Recensione - Resident Evil
Il Gioco
Prima di iniziare questa recensione voglio fare outing: non ho mai giocato al primo Resident Evil. O meglio, il gioco ce l’ho sempre avuto ed è ancora conservato con cura nella mia collezione insieme agli altri capitoli della saga, tuttavia ho sempre avuto un rapporto abbastanza conflittuale con questa serie. Il motivo è molto semplice in realtà: quando vidi per la prima volta Resident Evil a casa di un amico era il 1996, e avevo solo 5 anni: la scena del primo zombie che mangia il cadavere di Brad Vickers mi ha letteralmente traumatizzato, e anche a distanza di anni confesso che una parte di me continua ad essere “infastidita” dal gioco, tanto che anche gli altri capitoli della saga li ho giocati quasi controvoglia e solo per “obbligo” verso quello che, oggettivamente, è stato un tassello fondamentale nel genere survival horror. Bene o male li ho quindi provati tutti, ma non il primo. Almeno fino ad ora.Quando mi è stato proposto di occuparmi della recensione del gioco non nego che all’inizio ho pensato di rifiutare e lasciarla a qualcun altro, tuttavia con il senno di poi devo ammettere di essere contento di aver accettato. Ho preso questa recensione come una sorta di “sfida personale” con me stesso, e di recuperare finalmente un pezzo di storia che mi mancava. E dire che di occasioni ne ho avute parecchie: il primo remake di Resident Evil infatti risale al 2002 su GameCube con il titolo Rebirth (ed è proprio questa l'edizione che è stata rimasterizzata, di nuovo, in Resident Evil), mentre nel 2006 è stato convertito anche per Nintendo DS, approdando infine nel 2009 su Wii. I poveri Chris Redfield e Jill Valentine sembrano quindi costretti a rivivere ciclicamente l'orrore di villa Spencer e i suoi terribili segreti... un po' confesso che mi fanno veramente pena. Non intendo comunque anticipare nulla della trama, sia perché immagino che molti di coloro che vorranno acquistare il gioco siano fan di vecchia data che conoscono a memoria ogni scena, sia perché così chi (come me) si avvicina al titolo per la prima volta avrà il “piacere” di scoprire per la prima volta tutti gli eventi all'origine della diffusione del Virus-T.
Appena avviato il gioco, dalle impostazioni si possono notare alcune delle principali novità introdotte oltre al miglioramento del comparto grafico (che approfondirò più avanti), ovvero la possibilità di settare il gioco in 4:3 per i più nostalgici oppure in un più moderno 16:9 a tutto schermo. Anche lo schema dei comandi può essere cambiato in qualsiasi momento, passando dalla mappatura classica dell'era PS1 (che richiede quindi l'uso di entrambe le levette analogiche per muovere il personaggio) ad una più attuale, dove movimento e direzione sono affidate unicamente allo stick sinistro, oltre a poter mirare e sparare con i grilletti come nella maggior parte degli sparatutto attuali. Non pensate tuttavia che i nuovi comandi possano rimediare alla storica “legnosità” dei protagonisti: Capcom ha voluto mantenere intatto lo spirito originale, con i movimenti quasi impacciati dei personaggi che, se all'apparenza possono apparire senza senso (e in parte è vero... dei soldati addestrati non riescono a fare una capriola per schivare o non sanno muoversi e sparare nello stesso momento? Seriamente?) in realtà erano progettati apposta per essere parte integrante dell'esperienza, poiché aumentavano il senso di insicurezza e tensione che si aveva nell'affrontare i nemici. Ed è ancora così.
Una volta scelte le impostazioni desiderate è il momento di selezionare la difficoltà con cui affrontare il gioco, che determinerà la resistenza dei nemici, il numero di colpi che possiamo subire e soprattutto la quantità di risorse che si possono trovare, e già a livello normale il loro numero è piuttosto esiguo. Anche la scelta se utilizzare Chris o Jill avrà conseguenze sul gioco: Jill infatti ha 8 preziosi slot per gli oggetti nell'inventario, inoltre è più agile e veloce nei movimenti, mentre Chris è più lento, ha solo 6 slot ma è più forte e resistente. Anche la trama cambia e, nonostante le due storie si incrocino più volte, sarà necessario completarle entrambe per avere un quadro completo. Infine ho trovato la storia di Jill leggermente più semplice, sia per il già citato inventario più ampio (e fidatevi, fa la differenza), sia perché affronta un numero minore di enigmi rispetto al suo compagno di squadra.
Il filmato di apertura mostra già i muscoli di questo remastered HD: eliminati i filmati con attori veri presenti nell'originale del 1996, il lavoro di rifinitura sulle cut-scene con il motore di gioco introdotte e ridoppiate con il remake del 2002 è decisamente buono considerato che si tratta pur sempre di un gioco di 13 anni fa, per cui nonostante i 1080p e 30 fps della versione Xbox One (su old gen la risoluzione invece è di 720p e 30 fps) il gioco tende comunque a sfigurare rispetto alle produzioni odierne. I modelli poligonali dei protagonisti e dei mostri sono comunque ben realizzati e tirati a lucido (specialmente le versioni alternative di Chris e Jill con i costumi della B.S.A.A. di Resident Evil 5), ma ciò che non convince del tutto sono gli scenari. Alcuni di essi sono stati ridisegnati da zero e si nota, mentre altri purtroppo stonano completamente con il resto a causa di texture in bassa risoluzione e fondali piatti, segno forse di un lavoro troppo frettoloso che non ha permesso una cura maggiore di tutti i dettagli. Buono invece il lavoro svolto sugli effetti di luce, con le fiamme delle candele piuttosto realistiche e che proiettano ombre dinamiche.
Ho impiegato circa 9 ore per completare la storia di Jill e altre 10 per quella di Chris entrambe a difficoltà normale, ma considerato che si trattava della mia prima esperienza probabilmente i più esperti potrebbero impiegare anche di meno. La mia sfida personale è quindi (finalmente) conclusa, ma adesso analizziamo pregi e difetti del gioco.
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