Recensione - Firewatch
Il Gioco
La vita è un viaggio incredibile, specie se fatto assieme alla persona amata. Spesso ci fa ammirare albe e tramonti meravigliosi e ci riscalda il cuore al calore di un fuoco da campo, mentre sorseggiamo una birra ammirando le stelle al chiaro di luna. Ma talvolta il viaggio si fa tortuoso, attraverso sentieri scoscesi e sconnessi che ci costringono a separarci e trovare percorsi alternativi per evitare di essere feriti dai rovi o di cadere nei burroni che si nascondono infidi tra le sterpaglie. Per qualcuno il viaggio della vita è però un percorso da affrontare in solitaria, lontano da amici e da affetti, deliberatamente lasciati indietro per non pensare, per fuggire dall’indistinguibile brusìo della folla. Per Henry è proprio così: lui, un nerboruto e loquace bevitore del Colorado che per un chissà quale colpo di fortuna una sera incontra lei, Julia, una dolce ragazza in un bar. E come succede nei film, quell’approccio maldestro in stile o la va o la spacca diventa il grande amore della vita, quello che ti fa comprare casa, che ti fa adottare un cane e ti fa cominciare a pianificare la nascita di un figlio, quell’amore con la "a" maiuscola che ti fa mettere la testa a posto. Poi però la vita cambia inspiegabilmente umore e tira fuori dal suo enorme mazzo la carta sbagliata, la Luna Nera dei tarocchi, per cui la luce diventa oscurità e tutto quello che finora aveva funzionato a meraviglia, crolla inesorabilmente come un castello di sabbia alla mercé del maestrale. La cosa peggiore di quando ami una persona cara è vederla sfiorire davanti ai tuoi occhi giorno dopo giorno, divorata lentamente da un essere invisibile che quotidianamente te ne priva di un briciolo senza che tu possa fare nulla per impedirlo. Per Henry e Julia l’uomo nero esiste davvero e ha le sembianze imperscrutabili del morbo di Alzheimer di cui lei è affetta. Un male implacacabile e inarrestabile, che divora la mente e i ricordi delle sue impotenti vittime, tanto da rendere persino Julia, una ricercatrice universitaria, incapace di badare a sé stessa e di riconoscere le persone care attorno a lei, compreso suo marito. Nonostante le belle promesse della terapia, Henry non ce la fa più e scappa da tutto e tutti, rispondendo d’istinto a un’inserzione di lavoro estivo come guardia forestale. Parte quindi per il Wyoming lasciando la sua amata Julia alle cure dei duoi genitori.Con questa struggente premessa comincia il nostro viaggio verso la riserva naturale di Yellowstone, vissuto in prima persona attraverso gli occhi di Henry che, dopo aver fatto i bagagli, caricato il furgone e fatto il pieno di benzina, decide di darsi letteralmente alla macchia, seppur con la morte nel cuore, per sfuggire da codardo a quel peso insostenibile. O quantomeno per provare disperatamente a farlo.
MX Video - Firewatch
All’inizio dell’avventura, il nostro lento incedere verso l’enorme torre di guardia nel bel mezzo della riserva naturale alla luce del tramonto è intervallato da un sunto della vita di Henry, raccontato mediante una sequenza di schermate testuali con cui possiamo interagire decidendo le scelte morali più o meno importanti compiute da Henry in passato, in modo da delineare il suo carattere. Il titolo ci chiede ad esempio di scegliere il nome del cane adottato da Henry e Julia oppure il tipo di reazione - più o meno violenta - avuta da quest’ultimo durante una lite con sua moglie. Una volta lasciato alle spalle il passato e saliti sull’imponente torre di guardia, nostra nuova dimora nel parco, facciamo la conoscenza via radio di Delilah, guardaboschi veterana che opera su una differente torre situata in una distante zona del parco. La sardonica Delilah, dopo aver ironizzato non poco sulla nostra poca esperienza nel settore e sulla nostra forma fisica, ci dà i primi ragguagli sull’attrezzatura da usare, spiegandoci come muoverci all’interno del parco nazionale per svolgere le nostre mansioni quotidiane. Superato l’impatto iniziale di essere immersi nella natura più selvaggia, il nostro impiego di guardia forestale inizia ufficialmente la mattina seguente e vede muoverci all’interno dell’enorme parco nazionale, muniti di bussola e mappa per orientarci. All’inizio l’orientamento è piuttosto ostico, specie se si è pigramente abituati come me ad affrontare l’esplorazione videoludica aiutati da indicatori in realtà aumentata che segnano costantemente il percorso corretto. In Firewatch invece gli indicatori potete pure scordarveli: se sbagliate strada (e la cosa capiterà spesso, credetemi, soprattutto all’inizio dell’avventura) dovrete necessariamente armarvi di pazienza e orientarvi mappa e bussola alla mano. Per fortuna possiamo contare sull'aiuto di Delilah, che oltre a tenerci costantemente compagnia alla radio durante le nostre lunghissime camminate, ci darà anche qualche consiglio utile a orientarci, suggerendoci di seguire percorsi specifici.
Le nostre mansioni non sono mai troppo difficili da portare a termine, del resto chi vuoi che venga a creare guai in una riserva naturale? Magari giusto un gruppetto di ragazzini che viene a farsi un bagno di troppo, bere birra e accendere fuochi da campo in zone vietate. Nulla di impossibile per il buon Henry. Per cui i giorni diventano settimane e le settimane diventano mesi, tutti scanditi dalla voce di Delilah che instaura col protagonista un rapporto sempre più intimo e confidenziale, arrivando anche a raccontargli eventi molto personali della sua vita. La qualità del nostro legame con la donna siamo invece noi a deciderla, scegliendo se intavolare con lei un rapporto platonico e ricambiare le sue attenzioni o restare professionali e distaccati. Il titolo ci dà facoltà di parlare costantemente con Delilah alla radio, rispondendo alle sue domande e riportando gli avvistamenti all’interno del parco durante le nostre scarpinate. Per manovrare il nostro walkie-talkie infatti, dobbiamo agire sul grilletto sinistro per armare il pulsante di trasmissione e con il grilletto destro invece scegliamo il tipo di risposta - più o meno cortese - che riteniamo più adatta. Volendo possiamo anche decidere di ignorarla del tutto dato che, nella maggior parte dei casi, la permanenza delle risposte possibili su schermo è delimitata da un indicatore che, una volta esauritosi, decreta la nostra mancata risposta. Inutile dire che la cosa non le farà affatto piacere, ma resta comunque una sfiziosa e crudele dinamica di gioco che può essere praticata.
Ma se pensate che la vita del guardaboschi sia solo camminate e chiacchierate alla radio, però, siete in errore. Infatti, col passare dei giorni le cose alla riserva iniziano a farsi serie, a cominciare dal ritrovamento di alcune note dal contenuto un po’ sinistro, scritte da una precedente guardia forestale che ha presidiato il territorio prima dell’arrivo di Henry e dalla misteriosa scomparsa di un ragazzino. Dulcis in fundo, una buona fetta del parco è interdetta da un reticolato invalicabile che ne impedisce l’accesso e nessuno, nemmeno la veterana Delilah, ne conosce la ragione. E poi quell’inesplicabile sensazione di non essere soli e di essere costantemente ascoltati non se ne vuole proprio andare. Ma qui mi fermo, perché il resto dovrete scoprirlo voi.
Il titolo si compone di poche meccaniche di gameplay che ci permettono di interagire con gli altrettanto pochi elementi che popolano i vari scenari. Tra tutte ovviamente spiccano le interminabili camminate mappa e bussola alla mano, e le numerose chiacchierate di Henry alla radio con Delilah. Nonostante i colpi di scena non manchino, Firewatch non deve essere frainteso: chi si aspetta una storia incalzante ricca di pathos o eventi rocamboleschi rimarrà molto deluso, perché Firewatch ci racconta una storia come tante, fatta di gioie incontenibili e di aspre delusioni, di sentimenti e di emozioni assolutamente personali e ci fa riflettere su come la vita talvolta ci prepari un banchetto sontuoso per poi rovesciare tutte le pietanze in terra, lasciandoci sgomenti. Il titolo non ci mette ai comandi di un eroe, bensì di un uomo comune all’apice dei suoi fallimenti e della sua sofferenza, chiamato a rivalutare la sua vita in un viaggio solitario, consapevole di camminare su un sentiero sconnesso in cui rischia di lasciare indietro per sempre la persona a cui tiene di più.
Amore
La bellezza di Yellowstone
- Il comparto artistico del gioco è piacevole e molto ben realizzato. Nonostante il suo aspetto da cartoon, Firewatch offre degli stacchi visivi eccezionali, ricchi di colori e profondità. Anche il comparto audio non è da meno: centellinando i brani musicali e privilegiando invece gli effetti sonori, immerge il giocatore negli ambienti lussureggianti e solitari con il soffio dei venti e i versi della fauna selvatica al riparo tra le fronde degli alberi. La ricostruzione sonora è certosina, peccato solo si percepisca la poca varietà di specie animali presenti nelle vaste zone del gioco, popolate solo di qualche blando uccellino o qualche insetto avventore che svolazza qua e là. Il team di sviluppo ha riposto grande cura nell’ambientazione e nella libertà di movimento del protagonista, riuscendo anche a celare abilmente le barriere invalicabili dello scenario e i muri invisibili che delimitano le aree calpestabili.Una trama ben narrata
- Quella che ci viene raccontata in Firewatch è una storia comune e dannatamente umana, in primis grazie ad una scrittura di dialoghi e personaggi assolutamente splendida e verosimile. Non ci sono sparatorie, né inseguimenti, né tantomeno eroi da impersonare, c’è solo Henry, con le sue angosce e le sue paure e il suo grande amore che improvvisamente si è tramutato in qualcosa da cui scappare lontano. Sta a noi decidere le sorti di questa storia e la cosa non è affatto facile.Modalità bonus
- La versione Xbox One di Firewatch comprende anche due bonus realizzati appositamente dal team di sviluppo: una modalità free roaming, in cui possiamo visitare la riserva naturale senza essere vincolati dagli eventi e dal ciclo giorno/notte imposti dalle missioni della trama principale, e una modalità chiamata Audio Tour, in cui possiamo ascoltare il commento del team alla realizzazione del gioco.Odio
Frame-rate zoppicante
- Il difetto più grave da imputare a Firewatch è senz’altro la qualità del suo frame-rate incerto che genera costantemente delle interruzioni di fluidità delle immagini su schermo. Non un dramma nel complesso, ben inteso, ma comunque un problema tecnico che si fa sentire fin troppo spesso.Mancata localizzazione
- Come per altri titoli indipendenti, anche Firewatch non è localizzato in italiano né per quanto concerne il doppiaggio, né tantomeno per i sottotitoli, presenti esclusivamente in lingua inglese. Un grande difetto che purtroppo costringerà tutti i non anglofoni a stare ben alla larga da questa esperienza videoludica così interessate. Infatti in Firewatch si parla tanto, forse anche troppo, e il linguaggio utilizzato dai personaggi è spesso colloquiale e in alcune parti richiede una conoscenza dell’inglese più che scolastica.Tiriamo le somme
Se mi chiedeste a bruciapelo se Firewatch mi sia piaciuto o meno, per me sarebbe molto difficile rispondere con un si o un no. Firewatch è un racconto umano e tristemente comune che vi farà percorrere per circa 3-4 ore il sentiero solitario di Henry, un uomo nerboruto e possente ma dall’animo fragile come il vetro che, anziché affrontare il mostro che lo bracca, decide semplicemente di scappare via. Con una componente ludica ridotta all’osso, devota per lo più a lunghe passeggiate e innumerevoli chiacchierate alla radio, Firewatch è più un racconto interattivo che un gioco in senso stretto, nonostante sia munito di un comparto artistico affascinate e evocativo a cui si accompagna una realizzazione sonora di ottimo livello. Un titolo che fallisce solo per via di un frame-rate zoppicante e della mancata localizzazione italiana, ma comunque interessante e molto ben scritto, per quanto assolutamente inadatto a chi cerca un intrattenimento ludico più votato all’azione. 8.5Recensione realizzata grazie al supporto di Campo Santo e Xbox.
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