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img Lost Planet 3
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Lost Planet 3 - anteprima hands-on

Capcom ci ha invitato a provare i primi 50 minuti e due frenetiche sessioni in multiplayer di Lost Planet 3 in compagnia di Andrew Szymanski, il produttore del gioco. Seguiteci nella nostra anteprima per capire come sarà questo nuovo episodio della serie che ci riporta alle condizioni estreme e imprevedibili del primo titolo.
La storia di Lost Planet 3 si svolge sul pianeta EDN III prima degli eventi del primo gioco, quindi ci troviamo in un prequel nel quale l’ambiente non è stato ancora modificato dagli eventi successivi e si presenta in una forma glaciale durissima. Il periodo è quello dell'inizio della colonizzazione del pianeta da parte della società di costruzioni Neo-Venus o Nevec. Impersoneremo Jim Peyton, un colono che lavora per Nevec ed aiuta come minatore ad estrarre minerali da inviare sula Terra. Per far ciò si avvale di un Mech che in Lost Planet 3 si chiama Utility Rig o più semplicemente Rig. Ma a differenza dei primi due episodi il Rig è molto più grande, tanto che Jim per accedervi ha bisogno di una fune tesa che funziona come una carrucola veloce. Oltre alle dimensioni, un'altra differenza è che il nostro Rig non ha in dotazione armi da fuoco ma può comunque difendersi ed attaccare con un braccio trapanatore ed un braccio artiglio.

Il gioco inizia con una serie di filmati molto ben fatti che hanno lo scopo di immergerci nella storia e farci subito accorgere che il gameplay è decisamente più simile al primo episodio con un'avventura story-driven e in cui sparisce completamente la modalità co-op del secondo episodio. Il personaggio che impersoniamo è anomalo ed antieroico, il viso un po’ triste è contornato da capelli e folta barba rossa. Non è giovane e gli si legge subito in volto la sofferenza di una vita passata a lavorar duro per mantenere una famiglia lontana con cui forse un giorno ricongiungersi. Quando dalle sequenze cinematografiche si passa al controllo del personaggio, è difficile sentirsi un Marcus di GOW ma piuttosto un eroe nostro malgrado. Insomma, sembra che anche nel magico mondo dei videogiochi ci sia resi conto che esiste una umanità fatta da padri che lottano per sfamare la propria famiglia, veri uomini della strada.

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Tutta la prima parte si svolge all’interno di una base ed è composta da scene animate, alcune interazioni e scene di raccordo che ci aiutano ad acquisire i comandi del gioco. Mi sposto da un piano all’altro della base, sino a quando non devo passare in una zona infestata da piccoli Akrid tripodi con IA tendente a zero. Li neutralizzo facilmente con la pistola e questo mi permette di accumulare Energia Termica che viene rilasciata dai nemici morti. L’Energia Termica è la moneta con cui nel gioco potremo ottenere armi, upgrade per il nostro Rig ed altri oggetti. Subito acquisto un pugnale ed un più affidabile shotgun, e con queste poche armi mi avvio verso il mio Rig per la prima vera missione.

Mentre mi muovo all’interno della base raccolgo alcuni audio-log e video-log contenenti dati aggiuntivi sulla storia: questi sono gestibili, così come le armi, gli obiettivi, i bonus e altro ancora tramite un’interfaccia grafica chiamata Job Log. L’interfaccia è una proiezione olografica che viene generata da uno strumento che Jim porta al polso. E’ trasparente ed azzurrina e ricorda tremendamente quella di Dead Space. I movimenti a piedi con telecamera dietro le spalle sono fluidi e la grafica molto curata, così come ottimo appare il doppiaggio in italiano. La base è molto ben disegnata e gli effetti grafici sono degni di un motore che ha spolpato appieno quello che questa generazione di consolle può dare. Procedo con modalità Autosave ed in caso di morte si riparte dal Checkpoint. Non ho notato grandissima interattività con gli ambienti fisici, ma si possono esplorare zone aperte e parlare con vari personaggi.

Finalmente mi consegnano il Rig con alcune istruzioni che mi permettono di capire che in futuro potrò modificarlo a piacimento. Una volta al suo interno si passa ad una visuale in Prima Persona non presente negli altri episodi. Mi muovo quindi all’interno delle caverne facendomi largo a forza tra le stalattiti e schiacciando gli stupidi piccoli Akrid che come mosche mi ronzano intorno. L’obiettivo della missione è ripristinare un impianto termico, e per farlo devo risolvere piccoli puzzle utilizzando le due levette analogiche del controller. Superata questa piccola missione, che in realtà serve per familiarizzare con il Rig, vengo indirizzato a dare supporto ad un colono in difficoltà. Una volta raggiunto lo potrò aiutare solo fuori dal Rig e a questo punto finalmente si comincia a giocare sul serio, non solo perché i nemici sono più duri ma anche perché il Rig è la fonte di energia collegata alla tuta di Jim. Quindi man mano che mi ci allontaneremo a piedi dal Rig perderemo la possibilità di vedere l’interfaccia a schermo con la mappa, la posizione dei nemici e le munizione rimaste. Per la mappa nessun problema, avremo comunque un comando che ci indicherà la direzione, per quanto riguarda invece la posizione dei nemici e le munizioni purtroppo saranno momenti duri. Non solo, il nostro Rig abbandonato diventa facile preda degli Akrid e saremo costretti a ripararlo durante le fasi del combattimento.

E’ proprio quando Jim esce dal suo Rig che si nota il grande cambiamento rispetto ai due precedenti episodi. Gli effetti sonori e le ombre che ci avvertono di presenze pericolose diventano protagonisti nella esplorazione dei cunicoli della base sotterranea. Il gioco a questo punto è fortemente influenzato dalla fantascienza survival horror ed i punti di contatto con Dead Space sono molti.

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Purtroppo la demo single player si ferma proprio a questo punto, ed è il momento di mettere alla prova il multiplayer. Siamo 5 contro 5 in una LAN di 10 console fianco a fianco: da una parte il Team Nevec e dall’altra gli Snow Pirates. Per l’occasione sono abilitate due mappe. Nella prima il Team Nevec dovrà scortare un mezzo blindato sino alla sede dei Pirati che ostacoleranno l’obiettivo cercando di distruggere il mezzo, mentre la seconda è un classico Capture the Flag.
Entrambe le mappe sono graficamente molto belle e ricche di effetti visivi. La modalità multiplayer adotta tutti gli elementi presenti nella storia single player, quindi troviamo differenti fazioni di umani, l’uso dei Rigs, la comparsa di creature Akrid che si interporranno nella sfida tra i 2 team e i differenti ruoli che dovremo svolgere durante la partita dal momento che dovremo alternare i combattimenti con le riparazioni dei mezzi.

La mappa Capture the Flag è frenetica e molto divertente soprattutto perché, mentre nella demo single player non avrvo raggiunto un livello tale da poter aver accesso a molte dotazioni del gioco, qui era da subito disponibile il Rampino. Ed allora l’adrenalina che molti di noi hanno provato usando il Grappling Hook nei mod di Quake ha ripreso a circolare nelle mie vene. Lo schermo si è animato delle tracce colorate dei giocatori che saltavano da una parte all’altra sparando o inseguendo gli avversari. Insomma, una festa del fragging.

Come avrete capito, il multiplayer mi ha dato molte soddisfazioni sia dal punto di vista del disegno delle mappe che dal lato squisitamente ludico. Purtroppo l’aver giocato solo la prima ora di Lost Planet 3 non mi permette di dare una valutazione completa sul coinvolgimento del gameplay, che mi ha lasciato l’impressione che il meglio dovesse ancora venire. Graficamente mi è piaciuto molto ma rimando un giudizio più completo alla recensione del gioco, con l’augurio che si riducano i frequenti caricamenti che spero fossero dovuti solo a questa versione demo. Non ci resta che attendere l'uscita del gioco, atteso nei negozi per il 30 agosto.

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