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Enslaved: Odyssey to the West
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Enslaved: Odyssey to the West - Anteprima hands-on

Dopo aver tentato la strada monoformato dapprima con Kung Fu Chaos per la prima Xbox e poi con l'esclusiva PS3 Heavenly Sword, gli inglesi Ninja Theory si danno allo sviluppo multipiattaforma con il nuovo Enslaved: Odyssey to the West, favola futuristica ricca d'azione e sentimento. Namco Bandai ci ha inviato una versione preliminare del gioco permettendoci di testare il gioco in anteprima: eccovi le nostre impressioni.

Enslaved: Odyssey to the West - Anteprima hands-on


Enslaved: Odyssey to the West è ambientato nel futuro prossimo, tra 150 anni, dopo che un terribile conflitto ha lasciato ovunque solo macerie e palazzi dilaniati, riducendo la popolazione a pochi superstiti. In questo scenario la Terra è dominata da un esecito di robot che attaccano gli esseri umani costringendoli in catene e deportandoli in grosse navi volant: nessuno sa che fine faranno tutte queste persone. Il gioco inizia proprio su una di queste navi di schiavisti, dove sono tenuti prigionieri l'energumeno selvaggio Monkey e l'esile hacker Trip. La prima missione del gioco ci vede cercare di fuggire dalla nave sfruttando un incidente che rischia di farla schiantare al suolo, e ci permette di familiarizzare con le meccaniche base del titolo. Alla fine della rocambolesca fuga i due protagonisti, che non si conoscevano prima d'allora, si trovano a formare un'improbabile coppia: dopo essere svenuto, Monkey viene reso schiavo da Trip grazie ad una fascia frontale che lo obbliga a eseguire tutti i suoi ordini e a proteggerla, visto che la morte della ragazza causerebbe automaticamente anche la fine dello scimmione. Ma Trip non ha cattive intenzioni: vuole solo farsi aiutare da Monkey a tornare al suo villaggio per riunirsi con i suoi cari, dopo di che promette di liberarlo. Inizia così un lungo viaggio che vedrà i due protagonisti numerosi problemi e minacce.

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Ammetto di essere stato piacevolmente sorpreso da Enslaved: Odyssey to the West: il gioco non era tra quelli che aspettavo con maggior impazienza e, dopo aver visto qualche filmato e averlo provato per pochi minuti all'E3, l'avevo classificato come un buon action game senza particolari punti d'eccellenza. Giocandolo a fondo in questi giorni ho dovuto invece ricredermi: sono rimasto colpito dall'ottimo gameplay che fa sembrare il gioco una sorta di mix tra Prince of Persia e Ico, così come dalla bella storia sempre in equilibrio tra l'ironia e il dramma mentre il rapporto tra i due si fa sempre più empatico. Nel gioco controlliamo unicamente Monkey, con lo scopo di aiutare e proteggere Trip lungo i molti livelli che ci verranno proposti: spesso ci verrà richiesto di portarla sulle spalle per attraversare tratti angusti, lanciarla in punti altrimenti irraggiungibili e proteggerla dai numerosi robot che infestano i livelli. Ma la nostra bella compagna non è solo un'inutile zavorra: grazie alle sue doti di hacker è infatti in grado di analizzare il territorio alla ricerca di minacce o vie di fuga, scoprire i punti deboli dei nemici e anche, sotto nostra indicazione, di proiettare ologrammi di breve durata che cattureranno l'attenzione dei nemici mentre Monkey sgattaiola non visto.

Oltre a questa continua interazione tra i due personaggi, c'è ovviamente tanta azione: i combattimenti avvengono principalmente in corpo a corpo con attacchi leggeri, pesanti e relative combinazioni usando come arma l'asta di Monkey, impiegabile in alcuni frangenti anche per sparare dei colpi esplosivi o paralizzanti, munizioni permettendo. Il gioco ci propone inoltre un sistema di avanzamento delle abilità di attacco, difesa, sparo e salute del protagonista per poterlo così migliorare e dotare di nuove capacità man mano che si procede nell'avventura. I combattimenti risultano sempre piuttosto soddisfacenti, compresi quelli contro gli occasionali boss giganti che dovremo sconfiggere usando più il cervello che la forza bruta, mentre l'l'alternanza tra i vari tipi di gameplay aiuta a digerire facilmente un sistema di combattimento non troppo profondo.

Gran parte del gioco non lo passeremo infatti combattendo, ma arrampicandoci tra gli scenari e risolvendo gli enigmi presenti, molti dei quali prevedono l'interazione con Trip per tirare coordinatamente delle leve e azionare diversi meccanismi. Queste fasi ricordano molto il Prince of Persia di Ubisoft e sono molto ben bilanciate con quelle di combattimento, impedendo che il giocatore si stanchi di una o dell'altra attività. Ma non è tutto: alcuni livelli offrono anche la possibilità di utilizzare la "Nuvola" di Monkey, una sorta di piattaforma energetica sulla quale può librarsi e correre per raggiungere aree altrimenti inaccessibili o confrontarsi con nemici particolarmente veloci. Questo si aggiunge al resto del gioco per offrire ancor più varietà.

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Dal punto di vista grafico Enslaved: Odyssey to the West è generalmente molto piacevole con picchi di assoluta eccellenza nelle espressioni facciali dei vari personaggi, spesso molto realistiche e convincenti; le ambientazioni sono ricche di colori vivaci e vanno dalle città invase dalla vegetazione a deserti e discariche di rottami, offrendo spesso dei panorami molto suggestivi. Non è a mio avvisto un titolo che sarà ricordato per le sue doti tecniche nella realizzazione grafica (tranne forse per l'ottima illuminazione), ma la direzione artistica è validissima e tanto basta per farci godere di ottime visuali. Gli sviluppatori hanno peraltro svolto un ottimo lavoro nella caratterizzazione e animazione dei personaggi raggiungendo il top, come già accennato, con un'eccellente espressività dei personaggi nelle scene di intermezzo.

In conclusione, Enslaved: Odyssey to the West è stato davvero una bella sorpresa: da quanto visto finora sembra in grado di soddifare i più esigenti appassionati di action-adventure con una buona varietà d'azione, belle ambientazioni e una storia ben scritta. Vi rimandiamo al 7 ottobre, data di uscita del gioco, per il nostro giudizio finale.

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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