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Deadlight

Recensione - DeadlightXbox 360 DigitalGame

Se c'è un tipo di ambientazione che appare intramontabile godendo sempre di grande popolarità in tutti i media, è quella zombesca: in ambito videoludico ne sono testimonianza i molti titoli dedicati ai simpatici non-morti che escono ogni anno. L'ultimo ad arrivare sulle nostre console è Deadlight, Live Arcade degli spagnoli Tequila Works che promette di unire meccaniche da platform game 2D ad ambientazioni stile The Walking Dead.

Il Gioco

L'ex guardiaparchi Randall Wayne è un uomo disperato alla ricerca di sua figlia, in un mondo improvvisamente diventatogli ostile; la sua vita scorreva normale quando dall'Europa iniziarono a giungere le prime notizie di una strana malattia che stava mietendo molte vittime. Col passare del tempo l'infezione si è espansa sempre più fino a portare ad una quarantena su tutto il Vecchio Continente, ma questo non ha impedito all'orrore di raggiungere anche l'America: gli esseri umani muoiono risvegliandosi sotto forma di esseri in decomposizione e affamati unicamente di carne umana. Questo ha portato velocemente ad una situazione di caos, con la caduta della civiltà e la formazione di piccoli gruppi di sopravvissuti. All'inizio di Deadlight troviamo Randall a Seattle, isolato per qualche motivo dal gruppo con il quale stava viaggiando e con cui stava anche la figlia Lydia; il suo unico pensiero è sfuggire alle orde di zombie e rintracciare la figlia.

La nostra avventura inizia all'interno di un capannone industriale abbandonato dove possiamo familiarizzare con le meccaniche del gioco: nonostante l'ambientazione potrebbe far pensare ad un titolo più improntato sulla componente sparatutto/action, ci troviamo basilarmente di fronte ad un classico platform game a scorrimento, dalla struttura lineare e con vaghe reminiscenze alla Prince of Persia, basato anche sulla risoluzione di enigmi per procedere nei livelli e condito da un pizzico di meccaniche survival. La visuale laterale ci permette di muoverci solo a destra e sinistra, correre, saltare ed interagire con gli oggetti che incontriamo di tanto in tanto. Le ambientazioni, che spaziano tra fabbriche abbandonate, campagne, sobborghi di periferia, palazzi di città e qualcuna più caratteristica ed originale che evito di anticiparvi, sono costantemente infestate da zombie (o Ombre, come le chiama Randall); il nostro scopo non sarà tanto confrontarci con loro ma cercare di evitarli progredendo nei livelli senza farci sopraffarre. Per fare ciò possiamo sfruttare l'ambiente a nostro vantaggio, ad esempio arrampicandoci su automobili e altre strutture irraggiungibili dagli impacciati esseri, oppure sfruttando meccanismi come casse sospese da far cadere sui malcapitati oppure botole e voragini in cui indurli a cadere. Gli zombie non sono noti per avere un gran cervello, per cui basta urlare e fare un po' di rumore per attirarli nella nostra direzione dopo aver preparato la nostra trappola, oppure semplicemente per farli accalcare tutti sotto un camion sul quale ci siamo arrampicati per poter così saltare oltre il gruppo e scappare indisturbati. Non manca comunque l'occasione di fracassare qualche teschio di non-morto: di tanto in tanto potremo utilizzare un'ascia, lenta ma efficace, o delle armi da fuoco ma sempre a corto di proiettili; in questo caso si utilizza lo stick destro per mirare, un po' come accadeva in Shadow Complex.

L'esperienza di gioco è pilotata da una storia di sottofondo narrata attraverso delle tavole di fumetto, divisa in tre atti ognuno dei quali composti da più capitoli; completare il tutto vi richiederà tra le quattro e le cinque ore, ma per gli amanti del collezionismo il gioco presenta numerosi oggetti da trovare molti dei quali nascosti in aree segrete, offrendoci quindi uno stimolo per soffermarci ad esplorare accuratamente ogni zona prima di proseguire nell'avventura.

Amore

La bellezza della devastazione

- Deadlight è probabilmente uno dei giochi visivamente più belli su Live Arcade: anche se il gameplay segue un binario bidimensionale, gli scenari sono tutti resi in 3D e capaci di offrire un'ottima sensazione di profondità, pieni zeppi di dettagli e soprattutto con un superbo design artistico: raggi di luce che penetrano dalle assi in fondo ad un muro mentre gli zombie cercano di scardinarle, panorami desolati e dominati unicamente dalle silhouette dei non-morti erranti o anche scene oniriche in cui Randall rivive parti del suo passato, sono tutte una gioia per gli occhi e formano un affresco molto bello da vedere, tanto da farsi assolutamente perdonare la presenza di un aliasing forse un po' troppo marcato. Anche le animazioni di protagonista e nemici sono tutte molto ben realizzate e ricche di varianti, rendendo il tutto ancor più piacevole per gli occhi.

Corri Randall, corri!

- Per la maggior parte del gioco si procede lentamente e cauti per non finire in mano agli zombie o non fare passi falsi (il gioco è basato molto su meccaniche trial & error), ma ogni tanto il menu varia proponendoci delle sessioni in cui non dobbiamo far altro che correre sprintando come matti evitando i nemici, saltando di tetto in tetto, scivolando e così via. In questi momenti il gioco si trasforma quasi in una sorta di Mirror's Edge 2D, come la versione per iOS del famoso titolo di DICE, con un ritmo freneticissimo e poco tempo per pensare tra un salto e l'altro. Sorprendente e inaspettato.

Meccaniche platform

- Molto buona l'implementazione del gameplay platform: arrampicarsi, effettuare doppi salti sui muri, infilarsi in cunicoli, saltare da una piattaforma all'altra evitando gli zombie sono tutte azioni realizzate in maniera convincente e con ottime animazioni, capaci di riportare alla memoria titoli del passato come il già citato PoP classico o il capolavoro di Delphine Software Another World.

Odio

Storia banale, bucata e già vista

- La storia di Deadlight purtroppo non riesce a convincere, offrendoci una trama piuttosto banale e dal forte sapore di già visto: alcuni particolari e scene sembrano presi di peso da The Walking Dead, mentre altri elementi rimangono inspiegati fino alla fine. Sembra che gli sviluppatori abbiano preferito pescare alla rinfusa nei più noti cliché del genere piuttosto che sforzarsi di realizzare una storia originale ed interessante.

Level design poco ispirato

- Se dal punto di vista estetico i livelli soddisfano appieno, lo stesso non si può dire per quel che riguarda il loro contributo ludico: risultano infatti fin troppo lineari ed immediati anche quando gli sviluppatori si sono sforzati di renderli più complessi, rendendo l'attraversamento del mondo di gioco più una passeggiata che una vera impresa.

Enigmi da zombie

- Lo stesso dicasi per gli enigmi di cui sono disseminati i livelli, fin troppo elementari e scontati, che si riducono banalmente allo spostare una cassa, tirare una leva, colpire un interruttore con una fionda e poco più. Un vero peccato, perchè con level e puzzle design più ragionati, Deadlight avrebbe potuto spiccare tra i migliori titoli Live Arcade.

Tiriamo le somme

A fronte di splendide visuali, a livello di game design Deadlight non riesce purtroppo a raggiungere le vette toccate da altri suoi illustri colleghi su Live Arcade. Si lascia giocare ed è sicuramente un'esperienza da provare se siete affascinati dalle ambientazioni zombesche, ma avrebbe potuto aspirare a molto di più.
7.8

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L'autore

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Classe '72, dall'animo geek e appassionato da sempre di videogiochi e informatica, nel 2002 è cofondatore di MX. Il sito parte per gioco ma diventa una parte sempre più importante della sua vita insieme a lavoro, famiglia e troppi altri interessi: questo lo costringe a rimandare continuamente i suoi piani di dominio sul mondo.

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