Recensione - Conflict: Global Storm
di
Giovanni Grasso / Shadowlord
P
Caccia ai terroristi!
Un lancio ardito nella giungla colombiana, un agguato ed un giretto in prigione, è questa in sintesi la situazione che si affaccia al giocatore dopo il filmato di apertura. Partire dalla gattabuia non è certo una novità, molti titoli ci hanno propinato la stessa fase iniziale (Arx Fatalis, Enclave, Morrowind). Ritornando alla nostra prigionia dopo una breve colluttazione con il carceriere di turno ci troveremo a scorrazzare allegramente nel carcere. Appena presi in mano i comandi si scopre che sono molto intuitivi e rispecchiano più o meno i canoni di giochi simili: lo spostamento del personaggio è delegato allo stick sinistro mentre il destro, come insegna Halo, si occupa della visuale. I tasti dorsali servono per impartire ordini e per sparare con l’arma equipaggiata, e fanno la loro gradita comparsa i pulsanti per abbassarsi, per accedere all’inventario, per il lancio di una granata. Da segnalare che, come in Morrowind ed Oddworld; Stranger's Wrath, esiste la possibilità di seguire l’azione sia in terza persona sia in prima esattamente come un normale FPS.
Già subito dopo le prime battute di gioco si ha la possibilità di liberare e controllare la propria squadra: a differenza di altri titoli simili, il giocatore potrà passare liberamente da un membro all’altro del proprio team di combattenti, ognuno di essi con le proprie abilità e capiterà infatti che un determinato commilitone possa essere più esperto di un altro nell’utilizzo di certe armi rispetto ad altre. Gli ordini che si possono impartire sono molteplici; potete ordinare alla squadra di dirigersi verso un punto prefissato o attaccare un bersaglio specifico e potete anche chiedere ad un compagno d’armi virtuale di curarvi o curare un altro personaggio. Tutti questi comandi possono essere ritardati, cioè vengono preparati in anticipo ed eseguiti con un semplice tocco di un pulsante quando si è pronti ad agire, in questo modo le imboscate sono più facilmente eseguibili. Ovviamente quando si sarà sul campo di battaglia non sarà così semplice cogliere il nemico in fallo, anzi sarà facile cadere noi stessi vittima di imboscate. La conformazione dei livelli non è troppo lineare e capita spesso di vagare per tutta la mappa cercando di completare le missioni secondarie. Analogamente a giochi simili (Rainbow Six e Ghost Recon), sparare in movimento risulta ostico, per prendere accuratamente la mira bisogna mettersi in ginocchio o addirittura sdraiarsi, tattica indispensabile per chiunque ami il cecchinaggio sfrenato. Utilizzare colpi alla testa con il mirino telescopico o con un arma silenziata dona a fine livello punti bonus, insomma uccidere senza farsi notare paga. Un plauso alle armi: se ne contano a dozzine, pistole, mitragliatrici leggere e pesanti, fucili di precisione, esplosivi: in pratica mancano all’appello solo la sonda anale di Destroy all Humans! ed il fucile al plasma di Doom 3.
L’intelligenza artificiale sembra molto buona, i nemici tendono a fare imboscate e cercare riparo se sono sotto il nostro fuoco di sbarramento, ed a volte tentano la fuga in attesa di rinforzi. Peccato solo per alcuni Rambo improvvisati che si buttano contro noi e il nostro plotone in attesa di una rapida esecuzione. Questi problemi sussistono anche nelle sessioni multiplayer visto che saranno tutte sfide cooperative che si potranno affrontare tramite Xbox Live , semplice system link e split screen. Fra i mezzi offensivi del nemico ricordiamo carri armati, mezzi terrestri ed elicotteri. L’ultimo appunto è l’utilizzo dei nostri veicoli che risulta macchinoso, se non fosse per la loro grande potenza di fuoco passerebbero inosservati da più di un giocatore; infatti mentre si è a bordo della jeep, per esempio, il rischio di venire impallinati è molto alto.
Color of the jungle
A livello tecnico il titolo risulta molto buono, le ambientazioni sono ben ricreate con buon senso artistico. Si passa dagli edifici e altri ambienti chiusi ad ambienti naturali come la giungla tutti ottimamente disegnati. Utilizzare qualche dettaglio in più, comunque, sarebbe stato gradito soprattutto nella realizzazione degli interni e di altri piccoli particolari. I personaggi risultano animati splendidamente, e, nelle sequenze di intermezzo create con il motore del gioco si possono gustare le splendide texture dei propri alter ego digitali, in queste stupendi filmati però si nota una certa legnosità e mancanza di espressione. E' capitato in alcune cut scene che i personaggi non muovessero le labbra dando una brutta impressione ai dialoghi. Da segnalare il buon doppiaggio in italiano, i membri del proprio team comunicano attivamente fra di loro: si avvisano al sopraggiungere del nemico o se sono senza munizioni, per questo motivo si ha la sensazione di appartenere ad una squadra affiatata. Molto buono il sonoro con effetti ben realizzati, radio sparse per i livelli e altre fonti sonore sono ben fatte. Discorso a parte per la musica nel menù iniziale che stona non poco, non che sia brutta ma la melodia dembra molto fuori tema per un titolo del genere. Insomma, se avete un impianto dolby surround il gioco aiuterà a farlo sgranchire un pochino ma non aspettatevi miracoli.
Conflict: Global Storm è un ottimo gioco tattico che darà al giocatore buon filo da torcere. Un più che buono impianto tecnico e una giocabilità ben calibrata sono le armi vincenti del titolo, ma bisogna però ricordarsi che sono in circolazione prodotti migliori come la serie Ghost recon e Rainbow Six che offrono un'esperienza di gioco superiore in tutti i punti di vista. Questo non significa che il titolo sia da buttare via, anzi risulta molto ben fatto pu non essendo un capolavoro.
Ringraziamo DDE per la collaborazione. 7.4
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