempiendo inoltre la mappa di icone come accade quando si cattura una torre di comunicazione in Far Cry; ho chiesto agli sviluppatori se è possibile che le forze coreane riprendano il controllo di queste aree e la risposta è stata negativa, ma non significa che non vi troveremo più forze ostili: semplicemente in un'area controllata dai ribelli è molto più facile far fuori i nemici grazie ad una presenza di alleati molto più marcata.
Una volta catturato il primo SP, sulla mappa sono comparsi altri punti simili, molti dei quali richiedevano il raggiungimento di sotto-obiettivi per essere catturati: ad esempio per catturarne uno dovevo accendere un ripetitore radio, ma per farlo ho dovuto prima trovare un generatore nascosto nella cantina di un palazzo vicino. Durante le mie esplorazioni - completamente libere in tutta la mappa - mi sono trovato più volte a scontrarmi con pattuglie nemiche: a volte sono riuscito a prenderle di sorpresa lanciando bombe al plastico o molotov per decimarle velocemente, ma a volte dei droni di ricerca mi hanno individuato segnalando la mia presenza ai nemici che hanno iniziato a cercarmi all'interno dei palazzi, ed in tal caso l'utilizzo del fucile a pompa è stato fondamentale. Ovviamente è possibile far fuori i droni prima che segnalino la nostra presenza: basta distruggerli prima che abbiano finito di scansionarci con il loro laser.
Homefront: The Revolution dispone anche di un sistema di personalizzazione delle armi simile a quello visto in Crysis: è possibile in ogni momento visualizzare l'arma e cambiare mirino, impugnatura, caricatore e canna delle nostre armi, ovviamente solo quando siamo in possesso dei vari potenziamenti. Questi si trovano cercando nel mondo di gioco - è pieno di casse e scatoloni dai quali reperire risorse preziose - oppure acquistandoli presso appositi armadi accessibili dopo aver catturato una zona, in maniera molto simile a quanto già visto nella serie Far Cry.
Dal punto di vista grafico il gioco sembra soddisfacente seppur non spaccamascella, ma è evidente come necessiti ancora di molta ottimizzazione: durante le scene più concitate e soprattutto durante le esplosioni ho notato forti cali di frame-rate fino ad arrivare a veri e propri blocchi momentanei dell'immagine.
Una volta posato il pad, esco dalla prova di Homefront: The Revolution non ancora convinto della bontà del gioco. Il gameplay aperto funziona sicuramente, ma non ho trovato l'azione sufficientemente coinvolgente o diversa da quanto visto finora in altri giochi. Sicuramente questo dipende dalla natura open world del titolo e probabilmente il tutto va valutato seguendo la storia e verificando anche quanta varietà ci sia nel gameplay, ma tra tutti i giochi alla Gamescom questo è uno di quelli che mi hanno lasciato meno la voglia di giocarci ancora. Speriamo che, nelle future occasioni che avremo di provare il gioco prima del lancio, riesca a convincerci maggiormente.
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