Lost Planet 3 - anteprima hands-on
Il gioco ha luogo sul pianeta ghiacciato EDN III all'inizio della colonizzazione terrestre, quindi molto prima di Lost Planet, quando la società mineraria NEVEC ha iniziato a inviare le sue navi sul globo per avviare l'estrazione di materiali da inviare sulla Terra. La storia inizia con il protagonista, Jim Peyton, notevolmente invecchiato e bloccato sotto i massi di una frana avvenuta per motivi ignoti; Jim viene soccorso dalla nipote Diana (che, tra parentesi, sembra la copia sputata della Nova del mai uscito Starcraft Ghost), ma Jim capisce di essere ormai spacciato e decide di redimersi di tutto quello che ha dovuto fare nella sua vita raccontando la sua storia a Diana. La storia del gioco gioco si svolge quindi come una narrazione in terza persona durante la quale viviamo le avventure di Jim dal suo arrivo sul pianeta in poi.
La prima ora e mezza circa di gioco funge da prologo/tutorial: nei panni di Jim Peyton viviamo l'arrivo della nave NEVEC nell'atmosfera di EDN, ma qualcosa non va come dovrebbe e la nave si schianta rovinosamente disperdendo passeggeri e personale per il pianeta. Il gameplay vero e proprio inizia in questo momento, quando usciamo dai rottami della nave e siamo costretti a vagare per il pianeta ghiacciato in cerca di un transponder necessario per metterci in contatto con il resto dei coloni: qui familiarizziamo con il sistema di controllo, lo stesso di altri moderni sparatutto in terza persona, ed una volta entrati in una grotta incontriamo anche i primi Akrid, i feroci animali che popolano il pianeta. In questo primo incontro si presentano come una sorta di fiori giganti spara-acido a quattro zampe. Dopo averne fatto fuori qualcuno sembra stiano per sopraffarci, quando un enorme mech accorre in nostro aiuto: fa parte di una carovana di coloni - composta anche da alcuni veicoli di trasporto - diretta alla base NEVEC e Jim si unisce quindi a loro. Durante il viaggio ci troviamo a dover aggiustare un dispositivo guasto e ci viene così mostrato il sistema di riparazione, in realtà molto semplice: appare un pannello con due maniglie che dobbiamo allineare ruotando i due stick analogici, e la vibrazione del pad ci fa capire quando l'allineamento è corretto ed il guasto riparato.
Alla fine arriviamo alla base NEVEC, un avamposto ricavato tra i resti di un altro vascello precipitato; qui facciamo la conoscenza del capo del posto, il quale dà il benvenuto a Jim e gli spiega che dovrà darsi da fare aiutando la colonia in varie attività. Lo scopo principale della NEVEC è recuperare energia termica, della quale il pianeta è ricco e che si concentra in sacche sparse sotto la superficie oltre che nel sangue degli Akrid, che dopo estratta verrà inviata sulla Terra come potente ed efficientissima fonte d'energia. Prima di darsi da fare, però, Jim deve recuperare il suo Rig, il mech da lavoro che si è portato dalla Terra che è stato nel frattempo riparato e portato nell'hangar. La base NEVEC è composta da tre piani liberamente esplorabili, nei quali troviamo diverse persone con le quali possiamo parlare, negozianti disposti a venderci potenziamenti per le armi o per il nostro stesso Rig, oppure semplici comparse che sono sempre disposte a scambiare due chiacchiere. Sembra in effetti che Spark e Capcom si siano impegnate molto nella realizzazione dei dialoghi del gioco: sia le cut-scene, molto ben realizzate e con un ottimo livello recitativo dei personaggi, che i dialoghi occasionali, sono tutti ben realizzati ed a volte riescono a strappare anche un sorriso. Mi ha ad esempio sorpreso un operaio saldatore che quando sono arrivato avevo trovato a lavorare in un corridoio: quando sono ripassato nello stesso punto qualche tempo dopo lui era sempre lì, ma si è girato dicendomi "non crederai che sia stato qui in piedi per tutto il tempo?" e poi, quando sono ripassato di lì subito dopo correndo, ha esclamanto "ma stai facendo jogging?".
Una volta parlato con il capo meccanico e preso possesso del mio Rig, è stato il momento di svolgere la prima missione: andare a svuotare delle termocolonne, gli impianti di estrazione dell'energia termica installati sulla superficie dalla NEVEC. Questa è stata l'occasione per imparare a pilotare il Rig, che a differenza delle piccole Vital Suits dei primi due giochi si qui presenta come un vero colosso d'acciaio, tanto che per salire a bordo serve un sistema di fune a molla che ci tira su. Il Rig si pilota con visuale in prima persona dall'interno dell'abitacolo, è molto lento e privo di armamenti visto che si tratta di uno strumento da lavoro: ha però due potenti braccia, una con una mano prensile e l'altra con una trivella, utilizzabili anche per attaccare eventuali nemici. Esco dalla base e mi reco lentamente nel punto indicato dai nav-point (questi presenti anche quando si esplora a piedi, per indicarci sempre dove andare senza che ci perdiamo), finché non posso più procedere con il Rig a causa degli spazi ristretti e devo scendere a terra. Rintraccio le termocolonne da svuotare, ma mi ritrovo prima a combattere con dei feroci Akrid estremamente agili e dall'aspetto vagamente canino che necessitano di un bel po' di bordate di fucile a pompa sul muso prima di morire. Una volta fatti fuori i nemici prelevo l'energia termica ma trovo anche una registrazione audio: una colona dispersa, Diaz, spiega che NEVEC ci sta nascondendo qualcosa e che "non siamo soli". Questo è solo un primo accenno ad un mistero molto più profondo che si dipanerà durante la storia del gioco.
E' ora di tornare alla base, ma una volta risalito sul Rig una comunicazione radio mi avverte che è in arrivo una tempesta di classe Imperiale e che devo subito fare ritorno per stringere dei tiranti che assicurano le strutture della base al suolo del pianeta, per evitare che venga spazzata via. Mi affretto - per quanto la velocità del Rig lo consenta - e trovo i tre tiranti che sistemo con il braccio del Rig per poi rientrare prima dell'arrivo della tempesta. Le tempeste sono un fenomeno ricorrente su EDN III, che influiscono anche con il gameplay: se durante gli spostamenti a bordo del rig veniamo investiti da una di queste, infatti, il mezzo finirà per essere congelato e dovremo scendere all'esterno per sparare alle masse di ghiaccio che lo bloccano prima di poter proseguire. Questo ovviamente ci esporrà alle minacce esterne, delle quali il pianeta è sempre generoso. Durante le mie esplorazioni sono capitato poi anche in mezzo a delle tempeste di massi, che alzano polvere e creano un gran bell'effetto scenico: la riproduzione delle situazioni climatiche di un mondo così alieno ed ostile sembra essere stata molto ben fatta.
Dopo di ciò vengo assegnato ad un'altra missione: piantare una termocolonna in un'area del pianeta nella quale è stata scoperta una sacca di energia termica. Mi ridirigo al Rig, esco dalla base e vado verso il posto designato. Questo inzia a far emergere già uno dei lati negativi di Lost Planet 3, ossia l'abbondanza di tempi morti. E non parlo dei dialoghi, sempre molto piacevoli, ma degli spostamenti tra i vari ambienti della base solo per ottenere una missione e poi recarsi sul posto cun un Rig lentissimo: il tutto non sarebbe neanche così negativo se non ci fossero frequenti e lunghe schermate di caricamento che contribuiscono a spezzare ulteriormente il ritmo. In ogni modo svolgo la missione, durante la quale ho un incontro ravvicinato con un Akrid e mi viene presentata una sorta di sequenza QTE durante la quale devo premere velocemente un tasto del pad per poi muovere un mirino sulla testa dell'animale per poterlo pugnalare più volte fino alla sua morte.
Qui termina la prima ora e mezza di gioco che funge fondamentalmente da introduzione e tutorial, e la narrazione passa di nuovo al racconto di Jim, che spiega alla nipote come le sue prime imprese lo avessero reso estremamente popolare e benvoluto alla base, regalandogli un lungo periodo di fatica e soddisfazione: tutto questo per mantenere la moglie ed il figlio che lo aspettavano sulla Terra. Tutto questo durò almeno per sei mesi, finché qualcosa non cambiò drasticamente la sua permanenza sul pianeta.
L'azione riprende quindi con Jim che, ormai ambientatosi alla base, riceve l'ordine di investigare una torre di comunicazione che sembra essersi improvvisamente guastata, impedendo le comunicazioni con la Terra. Questa si rivela una missione molto più interessante ed elaborata rispetto alle precendenti, con l'esplorazione di diversi tipi di ambiente, numerose fasi all'esterno del Rig ed alcuni scenari di sorprendente bellezza: il design degli ambienti sembra effettivamente essere uno dei punti forti del titolo. Qui ho anche occasione di utilizzare frequentemente il rampino del protagonista, utile per raggiungere aree sopraelevate così come accadeva nel primo LP, anche se lo si può usare in maniera meno libera e solo dove consentito. Dopo diversi scontri con Akrid portati avanti con un sistema di copertura molto simile a quello di Gears of War - compreso un incontro con un insettone gigante piuttosto impegnativo - e la riparazione di diverse strutture necessarie per arrivare in cima al picco sul quale era installata la parabola di comunicazione, faccio appena in tempo a scorgere una figura femminile sparire in lontananza. Sembra che la torre di comunicazione fosse stata sabotata: il mistero s'infittisce. Dopo aver riparato l'antenna faccio ritorno alla base e apprendo una cosa piuttosto interessante: le varie aree di EDN III sono liberamente esplorabili con il Rig, cosa che conferisce un blando tocco open-world al titolo, con la possibilità di andare a svuotare autonomamente le torri termiche quando queste sono piene (allo scopo di ottenere crediti da spendere nei negozi di potenziamento), senza che ci venga ordinato dalla base: inoltre viene introdotto anche un sistema di viaggio veloce che permette di spostarsi più agevolmente tra le varie aree, visto che muoversi con il Rig è piuttosto tedioso. Peccato solo per i caricamenti.
Si torna alla base ed una nuova missione è pronta ad aspettarm: una scienziata dislocata all'esterno non risponde più ai messaggi, e devo capire cosa stia succedendo. Prima di uscire ricevo un miglioramento al rampino, che può ora essere usato anche come carrucola per spostarci tra i cavi tesi tra due aree, e anche il Rig viene equipaggiato con la possibilità di sparare un cavo verso superfici appositamente marcate così da permetterci di raggiungerle velocemente. Mi metto in viaggio e trovo la dottoressa che sta bene, ma che mi assegna un compito: mi fornisce una pistola sequenziatrice di DNA, con la quale posso "taggare" ed estrarre il DNA dagli Akrid per ottenere ulteriori crediti: una nuova attività secondaria per chi volesse altro da fare rispetto alle missioni principali.
Mentre rientro ricevo la richiesta di indagare sui delle strane tracce termiche provenienti da un'area specifica, e una volta arrivato sul posto scopro qualcosa di molto strano: una base NEVEC abbandonata, piena di coloni morti. La cosa è strana perchè quelli alla nostra base dovrebbero essere i primi coloni arrivati su EDN, e teoricamente non dovrebbero esserci altre tracce di civiltà sul pianeta. Che l'azienda ci stia nascondendo qualcosa? Inizio ad esplorare la base, la cui ambientazione tetra e gli Akrid che si nascondono tra le pareti mi ha fatto credere di essere tornato in un episodio di Dead Space, fino ad imbattermi in un Akrid gigantesco che sfonda le finestre di un'area inziando a bersagliarmi e tirandomi contro uova contenenti altri Akrid; sparando all'area rossa sulla sua fronte risco a scacciarlo, ma dovrò incontrarlo ancora due volte prima di affrontare con lui un combattimento finale a bordo del mio Rig. Quando tutto sembra essersi finalmente calmato, Jim ha un brutto incidente e e fa la conoscenza di qualcuno che cambierà per sempre la sua permanenza su EDN III... ma questo dovrete scoprirlo da soli.
Come già detto all'inizio, tutto questo mi ha tenuto impegnato per circa 6 ore ed ho avuto l'impressione di essere arrivato a meno della metà della storia, per cui c'è la speranza che il gioco possa arrivare a durare oltre la dozzina d'ore, una cosa sicuramente gradita. Graficamente il titolo non fa certo gridare al miracolo, questa versione peraltro presenta alcuni problemi di texture popup e cali di frame-rate che spero vengano sistemati nel gioco finale, ma compensa con un impianto artistico davvero valido: personaggi e ambientazioni sono molto ben disegnati, e soprattutto quest'ultimi sono capaci di offrire degli scorci da cartolina. Il problema principale del gioco appare essere per ora il ritmo - spezzato dai tanti tempi morti e caricamenti - e l'azione ordinaria non particolarmente esaltante, che si riduce in fin dei conti ad uno sparatutto non troppo brillante con alcune boss fights altrettanto poco convincenti; dopo la prima ora e mezza di gioco la storia però inizia a decollare ed a diventare molto interessante, per cui il titolo potrebbe avere sicuramente un senso. Prima di giocarlo pensavo fosse un titolo inutile e dimenticabile, mentre ora anche se non ha i lineamenti del capolavoro sembra essere un decente sparatutto fantascientifico sorretto da storia e comparto artistico di ottimo livello e da una buona attenzione per il dettaglio. Anche il doppiaggio italiano appare ben fatto, con voci credibili e ben recitate.
Lost Planet 3 è atteso nei negozi per il 30 agosto: vi rimandiamo a tale data per il nostro giudizio finale sul titolo.
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