Mortal Kombat visto e provato alla GC 2010
Mortal Kombat visto e provato alla GC 2010
L’obiettivo fondamentale che il team NetherRealm s’è posto per la realizzazione del nuovo Mortal Kombat è quello di riuscire a riproporre l’atmosfera cupa e l’esagerata violenza che resero famoso il capostipite, che nel lontano 1992 riuscì a far tremare i polsi ai videogiocatori di tutto il mondo. Un ritorno alle origini che parte da una fondamentale scelta di gameplay, quella cioè di proporre un picchiaduro che presenti modelli tridimensionali che si muovano però su un piano bidimensionale (esattamente come avviene per Street Fighter IV, per intenderci). Un addio quindi ai tentativi più o meno riusciti di proporre un fighting game “full 3D” ed un ritorno sul battuto sentiero di una gloriosa tradizione.
Naturalmente una rivisitazione del passato in tal senso non sarebbe, da sola, sufficiente a risollevare le sorti di una serie che negli ultimi anni si è trascinata avanti piuttosto stancamente, e alla NetherRealms tale concetto è chiarissimo come chiarissima è la loro volontà di presentare al pubblico un prodotto che riscatti i passi falsi compiuti in passato e che regali uno dei capitoli più impressionanti, divertenti e malati della serie. E questa arcigna volontà colpisce dura come un calcio al fegato quando indimenticati eroi come Scorpion, Sub-Zero e Kung Lao cominciano la loro mortale danza davanti ai nostri attoniti occhi. Il livello grafico raggiunto già in questo momento dello sviluppo è d’assoluto rilievo, sia che si osservino i fantastici modelli dei vari fighter con le loro fluidissime animazioni, sia che lo sguardo si posi sulle ricchissime ed ispiratissime ambientazioni, molte delle quali gradite rivisitazioni di stage presenti nei primi capitoli della saga, come quella ambientata su di un vertiginoso ponte di pietra o quella inserita nel fitto di una foresta stregata.
In ciascuno dei vari livelli mostratici trapela un’attenzione ed una cura del particolare davvero maniacale, palesata da numerosissimi oggetti in movimento sullo schermo che conferiscono al titolo un devastante impatto visivo, arricchito ulteriormente da un eccellente sistema di illuminazione che crea giochi di luci ed ombre che si fondono in maniera estremamente suggestiva con l’ambiente circostante. Dopo la nutrita carrellata di match svolti da uno degli sviluppatori contro la CPU, siamo stati allietati da un truculento clip mostrante le nuove fatality inserite nel gioco, vero biglietto da visita di Mortal Kombat. Grande fantasia anche in tal senso, con picchi di violenza stellari che hanno strappato più di una malsana risata ai presenti. Fantastica ad esempio quella di Kung-Lao, che pianta il suo cappello affilato come un rasoio al suolo e poi lo usa come una sorta di sega circolare sul malcapitato avversario che, trascinato su di esso, viene tagliato a metà; o ancora quella di Jonny Cage, una versione estremizzata della fatality del primo Mortal Kombat nella quale il combattente staccava di netto con un montante la testa dell’avversario, e che ora lo vede infierire ulteriormente sui poveri resti staccandone anche il tronco. Ma la palma d’oro per la miglior finalizzazione va indiscutibilmente ad una supersexy Kitana, che si avvicina con fare estremamente provocante alla vittima e la avvinghia come per baciarla, salvo poi strapparne la testa e cibarsi di essa.
Tutto estremamente promettente insomma, ma le belle notizie non si fermano certo al mero aspetto tecnico. La sua grande fortuna, il suo spazio tra i più grandi picchiaduro di sempre, la serie l’ha guadagnato anche e soprattutto grazie ad una giocabilità eccezionale ed assuefante. Ed è qui che entriamo nel vivo dell’appuntamento, con una prova su strada che mi ha consentito di saggiare in prima persona il reale valore del titolo.
Il feeling con il gioco mi pare subito ottimo e familiare, nonostante l’esecuzione di alcune mosse sia diversa rispetto al passato ed inizialmente stentassi a mettere a segno tecniche degne di questo nome. Dopo qualche minuto però le sono migliorate e, sia io che il giornalista britannico contro il quale giocavo, riusciamo a padroneggiare maggiormente lo snello sistema di controllo basato sull’utilizzo di sei tasti: due per i pugni, due per i calci, uno per la parata più uno per le prese e le proiezioni. Il gioco si rivela veloce, molto veloce, pur non perdendo il dovuto approccio tecnico e strategico necessario ad accaparrarsi la vittoria.
Gli incontri si susseguono frenetici e posso godere maggiormente degli effetti che i colpi producono sui combattenti: lividi, mascelle in frantumi, costumi stracciati ed imbrattati di sangue, cominciano a modificarne l’aspetto mano a mano che il match si sviluppa. Da notare anche la realizzazione degli schizzi di sangue, che colorano di porpora le superfici con le quali vengono in contatto in maniera molto realistica (sempre che si possa definire realistica una “secchiata” di sangue). Sorprendentemente violento e scenografico anche il cosiddetto “attacco X-Ray”, la controparte megaviolenta dell’Ultra Combo di Street Fighter, che vede in questo caso la distruzione interna di ossa ed organi del nostro rivale presentata attraverso una visuale stile “lastra ospedaliera”. Trovata geniale e soprattutto letale, data l’enorme quantità d’energia che si riesce a sottrarre se messa a segno correttamente.
Il tempo passa rapidamente, ed il test si conclude molto prima di quanto avessi voluto, a dimostrare il divertimento che questo prodotto riesce a generare. Prima di abbandonare la sala c’è tempo per alcune domande agli sviluppatori che però, purtroppo, eludono qualsiasi domanda relativa all’esatto roaster dei combattenti, con la lapidaria affermazione: “Qualsiasi elemento presente nei precedenti capitoli POTREBBE essere presente in MK”, facendo quindi riferimento anche alla possibile presenza delle prove di destrezza del primo capitolo sul genere “Test your Might” o “Prove your strenght”. Confermata la possibilità di prendere parte ad incontri due contro due anche sul Live, e confermata pure l’assenza di stili di lotta basati sulle armi bianche, anche se queste potranno essere visibili durante alcune combo. Da sottolineare poi una maggior profondità per ciò che concerne lo story mode, arricchito per l’occasione da numerosi filmati che illustreranno le vicissitudini de nostri eroi nuovamente alle prese con il torneo più letale di sempre.
Null’altro da aggiungere se non che questo incontro ci ha dato ulteriore conferma di quanto sodo il team stia lavorando su questo titolo, e di quanto siano promettenti i frutti che stanno maturando sull’albero cresciuto dalle ceneri di Midway. Un gioco che sembra riuscito a dare una svolta importante al proprio destino e che rischia di diventare un nuovo riferimento nel panorama dei picchiaduro 2D. Ryu, Ken e soci sono ufficialmente avvertiti: la prossima primavera un nuovo temibile sfidante calcherà le scene mondiali e questa volta le ossa ad andare in frantumi potrebbero essere proprio le loro.
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