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Wolfenstein: The Old Blood
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Recensione - Wolfenstein: The Old BloodXbox OneGame

Bethesda e Machine Games tornano nel mondo di William "B.J." Blazkowicz con Wolfenstein: The Old Blood, espansione stand-alone di The New Order che funge da prequel alla storia del gioco originale immergendoci in una trama dalle forti tinte paranormali. Scopriamo insieme se il gioco meriti le attenzioni dei fan della serie.

Il Gioco

Wolfenstein: The Old Blood ci vede tornare nei panni del buon B.J. Blazkowicz in una storia che ha luogo prima di Wolfenstein: The New Order; siamo nel 1946 e gli alleati stanno perdendo la guerra a causa dei progressi tecnologici fatti negli armamenti dal regime di Hitler. Proprio per questa ragione l’asse atlantico cerca, con azioni di spionaggio, di carpire i segreti di una così repentina e clamorosa evoluzione degli armamenti nazisti. E qui entra in gioco il nostro protagonista mascellone, mandato ad infiltrarsi insieme ad un suo commilitone nel castello di Wolfenstein alla ricerca di informazioni relative alla posizione del castello di Deathshead, dove sembra siano in atto degli studi per dotare le forze nemiche di un'arma potentissima. Dopo varie vicissitudini all’interno del tenebroso castello con fasi anche drammatiche, l’azione si sposta nella vicina cittadina alla ricerca di una folle archeologa nazista che tenta di riesumare alcuni dei peggiori e potenti mostri dell’epoca nordica con conseguenze inimmaginabili sulla città e sui suoi stessi soldati. Nonostante la sua apparente semplicità e banalità, la narrazione è comunque costellata da momenti e azioni che contribuiscono a tenere alto l’interesse per le sorti di B.J. e dei suoi alleati; novità di questo episodio rispetto al precendente è inoltre la presenza di veri nazi-zombi, frutto delle incursioni del Reich nel mondo del paranormale.

I menu del gioco seguono lo stile essenziale del titolo originale con i livelli di difficoltà che, come da tradizione, spaziano dal facilissimo “Posso giocare, papà?” passando per “Sono il mietitore” fino all'arduo “MEIN LEBEN!”, conditi da immagini del nostro eroe che vanno rispettivamente dal poppante allo scheletro passando per volti ed espressioni coerenti col livello di difficoltà. E come per il titolo originale, anche in Wolfenstein: The Old Blood la componente da FPS puro è miscelata a quelle stealth e strategica in modo da non risultare eccessivamente monotono. Immancabile la ricca dotazione di armi, dalla pistola con silenziatore al fucile di precisione o quello a canne mozze, ancora una volta con la possibilità di usarne anche una per mano così da inondare con una pioggia di fuoco i malcapitati soldati del Reich. E come da tradizione del franchise, oltre al livello di energia vitale ripristinabile mangiando ogni cosa che trovate nel vostro percorso, il secondo indicatore è l’armatura che viene potenziata fino alla piena efficienza raccogliendo oggetti di metallo come gli elmetti dei soldati o le armature dei supersoldati una volta uccisi.

Per completare l’operazione nostalgia, Machine Games ha inserito la possibilità di rigiocare 3 livelli dell’originale Wolfestein 3D all’interno del gioco. Ai teenegers di oggi dirà veramente poco, ma ai giocatori con decine di primavere alle spalle questo non potrà che invadere il cuore di nostalgia e ingorda voglia di rivivere nuovamente quelle situazioni ed emozioni dei pionieristici primi anni di videogiochi per PC.

L’avventura si articola in nove capitoli completabili in circa 6-7 ore; una volta terminata la storia è possibile rigiocare singolarmente ogni capitolo oppure cimentrci nelle sfide: qui ci viene richiesto di affrontare parti dei vari capitoli cercando di effettuare il miglior punteggio nel minor tempo possibile. I punti sono dati dall’uccisione dei soldati tedeschi e dalla modalità di uccisione, oltre al tempo rimanente al termine della sfida. Si tratta di una simpatica modalità che vi permette peraltro di confrontare i punteggi con gli avversari sparsi in tutto il mondo per decretare chi sia il più abile.

Amore

Non solo piombo

- I crucchi che stanno vincendo la guerra sparano dannatamente bene e non sarà certo caricando a testa basta che si riuscirà a sopravvivere alle situazioni più complesse. E' necessario usare un minimo di strategia e di tecniche stealth per evitare di trovarci con nemici che sparano (e bene) da tutte le parti e che difficilmente vorranno farci sopravvivere. Questo abile mix di azione, stealth e strategia rende il gioco sempre coinvolgente e vivo, evitando la continua e furiosa tempesta di piombo.

Quando si dice fare a pezzi il nemico

- Quando le armi iniziano a farsi interessanti apprezzerete il sistema di danni (mortali) che potete infliggere all’avversario. Sparando con il fucile a canne mozze al braccio dello sfortunato soldato che vi si para davanti, lo vedrete accasciarci a terra con un moncone al posto dell’arto. E gli arti non sono l’unica parte del corpo che viene letteralmente polverizzata dalla violenza delle armi: l’effetto è crudelmente gradevole.

Odio

Zombie everywhere

- Sebbene non completamente fuori posto nella storia, in particolare nella seconda parte, gli zombie sono comunque un motivo di omologazione ad una moda che spero sia passeggera. Sparare a questi resti umani semoventi non
è molto divertente visto che l’unica cosa di cui ha bisogno il nostro eroe è la giusta quantità di colpi nell’arma più adatta. Un soldato nazista è molto meglio, perché cerca un riparo e spara mirando con cura.

Tiriamo le somme

MachineGames ci ripropone la già ottima ricetta del titolo precedente narrandoci una nuova storia coinvolgente e dai contorni maggiormente occulti; il tutto si completa nel giro di 6-7 ore, ma il prezzo di 19,99 Euro è sicuramente adeguato; se avete apprezzato The New Order e bramate tornare nei panni di B.J. Blazkowicz, è sicuramente un acquisto consigliato.
8.3

Recensione realizzata grazie al supporto di Bethesda e Xbox.


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L'autore

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Nato nel 72, cresciuto ad insalate di matematica e libri di cibernetica non poteva che sviluppare una naturale inclinazione verso tutto quello che è tecnologia. Ha iniziato a giocare a Radar Rat Race sul Vic-20, a International Soccer su C64 e da quel momento in poi non ha mai tradito la sua passione, passando per quasi tutte le piattaforme di gioco e finendo ancor oggi per consumare tutto il suo tempo libero tra hobby e lavoro. Sperando che prima o poi coincidano perfettamente: ci siamo quasi.

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