Recensione - Dragon Age: Origins
Il Gioco
Secoli fa corruzione e avidità portarono ad un lungo periodo di odio e distruzione. Il regno dei nani fu il primo a cadere, ma elfi e umani assieme riuscirono a cacciare il maligno e a ristabilire l'ordine... ora, visto che siamo in tema, mi permetto di parafrasare Gandalf: “Originalità, Tu non puoi passareeeee!”.Incipit scontato a parte, Dragon Age: Origins offre una trama ricca e avvincente. Anzi, più di una. La storia principale infatti s'intreccia con le vicissitudini personali del vostro eroe. Durante la creazione del personaggio potrete scegliere le vostre origini e in base ad esse il gioco prenderà direzioni diverse. E' estremamente raro trovare un game che offre una tale varietà nello sviluppo della narrazione, anche se questo va ovviamente a discapito della componente action e a favore di una buona dose di dialoghi. E' pur vero che spesso potrete ignorare le discussioni con i vari attori, ma così facendo temo che vi perdereste gran parte del divertimento.
Il gioco è esclusivamente single-player, ma non sarete mai soli. Fin dalle prime battute al vostro fianco combatteranno eroi di ogni genere e razza, bestie e animali inclusi. La gestione del party è una componente indispensabile in ogni gioco di ruolo che si rispetti e qui sorgono anche le prime lacune di questa versione consollara. La visuale è sempre in terza persona, appena sopra le spalle dell'eroe. La mancanza di una camera che guardi l'azione da distanza è una grave pecca che spesso rende frustrante se non impossibile individuare la posizione di tutti i membri del party.
Potrete decidere di impersonare qualsiasi elemento del gruppo, mentre gli altri saranno affidati all'intelligenza artificiale che agirà in base ad alcune regole che potrete definire nella scheda del personaggio. Al vostro miglior tiratore, ad esempio, potrete dire di usare l'arco da lontano. Peccato che il più delle volte questi consigli vengano ignorati e vi ritroverete con l'arciere in prima linea contro una ventina di mostri assetati di sangue. Anche il puntamento del bersaglio è un'operazione a volte difficoltosa: il personaggio colpirà chi è davanti a voi, poco importa se in realtà voi volevate prendere quel dannato orco là dietro che vi stava sparando frecce infuocate.
Il combattimento può essere messo in pausa in qualsiasi istante per avere la possibiltà di scegliere la strategia più adatta ad ogni situazione. Gli ordini vengono impartiti con una dashboard circolare non dissimile da quella di Mass Effect. Con questo i programmatori hanno voluto potenziare il fattore tattico affinché non si potesse bollare il gioco come action-RPG. Purtroppo la scomoda gestione dell'interfaccia con il pad e i problemi di interazione con il party inficiano gli sforzi di dare più profondità al gioco. Il gamer frustrato si troverà quindi a poter interpretare solo l'aspetto più hack-n-slash del titolo. Non so quanto questo fosse intenzione di Bioware, in fondo l'utente console forse cerca un gioco più immediato e meno cervellotico. Il problema è che il risultato è un ibrido non sufficentemente action e mancatamente tattico.
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